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Non bisogna mai confondere la confezione con la qualità del prodotto.

(13 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

Troppa Destra nelle teste e poca sostanza per poter convincere la gente comune sulla nostra utilità politica e sociale

di Claudio Ortale*

Sono ormai passati diversi mesi dall'inizio della diaspora tra la destra populista targata B & B (Bossi e Berlusconi) e quella che rivendica il ruolo di destra europea a guida Fini, Montezemolo e Casini, eppure tutta l'attenzione generale continua ad essere attratta da questo "palcoscenico", dove non c'è spazio per poter voltare la testa e vedere la realtà concreta che avvinghia il nostro paese. Continuiamo a vedere i titoli dei giornali e le reti di informazioni "intasate" dal quotidiano botta e risposta tra i due schieramenti che hanno largamente vinto le elezioni di appena 2 anni fa, grazie ad una legge elettorale vergognosa che, di fatto, strappa ad ogni cittadino quel minimo di interesse civico per motivarlo al voto, oltre al lavoro parallelo svolto dal fu sindaco di Roma, quello del "modello Roma", Walter l'Africano che, pur sonoramente battuto dalla coalizione di centrodestra, è comunque riuscito, grazie al suo bipolarismo "senza se e senza ma", nel meraviglioso compito di mettere fuori gioco la presenza di eletti comunisti dal Parlamento, cosa che non era mai accaduta dal dopoguerra in poi. Lo stesso Walter l'Africano che aveva imposto come candidato sindaco contro Gianni Alemanno, nella primavera del 2008, il simpatico ex figlioccio di Marco Pannella ed anche lui già sindaco di Roma, Francesco Rutelli in tandem con Patrizia Sentinelli. Lo stesso Rutelli che aveva per troppi anni mangiato "pane e cicoria" e che ora ritroviamo navigare in acque sempre più prossime ai porti del centrodestra. Ma il contrasto di questi mesi tra il Padrone di casa della PdL ed il suo ormai ex Delfino privo di buona parte dei suoi colonnelli non deve farci cadere in questa nuova trappola, dove tutto è concentrato su questa telenovela, adattissima per favorire l'ulteriore produzione della marmellata berlusconiana da spalmare nella testa dei cittadini e di una politica ridotta sempre di più ad una puntata di un programma televisivo diretto dalla De Filippi. Il problema è ben diverso. In gioco sono gli equilibri ormai saltati tra i blocchi di potere che sinora hanno governato il nostro paese e che ora hanno deciso di scontrarsi per decidere chi sarà il nuovo e chi il vecchio. Chi avrà il potere di rideterminare i rapporti e gli equilibri con l'Unione Europea e chi dovrà svolgere invece un ruolo subordinato all'ex alleato.

In tutto questo i cosiddetti leader delle opposizioni si cimentano nel ruolo di companatico, funzionale in tutto e per tutto al presunto "governo del fare".

Invece di chiedere fin da subito le elezioni anticipate per provare così ad attaccare un governo sempre più impresentabile, ognuno si diletta a rincorrere l'ex nemico divenuto ora stimabile amico, od a vaneggiare accordi improbabili per un governo tecnico a tempo che vari in pochi mesi una nuova legge elettorale, casomai per riavere alla fine dei giochi un maggioritario tipo "mattarellum" che garantiva qualche minima spruzzatina di proporzionale.

Ed altri ancora che, come se non fosse già bastata l'esperienza vissuta negli anni passati con il duello Prodi e subcomandante Bertinotti, pensano di risolvere nuovamente i tanti problemi del centrosinistra e della sinistra con una nuova edizione delle primarie, alla ricerca del leader perduto, dove chi si propone come leader, vedi anche Vendola, precede sempre i necessari contenuti. Purtroppo l'Italia è da sempre il paese dei santi e delle chiese...

E non avendo più molte "chiese" per tanti cittadini anche di sinistra non restano che i santi. Ma anche in quest'ultimo caso, non bisogna mai confondere la confezione con la qualità del prodotto. Da troppo tempo ormai si sta rincorrendo il meno peggio. E questo non serve più a dare un'anima all'azione della sinistra di classe e anticapitalista nel nostro paese, così che i cittadini e soprattutto i giovani comincino a volgere lo sguardo dalla nostra parte perché individuano in noi un'alternativa credibile, volta davvero a "cambiare lo stato delle cose presenti". Altrimenti anche i nostri diretti riferimenti sociali continueranno a mettere tutti sullo stesso piano e così potrà continuerà a prevalere la legge, non solo economica, del più forte. Serve a tutti noi che continuiamo a voler procedere "in direzione ostinata e contraria" di disintossicarci dalle tossine che ci hanno portati sempre di più a confinanrci in un angolo, senza riuscire ancora a creare ponti adeguati e sufficienti con la gente. Troppa destra nelle teste e poca sostanza per poter convincere la gente comune sulla nostra utilità politica e sociale. E troppo paura nel portare avanti un progetto di riaggregazione della sinistra che sappia tenere ferme le scelte irrinunciabili del comunismo e dell'anticapitalismo nel XXI secolo.

Troppa paura nel portare avanti la scelta della Federazione della Sinistra come campo aperto, finalizzato alla minuziosa ricomposizione dei tanti compagni e compagne che hanno deciso negli anni trascorsi di lasciare perdere o di creare l'ennesima frazione della frazione. Troppo spesso si è continuato a rincorrere l'ultimo appello dell'ultima elezione per provare ad acchiappare delle scialuppe di salvataggio che, anche per la poca chiarezza e linearità nelle scelte adottate, si sono tramutate in delle zattere sempre più strette e piccole, dove inevitabilmente più di uno finisce per essere "zavorra" da gettare a mare. A che serve tutto questo? Ma soprattutto: a chi serve? Mentre i tre operai della Fiom di Melfi restano alle corde, anche per l'assenza di una forza politica apertamente anticapitalista, comunista e di classe, noi continuiamo a leggere notizie nefaste nelle pagine di importanti quotidiani nazionali su ipotetici accordi con il PD, per rimettere in sella qualche gruppetto di onorevoli "comunisti" alle prossime elezioni politiche. Non credo, non crediamo, che questo sia lo scopo vero per provare a rimettere in piedi un lavoro politico finalizzato ad una piena indipendenza dalle classi dominanti e che attraverso la propria azione torni ad avere una propria funzione dentro la società italiana. Bisogna avere coraggio e una buona onestà intellettuale. Altrimenti l'uscita dal lungo deserto che stiamo vivendo come sinistra comunista ormai da diversi anni nel nostro paese non sarà che un semplice ed inevitabile miraggio. Salvo le solite e sempre più strette piccole zattere a favore di pochi. La Lotta Continua.

* Capogruppo PRC Federazione della Sinistra Municipio 19

www.contropiano.org

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