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Italia-Libia . Crescono le preoccupazioni per i rifugiati eritrei deportati

"Subito una soluzione" chiede il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) per i 245 eritrei in pericolo di vita

(6 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

"Subito una soluzione" chiede il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) per i 245 eritrei in pericolo di vita dopo essere stati sottoposti a maltrattamenti nel centro di detenzione di Braq, vicino Sebah, nel sud del deserto libico. In un comunicato, il Cir ribadisce "con forza" la sua richiesta al governo italiano di trasferire e reinsediare i rifugiati in Italia, chiedendo inoltre l'ammissione di una delegazione di enti umanitari non politici nel centro di Braq "e che senza alcun ritardo vengano fornite le cure di emergenza ai feriti e al numero ogni ora sempre maggiore di eritrei che hanno contratto malattie infettive".

Il Cir, si legge ancora nella nota, "fa appello a tutte le autorità coinvolte affinché i rifugiati siano rassicurati che non saranno rimpatriati e che la prevista visita dell'ambasciata eritrea di Tripoli nel centro non comporti né la deportazione né rappresaglie contro i familiari dei rifugiati rimasti in Eritrea".

Guidati da un governo autoritario che lascia poco spazio ai movimenti delle persone, allo sviluppo educativo, culturale o politico, molti giovani lasciano clandestinamente il paese del Corno d'Africa anche per evitare il servizio militare obbligatorio per tutti, rischiando severe pene, persino la morte. Secondo l'Unione forense per la tutela dei diritti dell'uomo, il gruppo di eritrei è stato trasferito a Braq dopo una rivolta, nella notte tra il 29 e 30 Giugno scorso, nel centro di detenzione di Misratah, in segno di protesta contro l'annunciato rimpatrio. "In seguito 300 eritrei sono stati caricati su container chiusi, senza cibo e acqua, e deportati nel centro di Braq. Devono affrontare un viaggio di piú di 1000 chilometri con temperature di circa 50 gradi. Da lí è probabile vengano rimandati in Eritrea. Tra di loro ci sono molte donne e bambini. Chiediamo con forza al nostro governo di intervenire immediatamente per evitare un disastro umanitario" aveva detto pochi giorni fa Mario Lana, presidente dell'associazione.

www.contropiano.org

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