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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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Sanità. Spendere meglio migliorando i servizi.

(10 Settembre 2003)

Leggendo in questi mesi estivi le pagine dei giornali l’immagine della sanità del veneto risalta come un elemento costante e preoccupante.
Gli ottantenni che protestano per la chiusura del Geriatrico di Padova, le proteste dei cittadini per la chiusura dell’ospedale al Lido, le dimissioni precoci per mancanza di posti letto,le cinquemila firme raccolte dai cittadini perché non venga tolta la divisione di urologia all’ospedale di Cittadella, le proteste sui tagli agli ospedali di Mirano e Dolo, l’ospedale civile di Venezia trasformato in una grande astanteria perché mancano i posti letto nei reparti mentre all’ospedale Umberto I° di Mestre si può morire in un corridoio sempre perché non ci sono posti letto.
E ancora Venezia dove al pronto soccorso non si riscontra la frattura al femore di in anziano vittima di una caduta e lo si manda a casa.
Potremmo continuare ma questi pochi esempi ci sembrano più che sufficienti per affermare quello che da tempo Rifondazione Comunista sta dicendo : stanno smantellando la sanità pubblica e non ci stancheremo mai di ripeterlo.
Quello che sta succedendo con l’ attuazione della delibera regionale sul riordino delle schede ospedaliere va al di là dei meri numeri sulla carta , non si tratta solo di posti letto, reparti chiusi ecc. ma di organizzazione sanitaria, specializzazioni, competenze, sicurezza per i cittadini malati .
E’ la messa in discussione di un intero sistema sanitario che, pur con i suoi difetti, ha garantito il diritto alla cura per tutti con livelli alti di assistenza e capacità.
E’ la trasformazione delle Ulss in aziende, è il primato dei bilanci sui bisogni delle persone, è il tentativo di cancellare il diritto alla salute come diritto universale facendolo diventare una merce qualunque (leggi assicurazioni integrative), più cara per chi può, inarrivabile per i settori più deboli.

Un malato che viene lasciato per ore in barella in un corridoio è una sconfitta della civiltà per tutti noi.
Con i provvedimenti legislativi in itinere, con le direttive che impongono altri tagli , con il nuovo piano socio sanitario regionale che andrà in discussione in autunno, si ricompone una prospettiva chiara: una sanità che ci vede il cittadino malato come un cliente che deve acquistare la salute come merce, un territorio sempre più depotenziato di strutture e servizi, altre tasse e ticket e per finire le assicurazioni integrative.
Non siamo ancora allo sfascio, le nostre strutture sanitarie sono ancora in grado di garantire ottimi servizi, serve cambiare la prospettiva, servono più risorse (in Europa siamo uno dei paesi che spendono meno , il 5,6% del PIL contro una media del 7%), serve un’ottica diversa che sappia fare investimenti di tecnologie e professionalità e veda i bisogni della popolazione come elemento primario del proprio programma, si può spendere meglio migliorando i servizi.
L’hanno capito i medici e gli operatori sanitari che hanno iniziato a mettere in discussione i tagli, lo sanno i cittadini che vivono ogni giorno situazioni di disagio.
Bisogna continuare una battaglia politica per la difesa di un diritto importante misurandoci con un valore della cura e dell’assistenza contro chi pensa alla sanità esclusivamente con i criteri del mercato e la logica dei profitti per pochi.
Rifondazione Comunista è presente.
Un’ultima cosa: agli Assessori regionali alla sanità e all’assistenza, ai politici di centrodestra che hanno proposto e votato le delibere regionali, consiglio di usare qualche ora del proprio tempo per fare un giro nei reparti degli ospedali, nelle sale d’attesa per gli esami e le medicazioni, non in veste ufficiale ma in modo anonimo.
Forse riusciranno a vedere le barelle nei corridoi , gli anziani che aspettano ore per una visita o medicazione, le dimissioni precoci di persone ancora doloranti perché servono i posti letto per urgenze più gravi.
Forse...

Venezia 6 settembre 2003

Gemma Lunian
Responsabile regionale sanità PRC Veneto

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