">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

"Incidenti"

(6 Novembre 2010) Enzo Apicella
Esplode la Eureco di Paderno Dugnano: sette operai feriti, quattro rischiano la vita. In Puglia tre morti sul lavoro nell'ultima settimana

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Di lavoro si muore)

Morti sul lavoro: il danno e la beffa

(26 Giugno 2009)

Mentre si continua giornalmente a morire in silenzio sui posti di lavoro e per il lavoro, in questi giorni i giornali hanno dato grande enfasi ai dati presentati dall’ INAIL alla Camera dei Deputati per il 2008 (1.120 morti), si sottolinea, come per la prima volta dal 1951, cioè dal dopoguerra, i morti scendono sotto 1.200 annui. L’INAIL registra che l’anno si è chiuso con 874.940 infortuni. Fra i 3.266.000 lavoratori stranieri, regolari; assicurati all’INAIL, gli infortuni sono stati 143.561 con un aumento del 2% rispetto al 2007, di cui 180 mortali. Secondo l’INAIL - pur nella drammaticità dei numeri - si è evidenziato un dato che è un “incoraggiante record storico”. Per l’INAIL questo dato è ancora più rilevante perché avvenuto in presenza di un aumento dell’occupazione.
Ma è realmente così? I morti sul lavoro sono veramente diminuiti? Si è veramente invertita la tendenza o si cerca solo di indurre nell’opinione pubblica la percezione che il governo, le istituzioni e gli enti preposti alla sicurezza svolgono correttamente il loro ruolo?

Vediamo nel dettaglio alcuni di questi dati. Prima di tutto, a nostro avviso, non si tiene conto del numero dei posti di lavoro persi, dei lavoratori licenziati, cassintegrati, o dei precari a cui non sono stati rinnovati i contratti. Verso la fine del 2008 erano circa 400.000 i posti di lavoro persi, e nel solo mese di dicembre 2008 la Cassa Integrazione Ordinaria ha registrato un aumento del 525% rispetto al dicembre 2007.
Di tutto questo i commentatori apologeti dei padroni, pagati profumatamente sugli organi di stampa per mentire, non fanno menzione. Nella crisi le condizioni dei vita e lavoro dei proletari e dei lavoratori (italiani e stranieri) vengono duramente colpite e una delle prime spese che i padroni tagliano sono quelle sulla sicurezza.
A fianco alla perdita del posto di lavoro per migliaia di lavoratori, ce ne sono altre migliaia che sono costretti a lavorare a salari più bassi, ritmi più intensi e senza adeguati dispositivi di protezioni individuali e collettivi. Lo stress, la paura di non arrivare a fine mese, la mancanza di adeguate misure antinfortunistiche insieme alle sostanze nocive usate nei processi di produzione e lavorativi, creano costantemente nuove malattie non tabellate e quindi non riconosciute dall’INAIL. Un dato fornito dall’INAIL, e sottovalutato dai media, è quello delle malattie professionali causa di morti diluite nel tempo che sfuggono a qualsiasi conteggio.
Negli ultimi due anni le patologie denunciate all’Inail sono cresciute del + 11% (3.000 casi) e nel 2008 le malattie professionali sono aumentate del 3,2% con 29.704 denunce.
Dai dati emerge chiaramente come gli infortuni colpiscano maggiormente i lavoratori stranieri impiegati nei lavori peggiori, più a rischio, e siano quindi più elevati fra gli stranieri con 44 casi denunciati ogni 1000 occupati contro i 39 degli italiani. Se a questi dati aggiungiamo i lavoratori italiani e stranieri costretti al lavoro nero, si vede come i dati di questa guerra di classe sono in realtà almeno il doppio. I dati sfatano alcuni luoghi comuni, come quello che gli immigrati sono tutti “lazzaroni” e “delinquenti”, anche per effetto del nuovo decreto sicurezza che equipara clandestini a delinquenti, evidenziando come tutti i lavoratori al di là del colore della pelle e della nazionalità, per i “datori di lavoro” sono semplicemente forza-lavoro e spesso carne da macello, fonte di ricchezza per i padroni da immolare sull’altare del profitto.
Viviamo in una società che considera normale e accettabile lo sfruttamento dell’uomo arrivando fino alle estreme conseguenze che degli esseri umani vengano uccisi sul lavoro e di lavoro e non si è mai visto un padrone o un dirigente, responsabili delle morte di migliaia di operai, fare un solo giorno di galera. In Italia su una popolazione carceraria di 63350 persone (il 40% stranieri, pari a 23.350) detenute in 206 carceri, non c’è un solo assassino di lavoratori.
Ora il Decreto Legislativo in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro del governo Berlusconi peggiora ancora di più il Testo Unico del governo Prodi. Con questo decreto si azzera la responsabilità del datore di lavoro e dei suoi dirigenti, arrivando a scaricare sui lavoratori la colpa dell’infortunio sugli stessi lavoratori, aggiungendo al danno la beffa.
Basta morti sul lavoro, il nemico è in casa nostra.

