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(13 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

DA PEACEREPORTER Una superportaerei con una pista di decollo-atterraggio lunga 333 metri e 6250 membri d'equipaggio tocca i nervi scoperti della Cina. E' la George Washington, che per la seconda volta nel giro di due settimane torna nel Mar Giallo per esercitazioni congiunte Usa-Corea del Sud.
Per Pechino si tratta di una provocazione. Anche se la nave si trova in acque internazionali, la vicinanza alle coste cinesi espone il Dragone al raggio d'azione dei suoi F-18.
Anche osservatori americani concordano sul ruolo simbolico e intimidatorio che sta svolgendo la George Washington. Sul magazine conservatore Forbes,il columnist Gordon G. Chang sintetizza così il messaggio che gli Usa stanno inviando alla Cina: "Siamo sicuri abbiate compreso che ne abbiamo abbastanza delle vostre pretese senza fine, per cui adesso beccatevi questa ditata nell'occhio. Buona giornata a voi!"

Oltre Muraglia prevale un sentimento di rabbia.
Su China Daily si legge: "Washington e Seul hanno spesso deciso di ignorare le preoccupazioni della Cina sulla propria sicurezza, e questo non deve essere permesso sulla soglia di casa cinese. Questa politica del rischio calcolato è un'aperta sfida alle politiche di sicurezza della Cina. Ha già sollevato forte indignazione nella società e nei media cinesi".

Niente mezzi termini in un editoriale di Global Times: "I politici Usa hanno parole dolci ma ti pugnalano alle spalle quando sei distratto".
Sulla stessa testata Luo Yuan, che è generale di divisione e vice segretario dell'accademia militare, parla di "deliberata provocazione" e sottolinea l'importanza di avere l'appoggio dell'"opinione pubblica". L'America si sta inimicando quella cinese e di conseguenza dovrà poi fare i conti con quella interna di fronte a eventuali rappresaglie economiche del Dragone: "La Cina è il più grande mercato del mondo, offendere la Cina significa perdere, o quanto meno ridurre, la propria quota".
Particolare da non trascurare: secondo Lu, la presenza della portaerei George Washington nel Mar Giallo non farà altro che rivelare segreti tecnologici all'Esercito Popolare di Liberazione, che in futuro ne costruirà di proprie.

L'indignazione è mitigata però da altre considerazioni e dalla consapevolezza della propria forza.
Sul Quotidiano del Popolo, l'editorialista Li Hong invita alla calma: "Il nostro Paese non deve reagire sproporzionatamente. Dopo tutto quella del Pentagono è pura ostentazione o tuttalpiù una proiezione di potenza e predominio militare sebbene lo Zio Sam stia diventando sempre più precario nelle sue fondamenta finanziarie ogni giorno di più. E' strano che che gli economisti americani abbiano messo in guardia sul fatto che alcune delle loro città siano già costrette a risparmiare sull'illuminazione pubblica, di notte, per risparmiare dollari, e intanto le loro avanguardistiche navi da guerra stiano solcando tre dei quattro Oceani, notte e giorno. In Cina chiamiamo tutto ciò 'bai-ja-zi' (uno spreco)".

Dei commenti va sottolineato soprattutto il ragionamento economico e la velata minaccia sottostante.
I cinesi si ritengono in credito con gli Stati Uniti. La colpa della crisi economica è per Pechino del tutto americana a causa di un sistema economico insostenibile, basato sul consumo a credito. E alla fine è scoppiato. In questo senso la Cina ha prima sostenuto l'economia dei "galeotti incatenati", vendendo merci a buon mercato negli Usa e poi ricomprando il debito americano sotto forma di bond del Tesoro.
Scoppiata la bolla, ha perfino accettato di rivalutare lo yuan su pressioni dell'amministrazione Obama, che voleva ridare competitività all'export Usa.
Di fronte all'ennesima provocazione manu militari, il Dragone reagisce stupito e offeso.

Ancora Li Hong: "Di fatto la Cina è stata molto collaborativa e disponibile nel respingere la crisi finanziaria globale e la pesante recessione - prodotti della deregulation americana - e nel comprare i bond del Tesoro Usa per sostenere, laggiù, il fondamentale stimolo alla spesa.
Otto mesi fa il presidente Obama ha dichiarato al mondo che 'la crescita di una forte, prospera Cina, può essere fonte di ricchezza per la comunità delle nazioni.'

Ma oggi, il calore dei rapporti è difficilmente tangibile."

Gabriele Battaglia

www.operaicontro.it

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