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La difesa della razza

La difesa della razza

(25 Maggio 2010) Enzo Apicella
Il Guardian ha pubblicato i documenti delle trattative per la vendita di atomiche israeliane al regime razzista del Sudafrica nel 1975

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Clamori dalla Colombia!

(11 Giugno 2009)

02/06 - LA MONARCHIA SPAGNOLA E’ COMPLICE DEL TERRORISMO DI STATO IN COLOMBIA

Nel quadro del governativo e destroide “V Congresso internazionale delle vittime del terrorismo”, promosso dal governo colombiano e da altri settori reazionari di diversi paesi e tenutosi negli ultimi giorni a Medellín, non poteva mancare un degno rappresentante della franchista casata borbona, il principe delle Asturie Filippo.

Costui, erede al trono di una delle più vetuste e criminali monarchie ancora vigenti, si è speso in complimenti e non ha lesinato parole di sostegno al regime mafioso e paramilitare di Alvaro Uribe Vélez.

Filippo, con le trite e ritrite menzogne spesso vomitate dallo stesso re Juan Carlos, ha affermato che “sono assai noti ed internazionalmente riconosciuti i risultati ottenuti dalla Colombia nello sradicamento della violenza...”, e che “la lotta contro il terrorismo, contro il narcotraffico ed a favore dei più solidi principi democratici potrà sempre contare sul sostegno fermo e definito della Spagna”.

Don Felipe dimentica che in Colombia il terrorismo è incarnato dallo Stato e dai suoi paramilitari, il narcotraffico è un business capitalista in cui un ruolo centrale è giocato dalle oligarchie e dai poteri forti (vero famiglia Santos?), e i più solidi principi democratici sono stati sterminati col genocidio dell’Unión Patriotica.

Sfoggiando presunti valori morali che non gli appartengono, Felipe delle Asturie ha inoltre affermato che “non c’è denaro al mondo che sostituisca una vita che è stata strappata, o che risarcisca del tutto le lesioni fisiche o psicologiche prodotte, né la perdita di libertà e sicurezza”. Si riferiva evidentemente alla questione del risarcimento delle vittime, ma anche qui soprassedendo al fatto che il vero vittimario è il regime carnefice di Uribe che i Borboni ammirano ed appoggiano tanto.

In quanto a “valori” e “morale” l’erede al trono di una giurassica dinastia, sempre in prima fila nell’opprimere e neocolonizzare popoli di diverse latitudini (a iniziare da quello basco), non ha il diritto di sputare sentenze e filippiche. Piuttosto, Filippo farebbe meglio a chiedersi fino a che punto sia conveniente andare a braccetto con la cosca mafiosa che governa la Colombia.

04/06 - SACERDOTE COLOMBIANO DENUNCIA AUMENTO DELLE MINACCE NEL PAESE

In merito alle recenti minacce del gruppo paramilitare “/Águilas Negras/” a settori sociali colombiani, Jorge Julio Mejía, sacerdote, direttore del Programma per la Pace del Centro di Ricerca ed Educazione Popolare (CINEP), ha denunciato che nel suo paese continuano “in modo estremamente allarmante le minacce” per mettere a tacere i leader popolari.

Ad una domanda specifica sui gruppi che portano avanti i ricatti, ha chiarito che l'attuale governo non vuole riconoscerne la matrice paramilitare affermando di avere disarmato questi gruppi, anche se in realtà si sono riciclati sotto diverse diciture.

Questo è proprio il caso delle “/Águilas Negras/”, emerse in seguito al cosiddetto processo di “smobilitazione” delle /Autodefensas Unidas de Colombia/ (AUC), che negli anni era arrivato ad essere il gruppo paramilitare più importante e crudele del paese sudamericano.

Dietro la facciata di un presunto “reinserimento civile”, molti di questi efferati criminali hanno continuato a massacrare impunemente, nel quadro di una politica controinsorgente di matrice oligarchica.

Il 27 maggio scorso le “/Águilas Negras/” hanno pubblicato sul loro sito una serie di minacce contro diversi dirigenti popolari, nonché categorie sociali che si muovono in un quadro di marginalità diffusa (prostitute, barboni, piccoli delinquenti, ecc.).

Di fronte a tutto ciò, Mejía ritiene che la paura si sia insinuata come un'arma utile a sottomettere la società colombiana, dal momento che ora non è più necessario uccidere, essendo sufficienti le minacce.

“Abbiamo un sentimento di indignazione etica” per il fatto che “ vogliono controllare questa nostra società mediante il terrore”.

Il sacerdote denuncia che l'intento di questi gruppi paramilitari è che “la gente non reclami i propri diritti; che, ad esempio, gli sfollati non reclamino la restituzione delle loro terre, che non accedano alla giustizia, che non testimonino contro nessuno”.

