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Madrid - Roma

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(30 Settembre 2012) Enzo Apicella
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IMPONIAMO L’ALT ALLA PRECARIETÀ!

(12 Giugno 2003)

Il 6 giugno il governo ha varato il decreto attuativo della Legge 30/2003 che introduce novità rilevanti sulla regolamentazione del mercato del lavoro.

Il presidente del consiglio Berlusconi e il presidente di Confindustria D’Amato hanno applaudito entusiasticamente, dichiarando che siamo il Paese più flessibile d’Europa.

E’ tutto vero, nel senso che saremo i lavoratori più precari d’Europa.

Padroni, governo e sindacati di comodo ci vogliono sempre più precari e senza diritti.

Il nuovo decreto prevede:
- Il lavoro a chiamata: in cambio di una modesta indennità, devi essere disponibile in qualsiasi momento a correre alla chiamata del padrone e vieni pagato solo per il periodo in cui hai realmente lavorato;
- Il lavoro a coppia (job sharing), un unico posto di lavoro, con un unico salario che viene diviso tra due persone e così per Berlusconi s’incrementa l’occupazione;
- Lo staff leasing, per cui il lavoro interinale in affitto diventa a tempo indeterminato, per la gioia dei mercanti di manodopera;
- Il lavoro a progetto, sostituisce i co.co.co.; finisce il progetto, finisce il lavoro; in più c’è la certificazione preventiva: l’ex co.co.co. dovrà dichiarare, prima dell’assunzione, che il suo lavoro è autonomo e non subordinato, rinunciando a ricorrere al giudice del lavoro;
- La modifica del part-time, che rende senza vincoli il ricorso allo straordinario;
- La cessione del ramo d’azienda è resa molto più semplice; si costituisce un attimo prima un’organizzazione aziendale con autonomia funzionale ed il padrone può sganciare dall’azienda madre un pacchetto di 15 lavoratori che costituiranno un’altra azienda senza più la tutela dell’art.18;
- Il collocamento privato e nel contempo la cancellazione della Legge 139/’60 che vieta l’intermediazione di manodopera.

Se aggiungiamo la politica di esternalizzazioni/privatizzazioni promosse dalle aziende pubbliche e private, ci accorgiamo che, mentre dilaga il lavoro precario e senza diritti, il “lavoro stabile e garantito” viene sempre più assediato, privato di diritti e precarizzato.

Berlusconi e D’Amato, Fassino e Pezzotta, Fini e Rutelli, Bossi e D’Alema, si sono espressi apertamente per l’astensione, per far mancare il quorum al referendum del 15/16 giugno che estende la tutela dell’art. 18 ai lavoratori delle piccole aziende, che oggi rappresenta l’unico concreto argine per fermare la precarietà imperante.

Se l’avranno vinta, faremo un grosso regalo a padroni e caporali di manodopera, peggioreremo ulteriormente le nostre condizioni di vita e di lavoro, renderemo più facile l’assalto definitivo al sistema pensionistico pubblico che si profila all’orizzonte.

Non facciamoci fregare, battiamoci per l’estensione dei diritti a tutti/e!

Domenica 15 (dalle 8 alle 22) e Lunedì 16 giugno (dalle 7 alle 15) andiamo in massa a votare

VOTIAMO SÍ al REFERENDUM sull’ART. 18

Confederazione Cobas

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