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Precari Scuola: parla Giacomo Russo "Il mio sciopero della fame per restituire ai lavoratori la volontà di partecipazione"

di Enrico Campofreda

(1 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

Disidratato ma sempre determinato e non disperato. Giacomo Russo, il precario palermitano che da venerdì scorso ha portato sotto Montecitorio la sua protesta pur estrema, ha trascorso la mattinata all'ospedale Santo Spirito di Roma. I medici ne hanno consigliato il ricovero perché il suo corpo pur robusto comincia a risentire gli effetti dello sciopero della fame avviato con altri colleghi il 18 di agosto e proseguito davanti a uno dei simboli delle Istituzioni nazionali. I cui membri, tranne per qualche
parlamentare dell'opposizione (Marino, Vita, Di Pietro), hanno finora snobbato il duro gesto. Comunque verso le 13, dopo aver ricevuto due flebo vitaminiche, Russo ha deciso di firmare le proprie dimissioni dal nosocomio e tornare al presidio davanti al celebre obelisco.

Lì l'altra siciliana Caterina Altamore e i precari romani proseguono il sit-in di protesta al quale da Viale Trastevere non vogliono rispondere.

Da giorni è stato richiesto un incontro col ministro Gelmini che non solo glissa qualsiasi contatto coi precari e le sigle sindacali che ne sostengono la lotta, ma non s'è neppure degnata tramite il proprio staff di seguire gli effetti dello sciopero che ha finora portato in ospedale due manifestanti (a Palermo Pietro Grusa, già ricoverato nei giorni scorsi, ha accettato il consiglio dei sanitari ricominciando a nutrirsi).

In ogni caso la protesta estrema sta producendo eco fra il personale coinvolto: a Bologna e Reggio Calabria si sono avviati incontri e proposte di mobilitazione, a Catania si è manifestato; s'abbandona la nicchia individuale o dei piccoli gruppi per rilanciare un blocco rivendicativo collettivo come suggerito da alcuni sindacati.

Uno di loro, l'Usb, in un comunicato ha sottolineato proprio quest'aspetto: uscire da simili forme che servono a rompere il silenzio ma rischiano di restare passerelle per il circo mediatico che accende e spegne le luci sull'argomento. L'intento è riaprire un fronte di protesta, sperando che s'allarghi a quante più componenti possibili proprio nell'interesse dei lavoratori. Russo nel luminoso pomeriggio romano è ancora davanti al Parlamento "Sono d'accordissimo con le mobilitazioni di massa, figurarsi, ma per i giorni a venire lo sciopero della fame continuerà. L'ho detto: chiedo alla Gelmini un pubblico dibattito sull'efficacia della sua riforma, il ministro deve spiegare agli
italiani la bontà dei suoi tagli. Così milioni di genitori comprenderanno quale sciagura si sta abbattendo sulla vita dei propri figli". E' parzialmente fiducioso sui saluti portati da alcuni parlamentari "Personalmente le visite possono far piacere però qui non c'è nulla di privato, io sono uno delle decine di migliaia di precari che quest'anno sono messi in condizioni di non lavorare.

Quel che m'interessa è creare coscienza fra i cittadini, è la possibilità di potersi organizzare andando oltre il sistema della delega che ha prodotto solo una frattura profondissima fra i professionisti della politica e il paese reale. Naturalmente non considero i politici tutti uguali, combatto la cricca dei berluscones, quel che serve al nostro Paese è pensare con la propria testa e farlo. La gente non si muove perché non sa che pesci pigliare, certa politica gli ha fatto perdere ogni speranza. Occorre rilanciare le lotte, mica dico violente, io sono pacifista, però è bene che i cittadini si organizzino.

Un Paese libero si fonda sulla partecipazione". Proprio alla maniera di Gaber.

Battista che rappresenta l'Usb e ha accompagnato il precario al Santo Spirito ribadisce che "Azioni come lo sciopero della fame non possono durare a lungo perché mettono a rischio la salute, possono svegliare la solidarietà di coscienze sopire e servire a scuotere soggetti che vivono le stesse contraddizioni ma sono bloccati o delusi da una situazione apparentemente senza altri sbocchi". Chiediamo se il mondo del lavoro ormai per farsi ascoltare non possa che ricorrere a gesti estremi "Non dovrebbe essere così seppure le condizioni d'illegalità proposte, basta guardare il caso del mancato reintegro dei lavoratori Fiat di Melfi, e l'operato d'uno Stato sempre più aziendalista ci hanno condotto a una precarizzazione del lavoro da anni studiata a tavolino dai governi italiani.

Nella scuola sigle sindacali collaborazioniste e una chiusura sistematica della politica a qualsivoglia dialogo e comprensione del dramma del precariato ci colloca in un vicolo cieco dove quel che si decide è unilaterale, economicistico (i tagli servono solo a far quadrare i conti), antisociale perché s'incrina il buon funzionamento d'un settore vitale per le generazioni future".

* da Terra 1 settembre 2010

www.contropiano.org

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