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(25 Aprile 2012) Enzo Apicella

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Sulla giornata antifascista del 19 luglio a San Giuliano Terme (PI)

In una San Giuliano blindata centinaia di antifascisti si mobilitano contro il revisionismo storico. I fascisti parlano grazie al cedimento di tutta la sinistra istituzionale

(21 Luglio 2008)

La giornata del 19 luglio 2008 può essere inscritta tra quelle che segneranno la memoria di San Giuliano terme per lo svolgersi di un’importante mobilitazione antifascista, che ha travalicato i confini territoriali, come dimostrato dall’attenzione della stampa nazionale.
Nell’aula del consiglio comunale, per le strade della cittadina termale si sono svolti eventi significativi, che hanno evidenziato localmente un quadro d’insieme esemplificativo dell’agire dei vari soggetti politici nel nuovo contesto, determinato dalle elezioni di aprile 2008.

Di nuovo, come nel caso della Fiera del Libro di Torino, si è usato un testo scritto per tentare di mettere all’angolo le posizioni di una sinistra conseguente, determinata in questo caso a non lasciar cadere una provocazione di chiaro stampo revisionista, ad uso e consumo della destra storica italiana, nell’occasione i fascisti di Alleanza Nazionale.
L’accusa fondamentale, che tentava di minare alla radice la contestazione antifascista a San Giuliano terme, è la presunta volontà di boicottare il diritto “democratico” di presentare il libro “Gli orfani di Salò – Il ’68 nero dei giovani neofascisti dal 1945 al 1951” in un Consiglio comunale che prende il nome da Uliano Martini, partigiano e autore di un quadro lì esposto, che ricorda cinque partigiani impiccati proprio dai repubblichini.
Accusa usata a piene mani dal PD locale, tanto da anticipare il consiglio comunale aperto sui temi dell’antifascismo alla mattina, per lasciare spazio ai fascisti di presentare il libro suddetto al pomeriggio.

Alla presenza di decine di antifascisti, il consiglio comunale mattutino si è aperto - nello sconcerto generale - con una presidenza che vedeva al fianco del Sindaco Panattoni (PD) la rappresentante della casa editrice Mursia e l’autore del libro Antonio Carioti.
Il segnale è stato chiaro, nel solco di un revisionismo storico di “sinistra” inaugurato dall’ex Presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante, precursore della riabilitazione dei “ragazzi” di Salò.
Mursia e Carioti hanno potuto così raddoppiare, in un giorno solo, il risultato mediatico su un’opera di bassa lega, altrimenti destinata ad ingombrare qualche sottoscala della casa editrice.

Le proteste vigorose degli antifascisti, riusciti ad allontanare autore e editore dalla sala, si sono in breve tempo rivolte contro i cinque consiglieri di PRC, PdCI e S.D. i quali, senza consultare i militanti presenti nel Consiglio Comunale, abbandonavano l’aula lasciando il solo consigliere della Rete dei Comunisti a sostenere il peso dello scontro contro tutto il consiglio comunale, favorevole in maniera bipartisan alla presenza pomeridiana dei fascisti.
La motivazione formale dei consiglieri “arcobaleno” per l’abbandono dell’aula – il contingentamento dei tempi d’intervento durante il dibattito – nasconde ben altre verità, ascrivibili ad una distanza siderale di questa rappresentanza istituzionale dalla mobilitazione antifascista, come del resto dimostrato nei giorni precedenti, e ad una volontà di smarcarsi dalla mobilitazione stessa, per timore di possibili incidenti, ritirandosi per l’intera giornata nell’Aventino locale, la sede del PdCI.
Nelle ore più difficili della contestazione, quando per alcune ore la sala del Consiglio Comunale è stata occupata, gli antifascisti hanno chiesto espressamente ai consiglieri “arcobaleno” di rientrare in aula per sostenere l’occupazione stessa e garantire l’incolumità degli occupanti.
Nessuno di loro ha risposto all’appello.

La cronaca delle ore successive è stata quella di una resistenza possibile, con un rapporto di forza di 1 a 10 tra antifascisti e forze dell’ordine e con il solo consigliere comunale della Rete dei Comunisti rimasto nell’aula occupata.

Siamo riusciti a prolungare sino alle 17,30 il presidio del Consiglio Comunale, poi dell’ingresso del Comune e infine della via di fronte.
Costretti con la forza da due cordoni di carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa nella piazza sottostante, ci siamo ricongiunti con alcune centinaia di antifascisti, bloccati da altri cordoni di forze dell’ordine, predisposte ore prima per blindare tutto il territorio circostante.
A quel punto un corteo formato da centinaia di antifascisti locali, giovani sangiulianese e vecchi partigiani della Brigata Garibaldi Nevilio Casarosa – Brigata che agì sui monti pisani -, ha attraversato la cittadina denunciando il vergognoso comportamento della Giunta Panattoni, sostenuta sino ad ora dagli “arcobaleno”.

Alla luce di fatti molto schematicamente descritti (in seguito proporremo un video ed altro materiale fotografico sulla giornata), il 19 luglio sangiulianese è il potenziale inizio di una nuova fase della mobilitazione antifascista sul territorio provinciale, apertasi con un risultato a nostro giudizio molto positivo.

La capacità di sviluppare una mobilitazione in grado di agglutinare decine di militanti provenienti da esperienze, storie e posizioni politiche diverse, la determinazione dimostrata - nonostante l’abbandono delle rappresentanze politiche istituzionali - nella giornata di sabato 19, la partecipazione di centinaia di cittadini alla manifestazione, ci dice delle potenzialità di un’unità costruita dal basso, libera dalle alchimie politiciste che hanno portato alla catastrofe elettorale del 13 e 14 aprile scorso.

La mobilitazione antifascista può e deve divenire un importante elemento di ricomposizione dell’opposizione sociale, politica e culturale sui nostri territori e nel paese, contro due destre (PdL e PD) che si scontrano per la gestione di politiche simili, entrambi filo imperialiste, militariste ed antipopolari.

Il Comitato Unitario Antifascista, scaturito dalla mobilitazione sangiulianese, deve essere mantenuto in vita, rafforzato, valorizzato come strumento collettivo e paritetico utile per l’azione, in un contesto generale e locale che sicuramente richiederà una costante mobilitazione, sorveglianza, controinformazione, contro i tentativi fascisti di occupare spazi sociali aperti da una crisi economica spaventosa.

L’antifascismo del XXI secolo deve raccogliere il grande patrimonio storico resistenziale e post bellico, proiettandolo in fase storico / politica completamente nuova, nella quale la sola memoria è insufficiente a contrastare e a vincere i nuovi rigurgiti fascisti.
Le teste rasate, i reazionari in doppio petto, ce li ritroveremo nelle occupazioni di case, nei quartieri popolari, nei posti di lavoro, a strumentalizzare la sofferenza di una nuova e composita classe lavoratrice, prostrata da una precarietà complessiva imposta dal feroce capitalismo contemporaneo.
Nella temperie di questo conflitto, che è di classe, dovremo sconfiggere la riproposizione di una via d’uscita reazionaria dalla crisi di sistema in atto.
La Rete dei Comunisti si è messa fisicamente a disposizione di questo processo di ricomposizione e di lotta, a San Giuliano Terme come nel paese.

La Rete dei Comunisti – Pisa e S.Giuliano T.

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