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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
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La chiarezza sulla vicenda dell'RSA di Codogno

svela gli intrighi tra sindacati confederali e padroni della sanità pubblica e privata.

(16 Gennaio 2010)

Il trasferimento delle prime 11 ospiti psichiatriche dell'RSA di Codogno al Fatebenefratelli, avvia alla conclusione una vicenda che è stata, fin dall'inizio, la conseguenza di un disegno rispondente ad interessi puramente economici, pensato e realizzato sulle spalle delle stesse ospiti prima e conseguentemente dei lavoratori della struttura.

Questa triste vicenda mette la parola fine alla continuità e mantenimento di un servizio pubblico unico sul territorio, quale quello dell'assistenza agli ammalati psichiatrici, che avrebbe garantito i 12 posti di lavoro persi irreversibilmente e un miglioramento dell'ambiente di vita e di cura delle ospiti.

Questo era il progetto originario per l'RSA di Codogno, in ottemperanza tra l' altro al disposto costituzionale di cui all’articolo 32, che impegna lo stato a farsi carico della salute di tutti i cittadini, in special modo di quelli più sfortunati.

Invece per gli ex operatori dell'RSA si è prospettato una sistemazione temporanea presso le agenzie di lavoro interinale con conseguente allocazione, per alcuni di loro , in luoghi di lavoro a notevole distanza.
Con la decisione della dirigenza dell'ASL di dismettere il servizio di assistenza e cura agli ammalati psichiatrici, la RSA diventava lo strumento per sanare il problema degli esuberi che nel frattempo si erano verificati al Fatebenefratelli, sotto la regia di CGIL, CISL,UIL e CONFSAL.

Il tempo trascorso della lunga trattativa al Fatebenefratelli condotto all'insegna della concertazione e in totale assenza di lotta, ha evidenziato l'inutilità, oltreché la bassezza di tale operazione: non solo non riuscirà a sanare gli esuberi senza costo alcuno per i lavoratori, ma sembra che questi debbano ancora aspettare una risposta chiara e definitiva.

La proposta della cassa integrazione in deroga per evitare gli esuberi è, allo stato, improponibile per mancanza del decreto attuativo.
Qualora fosse varato, i lavoratori rimarrebbero in cassa integrazione presso il Fatebenfratelli con oneri a carico dello stato per l80%, mentre la struttura si accollerebbe solo il restante 20%.

Un bel regalo davvero al privato, una sorta di esproprio al contrario, il quale privato, con una somma ridicola, il 20% dell'intero stipendio, si assicura l'integrale prestazione lavorativa dei cassaintegrati.

Del resto non ci si deve stupire dell'abilità dei nostri sindacati che dopo aver concorso alla chiusura di un servizio pubblico, si adoperano alacremente per favorire il risanamento di una struttura privata, senza garanzie sufficienti, peraltro, per gli stessi lavoratori in esubero.

SLAI COBAS SANITÀ DI LODI

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