Sesto San Giovanni 26-6-2009

Michele Michelino
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”

Commenti (3)

Ma i dati parlano chiaro

Non entro nel merito delle affermazioni dell'autore della notizia, che tuttavia mi sembra trascurare un dato molto rilevante: nel loro complesso, gli infortuni sul lavoro sono stati 912.410 nel 2007 e 874.940 nel 2008, pertanto con una diminuzione percentuale del 4,1%. A loro volta, gli infortuni mortali sono passati dai 1.207 del 2007 ai 1.120 del 2008, evidenziando così una diminuzione ancora più netta (- 7,2%).

Sarebbe senz'altro bello e desiderabile che le statistiche registrassero il numero "0" alla voce infortuni sul lavoro, ma ovviamente questo non è possibile, perché il rischio è insito in qualunque attività umana ed è ineliminabile.

Però, nel contesto di questo sito, dove appaiono solo articoli iper-critici rispetto a quanto accade in Italia e nel mondo, sarebbe bello ogni tanto dire: le cose migliorano. E qui migliorano oggettivamente, lasciando stare l'ulteriore discorso del merito del miglioramento.

Almeno siamo onesti con i numeri!!!

(30 Giugno 2009)

Francesco

dott.f.calabria@email.it

Diminuzione infortuni oppure no

Effettivamente le statistiche degli infortuni vengono evidenziate nei valori che più si vogliono far notare.
Ad esempio, il numero "provvisorio" è difficile da confrontare con il numero "consolidato" di anni precedenti.
Ma davvero 1200 morti sono un traguardo positivo?
Chi vuole provare a dirlo ai famigliari di chi ha perso la vita per ignoranza, sufficienza, errata valutazione dei pericoli (per non parlare dei datori di lavoro CONSAPEVOLI delle carenze).
Il testo unico ha inasprito in modo non proporzionato le sanzioni, lasciando agli ispettori una fortissima responsabilità decisionale (ma chi tutela gli ispettori? lo sapete che gli obblighi di sicurezza non valgono se non in parte per lo Stato e che il dipendente statale che si infortuna per mancanza di sicurezza dei luoghi di lavoro deve pagarsi le spese mediche extra INAIL?)
Non basta aumentare le sanzioni, è necessaria più chiarezza.
Molti infortuni sono "banali" ( "non si rendevano conto che lavorare in quelle condizioni era CHIARAMENTE pericoloso?").
Il Decreto 81 aveva TROPPI errori e quindi anche chi avrebbe voluto essere a posto non sapeva come fare.
Servono indicazioni tecnologiche CHIARE e non certo i corsi degli organismi paritetici che fanno (o facevano) 16 ore di corso mettendo insieme un macellaio, un giornalaio, un titolare di ditta edile, un fruttivendolo, un idraulico, un titolare di officina dando poi loro l'attestato di esperti in sicurezza in grado di risolvere tutti i problemi della propria azienda.

(7 Agosto 2009)

P.M.

pamma6@yahoo.it

infortuni in diminuzione

E' troppo presto per essere contenti.
I dati del 2008 non sono assolutamente "consolidati" e quindi possono essere soggetti a modifica, perchè l'INAIL ha delle metodologie di registrazione particolari.
E comunque, sia se sono circa 1200 o 1120 o 1114 (già ci sono differenze fra i numeri forniti), provate a complimentarli con le vedove e gli orfani di chi è deceduto.

(7 Agosto 2009)

Paolo

noemail@yahoo.it

6890