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(La Val di Susa contro l'alta voracità)

Colpirne uno per educarne cento?: i padroni della Tav chiedono il risarcimento danni al movimento contro l’alta velocità

(22 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

22-09-2010/18:37 --- Dopo le richieste di risarcimento di alcune aziende nei confronti di alcuni loro dipendenti che hanno scioperato – ma chi sciopera non paga già salata la propria scelta tramite una consistente decurtazione in busta paga? – ora anche la società Lyon Turin Ferroviaire, quella che gestisce tutto il carrozzone dell’alta velocità sulla direttrice Torino Lione, pretende da alcuni esponenti del movimento NO TAV - nelle persone dello storico e battagliero attivista Alberto Perino, del sindaco di San Didero Loredana Bellone, e di Giorgio Vair, vicesindaco dello stesso comune, la bella cifra di 220 mila Euro. A che titolo una siffatta richiesta? Di risarcimento danni, per l’appunto, per non essere riuscita, il 12 gennaio 2010, ad effettuare la trivellazione del sondaggio numero 68 a causa dell'opposizione di centinaia di persone che manifestarono per l'ennesima volta nella valle di Susa.
Questa assurda richiesta, che verrà trattata durante una udienza in tribunale già convocata per il prossimo 16 novembre, è giustificata dai legali dell’azieda con la volontà di voler recuperare le spese sostenute inutilmente – visto che il carotaggio poi non si è potuto, per fortuna, fare - e cautelarsi rispetto ad eventuali interventi del Consiglio di Stato nei suoi confronti per i ritardi della grande opera.
“E' evidente, scrivono sul sito Infoaut, che questo episodio è solo l'inizio di quella che sarà una serie di tentativi estremi di bloccare, con i tribunali e le richieste di risarcimentoi, il movimento contro la distruzione di intere vallate per finanziare - sempre rigorosamente nel massimo rispetto della legalità borghese - le casse dei padroni a scapito della salute dei cittadini”.
Non bastano più, evidentemente, la militarizzazione delle manifestazioni e dei cantieri, gli incendi ‘anonimi’ dei presidi messi su dai No Tav, le denunce, le botte della Polizia e dei Carabienieri, la criminalizzazione mediatica e il tentativo di comprarsi il consenso dei valligiani tramite una pioggia di denaro a vantaggio di chi collabora. Ad anni di distanza dall’inizio di uno scempio ecologico, sociale ed economico senza precedenti, la mobilitazione contro l’Alta Velocità non solo non si è affievolita ma ha saputo resistere e radicarsi, legarsi ad altre battaglie politiche e sociali, tenere il punto ed adattarsi alle evoluzioni del progetto e dei suoi padrini. Ed ecco quindi che i padroni del Tav introducono un ulteriore elemento di punizione e di dissuasione nei confronti di alcuni dei rappresentanti della proposta, a monito di un vasto fronte popolare che ha finora tenuto duro e sempre rilanciato la mobilitazione senza farsi irretire dalla repressione. L’ultima iniziativa di massa risale allo scorso 11 settembre, quando sei mila persone – tra questi numerosi amministratori delle valli, sindaci, consiglieri, esponenti della comunià montana - hanno marciato in corteo da Chiomonte, luogo dove si aprirà il cantiere per la realizzaione del tunnel della Maddalena, fino a Giagliano, dalle 15 alle 18 circa. I manifestanti hanno anche installato un presidio permanente nella zona della Maddalena, in un'area contigua ai terreni di proprietà di Ltf, dove dovrebbero partire i lavori. D’altronde è lo stesso quotidiano di Torino ‘La Stampa’, esplicitamente filo Tav, a spiegare il senso della richiesta di risarcimento: “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori, potrebbero utilizzare per contenere la protesta. Non è un caso che il presidente dell’Osservatorio, Mario Virano, pur non essendo parte in causa, segua con estrema attenzione la vicenda.”
Tra i partiti intanto continuano le schermaglie sulle questione, con un PD sempre più schierato a favore della grande opera che mette in luce le contraddizioni interne allo schieramento del centrodestra: “La posizione espressa nei giorni scorsi dall'eurodeputato Vito Bonsignore, secondo cui la Torino-Lione 'non serve più', dimostra che nella maggioranza di governo c'è una incrinatura molto pericolosa'' ha detto ieri il segretario piemontese del Pd, Gianfranco Morgando. ''Noi manteniamo la nostra posizione. Il Pd ha sempre sostenuto l'importanza di quest'opera' ha ribadito il leader del partito di Bersani.
Ed in ultimo giunge la notizia di un esposto alla Corte dei Conti presentato dall'associazione Pro Natura in merito a uno dei progetti che accompagnato la realizzazione della Tav in Valle di Susa. Al centro delle critiche, c'e' un lavoro preparato dalla societa' francese Ltf. L’associazione ambientalista denuncia numerose irregolarità perchè il tracciato riguarda un tratto di territorio che si estende fino al paese di Chiusa San Michele (Torino) e, quindi, ''circa 14 km oltre il limite dei dintorni di Bussoleno e Bruzolo fissato dal trattato di Torino del 29 gennaio 2001''; l’impresa Ltf, inoltre, si é occupata di una parte ''che é fuori dal tratto di competenza comune italo-francese che le é stato assegnato''.

www.radiocittaperta.it

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