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La "civiltà dell'amore"

(6 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Dio va preferito al posto fisso. E’ l’ultima boutade teologica di Benedetto XVI, molto commentata in questi giorni (v. Cecilia M. Calamani, Il Vangelo batte il posto fisso, parola di Ratzinger, “Cronache laiche”). Detto da uno per cui Dio e posto fisso coincidono, anzi il primo genera il secondo, si può capire. E poi, diciamocelo, fra Dio e il posto fisso il primo è più facile da trovare.

Uno spot plurisecolare

Ma ancora più istruttivo è il passo successivo del discorso, dove Ratzinger spiega che quando i popoli ascoltano Dio “si costruisce la civiltà dell’amore, ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta” mentre quando Dio viene emarginato “prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio”.

Contrariamente a quel che si può credere, questa non è un’idea strampalata di Benedetto XVI ma un leit motiv della propaganda papale. Giovanni Paolo II, ad esempio, sostiene che “la negazione di Dio priva la persona del suo fondamento e, di conseguenza, induce a riorganizzare l’ordine sociale prescindendo dalla dignità e responsabilità della persona” (Centesimus annus). Forse pensava al proverbiale rispetto per la dignità umana che c’era invece nella società cristiana dei servi della gleba e dei vescovi-conti.

In quei tempi, incalza Leone XIII, “la filosofia del Vangelo governava la società”, che “trasse da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà” (Immortale Dei). Di quella splendida “civiltà dell’amore” ricordiamo, infatti, i venti milioni di morti delle crociate, le centinaia di migliaia di eretici bruciati, gli innumerevoli massacri di streghe o contadini, le carestie e le pestilenze, la tratta degli schiavi, il genocidio dei nativi d’America, solo per fare qualche esempio.

I frutti dell’amor di Dio secondo Pio XII

Anche Pio XII spiega come la fede in Dio sia fonte di grazie senza pari. Alla Spagna ad esempio ha portato, ebbe a dire nel 1939, il dono del franchismo (“Con immensa consolazione ci rivolgiamo a voi, figli carissimi della cattolica Spagna, per esprimervi le paterne congratulazioni per il dono della pace e della vittoria con cui Dio si è degnato coronare l’eroismo cristiano”). Il distacco da Dio è invece per Pio XII fra le cause della II guerra mondiale, che gli dà però motivi di consolazione. “Le angustie del presente”, afferma l’augusto pontefice, “sono un’apologia del cristianesimo… Dal gigantesco vortice di errori e movimenti anticristiani sono maturati frutti tanto amari da costituire una condanna, la cui efficacia supera ogni confutazione teorica.” E se, con un soprassalto, Pio XII si rammenta che pure nel medioevo cristiano “non mancarono dissidi, sconvolgimenti, guerre”, aggiunge che, in quei tempi beati, era viva peraltro la “coscienza del giusto e dell’ingiusto …che agevola le intese…e lascia aperta la via a una onesta composizione”. Allora, in effetti, si riuscì a “comporre” la guerra fra i cristianissimi regni di Francia e d’Inghilterra in appena cento anni.

Di fronte a queste propagandistiche corbellerie snocciolate con sprezzo del ridicolo, e della storia, un secolo via l’altro, viene da chiedersi se i papi sono molto ignoranti o molto bugiardi. Ma viene da chiedersi soprattutto perché tanti intellettuali cattolici, che sanno leggere e far di conto, non spiegano ai fratelli, magari in un libro, le molte “balle pontificie” una per una, anziché lasciare che l’albero della fede seguiti ad essere concimato dall’ignoranza e dalla menzogna. O pensano anche loro che per tenerlo in vita è l’unico concime utilizzabile?

www.cattolicesimo-reale.it

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