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(14 Marzo 2009)
La Telecom ha annunciato 4.000 licenziamenti, ma sappiamo che il numero è soltanto la punta dell’iceberg perché in realtà nei programmi dell’azienda ci sono altre migliaia di esuberi, oltre alle 5.000 lavoratrici e lavoratori già sono stati fatti sparire.
Per anni, l’azienda ha guadagnato profitti enormi. Ora pensa di gestire la crisi facendola pagare integralmente ai lavoratori.
Occorre dire di NO a ogni riduzione di organico e imporre all’azienda altri strumenti per affrontare la crisi, a partire dalla riduzione dell’orario di lavoro. Occorre un piano industriale con il quale garantire il futuro al gruppo e ai lavoratori facendo uscire la Telecom dai giochi e dai disastri della speculazione finanziaria. Occorre regolarizzare tutto il sistema degli appalti mentre va fermato il meccanismo disastroso della terziarizzazione e delle esternalizzazioni.
In sintesi, la Telecom deve finirla di fare le sue scelte industriali sulla base della voracità e degli errori degli azionisti e tornare a essere un patrimonio industriale del paese.
Le 8 ore di sciopero di venerdì 13 marzo devono avviare una fase diversa della vertenza, che faccia partecipare le lavoratrici e i lavoratori della Telecom alle scelte sindacali e che faccia capire all’azienda che un accordo sulle basi dei suoi programmi non è accettabile e verrà respinto.
Partecipiamo allo sciopero del 13 marzo per dire di NO ai licenziamenti – espliciti o comunque mascherati – e per rivendicare un nuovo piano industriale.
LA CRISI DEGLI AZIONISTI E DEI MANAGER TELECOM
NON LA DEVONO PAGARE LE LAVORATRICI E I LAVORATORI
10, marzo 2009
Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale
http://www.rete28aprile.it
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