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Cantiere Italia

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(17 Novembre 2010) Enzo Apicella
Presentato il report Inail: gli omicidi sul lavoro nel 2009 sono stati 1021

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(Di lavoro si muore)

Giustizia per i morti sul lavoro e di lavoro

(12 Novembre 2009)

Sul lavoro e di lavoro si continua a morire. Nella “civile” Italia c’è in atto una guerra non dichiarata con morti e feriti, le cui vittime sono i lavoratori che escono al mattino per guadagnarsi un tozzo di pane e spesso non tornano più a casa la sera.

Molti benpensanti considerano normale che degli esseri umani perdano la vita o subiscano gravi infortuni sul lavoro con invalidità permanenti. Nell’Italia “democratica” ci sono più morti sul lavoro e di lavoro che in una guerra e i governanti, le istituzioni, cioè la società, al di là delle chiacchiere si preoccupa solo di contenere le perdite entro limiti considerati “accettabili” per non urtare l’opinione pubblica.

Ogni anno 1.300 lavoratori in Italia vengono assassinati sui posti di lavoro o perdono la vita a causa degli infortuni sul lavoro. 4 mila sono le vittime delle malattie professionali. Quasi 5 mila uomini e donne vengono uccisi dall’amianto, e altri 26mila persone muoiono per tumori all’apparato respiratorio, con un incremento nell’ultimo decennio di oltre il 50%; ciò significa più di 36.000 morti all’anno, e questo avviene fra l’indifferenza di associazioni padronali e istituzioni, silenti e complici.

In nome del profitto imprenditori, amministratori pubblici, uomini politici, sindacalisti e - fatto ancor più grave- i vari governi succedutisi negli anni, cioè lo Stato, hanno accettato e continuano a considerare normale che in nome del “progresso” migliaia di lavoratori e le loro famiglie siano distrutte da produzioni di morte e continuino a essere sottoposti al rischio di contrarre malattie derivanti da sostanze cancerogene, com’è stato per l’amianto, il cromo e tante altre ancora.

In particolare - come molti di noi sanno per propria esperienza - l’amianto ha creato e continua a creare gravi danni dal punto di vista umano, sanitario e ambientale, ma questo fatto trova molte resistenze ad essere riconosciuto, sia nei tribunali che da parte degli enti come l’Inail e l’Inps, e cosa ancor più grave, in nome dei costi economici non si eliminano le sostanze cancerogene che continuano ad essere presenti sul territorio e ad uccidere gli esseri umani e la natura .

Spesso i dibattiti sull’argomento sono semplicemente una passerella per uomini politici, sindacalisti e istituzioni per mettersi in mostra o rifarsi una “verginità”e questo è ancora più vero in prossimità delle elezioni. Noi crediamo che la salute vada anteposta a tutto.

Con le nostre lotte, insieme a tanti lavoratori e cittadini, abbiamo contribuito a rompere il muro di omertà e di complicità che in questi anni si era creato a difesa degli interessi delle lobby dell’amianto, portando sul banco degli imputati e in alcuni casi facendo condannare padroni e dirigenti che, pur sapendo della pericolosità di certi materiali, ad esempio l’amianto, hanno condannato a morte intere generazioni di operai. . Non possiamo accettare che profitto, bilanci aziendali o dello stato siano anteposti alla salute e alla vita umana. Non possiamo accettare che tante, troppe vittime e le loro famiglie non abbiano giustizia. Solo partecipando in prima persona, organizzandosi sui propri interessi, a partire dalla salute è possibile creare nel paese un grande movimento che sappia unificare le lotte operaie e popolari nella battaglia per la difesa della salute, contro lo sfruttamento degli esseri umani e la distruzione della natura.

Michele Michelino
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88-Sesto San Giovanni (Mi)

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