Ecco la farsa della “smobilitazione” delle AUC: il governo garantisce l'impunità alla maggior parte degli autori dei crimini più indicibili, comminando al più pene lievissime, scontabili agli arresti domiciliari o tramite programmi di reinserimento sociale; intanto i gruppi paramilitari cambiano nome ma certo né i metodi, né le ideologie, e proseguono nella loro opera al servizio dei latifondisti, dell'oligarchia, delle multinazionali e dei politici colombiani. Il presidente Uribe, da sempre colluso con i paramilitari, ha confezionato una legge su misura per i suoi vecchi amici, che non tardano a ricambiargli il favore continuando a minacciare gli oppositori sociali e favorendo le sue campagne elettorali.

07/06 - MINACCE DI MORTE A POLITICI E SINDACALISTI NELLA CITTA' DI BARRANQUILLA

Rappresentanti del Polo Democratico Alternativo e altri dirigenti minacciati di morte nella città di Barranquilla da gruppi di estrema destra, esigono che le autorità pubblichino il nome dell'autore dei pamphlet che sono circolati recentemente a firma di un presunto gruppo autonominatosi “/Águilas Negras gaitanistas/”.

La richiesta arriva, fra gli altri, dai dirigenti del PDA Alfonso Camerano Fuentes e Jesús Humberto Torres, e da rappresentati sindacali, pesantemente minacciati; a quanto afferma il documento presentato alle autorità, “Da martedì 2 giugno 2009, secondo quanto diffuso dalla stampa, esiste una nota informativa del Corpo Tecnico d’Investigazione della magistratura (CTI) con le prove ottenute per il chiarimento di questo gravissimo atto”; i dirigenti minacciati reclamano dunque al governo del distretto di Barranquilla, e particolarmente al Segretario degli Interni Guillermo Polo Carbonel, che nelle prossime ore riveli il contenuto della nota attraverso i media.

Alcune indiscrezioni affermano addirittura che a diffondere il pamphlet sia stato lo stesso giovane sindaco della città, Alex Char Chaljub, un paramilitare dal colletto bianco.

Si ripetono dunque in tutto il Paese le minacce contro dirigenti della sinistra e del movimento operaio e sindacale, a dispetto della tanto sbandierata “Sicurezza Democratica” del presidente Uribe, che non ottiene alcun risultato al di fuori della propaganda di regime, strombazzata dai media oligarchici. Lo stesso Uribe, sempre pronto a ripetere la menzogna secondo cui i gruppi paramilitari sarebbero stati “smobilitati”, che accusa qualunque oppositore di complicità con la guerriglia; infamia, questa, che equivale a mettere una lapide sulla testa di chi poi viene scientificamente ed immancabilmente trucidato dai suoi /paras /di Stato.

09/06 - PIEDAD CORDOBA: “GLI SFOLLATI IN COLOMBIA SONO 4 MILIONI E MEZZO!”

Dal Costa Rica, dove si trova in visita per cercare sostegno nella battaglia per una soluzione politica al pluridecennale conflitto sociale ed armato colombiano, la senatrice Piedad Córdoba ha rivelato che, in Colombia, gli sfollati interni sono ormai 4,5 milioni.

Riferendosi a questa agghiacciante cifra, che fa della Colombia il paese al mondo con il maggior numero di profughi interni (unitamente al Sudan), Piedad ha ricordato che è pari all’intera popolazione del Costa Rica stesso, e che solo negli ultimi sei mesi oltre 200.000 persone sono state cacciate dalle loro case, terre e regioni!

Nonostante il regime oligarchico di Bogotá si ostini a ripetere che lo sfollamento massivo è imputabile all’agire guerrigliero, oscillando tra il non riconoscimento dell’ampiezza e della gravità del fenomeno ed il meschino tentativo di togliere credibilità ai diversi rapporti che ne rendono conto (compreso quello annuale dell’ONU), le cause sono ben altre: la popolazione rurale viene espulsa con la violenza, per mano del paramilitarismo di Stato, da quelle regioni in cui vengono messi in cantiere megaprogetti delle multinazionali, o in cui vi sono risorse strategiche appetibili da sfruttare senza l’interferenza (ossia la presenza) di popolazioni “di troppo”. Per non parlare della storica tendenza all’allargamento /manu militari/ dei latifondi (quasi sempre improduttivi), dinamica che beneficia l’oligarchia, massacra i piccoli contadini e sconquassa il già precario equilibrio ecologico.

La Córdoba, che è anche coordinatrice del movimento /Colombianos por la Paz/ , ha inoltre ribadito da San José la necessità di perseverare nella ricerca di un accordo umanitario di scambio di prigionieri tra le parti belligeranti, osteggiato dal guerrafondaio Uribe. In merito alla liberazione unilaterale del sottufficiale Pablo Moncayo annunciata dalle FARC, in potere delle quali si trova da oltre undici anni, Piedad ha affermato che il processo “è bloccato perché il presidente esige che io esca dalla mediazione”, cosa inaccettabile per le FARC.

Del resto, se da una parte Uribe manda a morire sul campo di battaglia i soldati (quando i suoi figli, arricchitisi illecitamente grazie al padre, non hanno mai fatto un giorno di servizio militare), la cui vita disprezza quando cadono prigionieri dell’insorgenza, dall’altra li usa per terrorizzare e cacciare milioni di innocenti dalle loro terre, privandole di ogni forma di sostentamento.

Associazione Nuova Colombia

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