">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Cin Cin Cina

Cin Cin Cina

(21 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Obama in visita in Cina parla di diritti umani

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Sanzioni all’Iran, Hillary polso e lusinghe

(17 Febbraio 2010)

Con Hillary Clinton in missione fra i Paesi del Golfo e Netanyahu volato a Mosca il fronte anti iraniano sta attuando la prima mossa del programma sanzioni. Che prevede di convincere Russia e Cina a unirsi al fronte statunitense ed europeo deciso a soffocare l’economia di Teheran tagliandone gran parte dell’import-export. Motivo ufficiale: il famoso piano nucleare iraniano, civile e militare, che l’Occidente vuole nel primo caso controllare, nel secondo impedire. Per farlo efficacemente ha bisogno che le due potenze non s’oppongano alla decisione con un veto o con un proprio “boicottaggio del boicottaggio” mantenendo aperti rapporti politici e affari col governo degli ayatollah. La Russia, ricca di fonti energetiche, non guarda granché al petrolio e tanto meno al gas dell’Iran, è prevalentemente interessata a questioni strategiche e di sicurezza visto che l’intervento Usa e delle truppe Nato in Iraq e Afghanistan anziché controllare la regione continua a renderne tumultuoso i contorni politici.

La Russia fornisce all’Iran tecnologia meccanica e militare e sebbene non abbia più “blocchi” da difendere ricava sempre un indiretto vantaggio dal non avere ai confini l’ennesimo Paese succube dell’ordine mondiale dettato da Washington. La Cina dal Pil recentemente risalito al 9% ha fame d’energia, petrolio e metano iraniani rappresentano un presente proiettato nel futuro, e anche Pechino nell’attuale governo iraniano vede un non allineato ai voleri statunitensi. Quest’ultimi, nonostante la crescente dipendenza finanziaria, tornano a puntare il dito contro la Cina sui temi di diritti civili, pena capitale, libertà del Tibet irritando Wen Jiabao e compagni. Il Segretario di Stato Clinton nel viaggio a est di questi giorni incontrerà anche il Dalai Lama, cosa che indisporrà ulteriormente i cinesi. Ma Hillary ha anche preparato loro un dono: il benestare saudita per forniture di greggio a prezzi allettanti, manna per l’immensa e assetata fabbrica del mondo.

Il regalo è parziale, s’accompagna al passo di diplomazia mercantile con cui la Clinton chiede come contropartita l’assenso della tigre asiatica all’isolamento dell’Iran la cui economia risentirebbe davvero delle sanzioni solo se oltre a Europa e Russia venisse meno il business con Cina e India. Negli ultimi otto anni i fondi di queste nazioni, che come quelli di Mosca realizzano grossi investimenti di tecnologia industriale applicata a vari terreni, compreso quello militare, hanno sostituito i capitali nordamericani. Insomma la partita delle sanzioni potrà avere effetti solo se diventerà globale. Ma egualmente potrebbe innescare effetti boomerang sul Pil di ciascun Paese in una fase claudicante dell’economia mondiale. Inoltre tutti sarebbero danneggiati da eventuali recrudescenze di aumenti del greggio che dai giacimenti iraniani avrebbero un effetto domino sugli altri produttori. In fondo i buoni servigi degli sceicchi sauditi alla manovre al fronte delle sanzioni potrebbero non calmierare il prezzo del barile in panorami di guerra delle merci o dei missili.

Se la soluzione militare contro Teheran è attualmente in un angolo (le affermazioni della Clinton sul timore “dittatura” sono comunque una scudisciata) nell’area continuano i fermenti. Non solo nelle zone dove da anni le potenze occidentali mirano a un controllo, fra l’altro sempre meno raggiungibile, ma nel travagliato cuore del piccolo Medioriente. Nei Territori Occupati, sul confine libanese Israele conserva il cronico stato d’agitazione sempre prossimo a minacce d’aggressione, ultimamente accompagnate a un rilancio degli omicidi mirati dei leader nemici. L’alibi è quello delle forze para iraniane di Hezbollah e Hamas, che nonostante il marchio terroristico sono sempre più inserite nella realtà politica. La prima partecipando al governo libanese e stringendo rapporti col premier Saad Hariri (oltre che con gli alleati Aoun e Jumblatt), la fazione islamica palestinese con crescenti aperture diplomatiche, come dimostra il viaggio degli scorsi giorni in Russia del leader Mechal. Questi ha ribadito la necessità della rappresentanza unitaria e credibile del proprio popolo attraverso le rimandatissime elezioni per riavviare trattative con Israele.

L’ipotesi dell’intellettuale Yehoshua che una ripresa di questo dialogo priverebbe Ahmadinejad di argomenti rivendicativi appartiene a una visione politica ebreocentrica o comunque alla sfera dei propri desideri. L’Iran con o senza questione palestinese, nucleare e sanzioni, e ben oltre il suo premier e le attuali contestazioni interne rappresenta una realtà regionale con cui è impossibile non confrontarsi.

15 febbraio 2010

Enrico Campofreda

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il nuovo ordine mondiale è guerra»

Ultime notizie dell'autore «Enrico Campofreda»

3116