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Manifestarono contro la guerra di D’Alema, domani l’Appello per i 13 attivisti già condannati a 7 anni di carcere

(4 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Manifestarono contro la guerra di D’Alema, domani l’Appello per i 13 attivisti già condannati a 7 anni di carcere

foto: www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

04-11-2010/18:15
--- Il 13 maggio del 1999 alcune migliaia di manifestanti si ritrovarono nel centro di Firenze per protestare contro l’inizio della guerra contro la Jugoslavia. Una guerra alla quale le forze armate italiane parteciparono attivamente, su ordine dell’allora governo di centrosinistra presieduto da Massimo D’Alema al quale partecipavano anche alcuni partiti della cosiddetta ‘sinistra radicale’. Una guerra 'umanitaria', si disse, che convinse molte organizzazioni 'pacifiste' a non scendere in piazza, per non mettere in difficoltà quello che all'epoca in molti definivano 'governo amico'.
Il corteo arrivò fin sotto il consolato statunitense del capoluogo toscano dove la polizia era presente in forze e in assetto antisommossa. Ne seguirono una serie di tafferugli di lieve entità. Domani, a dieci anni di distanza, inizierà il processo di appello per tredici manifestanti già ritenuti in primo grado colpevoli di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e condannati all’assurda pena di sette anni di reclusione.
"Nessuno, sul momento, fu fermato o arrestato, ma in seguito vi furono identificazioni e denunce", si legge in un appello pubblicato una settimana fa in solidarietà con i processati che denuncia le pene loro inflitte come sproporzionate. "Non intendiamo sindacare le procedure legali, né esprimere giudizi tecnico-giuridici sulla sentenza, ma ci pare che le pene inflitte in primo grado e le loro conseguenze sulla vita delle persone imputate, siano del tutto sproporzionate rispetto alla reale portata dei fatti", si legge nel testo firmato da Andrea Satta, Enzo Mazzi, Luigi Ciotti, Ornella De Zordo, Sergio Staino, Maso Notarianni, Gino Strada e tanti altri. Secondo i promotori la sentenza è di natura prettamente politica. "Perciò esprimiamo la nostra pubblica preoccupazione in vista del processo d'appello, convinti come siamo che la giustizia non possa mai essere sinonimo di vendetta e nemmeno strumento per mandare messaggi ‘esemplari’ a chicchessia”.
L'appello si conclude con una richiesta di sottoscrizione per salvaguardare la democrazia e la giustizia. "Questa non è una storia che riguarda solo 13 persone imputate, ma un passaggio significativo per la vita cittadina e per il senso di parole e concetti che ci sono cari, come democrazia, giustizia, equità."
Enzo Mazzi, della Comunità l’Isolotto di Firenze, ricorda in una lettera spedita in questi giorni al quotidiano la Repubblica, quali furono le conseguenze di quella assurda guerra presto dimenticata dai nostri media e dalla nostra classe politica ma non dai popoli dell’ex Jugoslavia, che ancora ne stanno pagando le conseguenze: “Per quanto riguarda gli effetti della cosiddetta ‘guerra umanitaria’ si può ricordare che in quasi tre mesi di bombardamenti sono stati uccisi 2500 civili, di cui 89 bambini, e ferite 12.500 persone, senza contare tutti i morti provocati in questi anni dalle leucemie e dagli altri effetti delle bombe all’uranio impoverito; 2300 attacchi aerei hanno distrutto 148 case, 62 ponti, 300 scuole, 13 dei maggiori ospedali del paese, 176 monumenti di interesse culturale e artistico”. “Cito quanto già scritto da don Mazzi – dice ai microfoni di Radio Città Aperta l’avvocato Sauro Poli – per ricordare come la sentenza che abbiamo impugnato, e che domani sarà vagliata dalla Corte d’Appello, fra le tante invereconde ricostruzioni dei fatti di quei giorni contiene anche il sospetto che la guerra fosse solo una scusa per portare in piazza degli scalmanati per contestare o addirittura cercare di sovvertire il governo e le istituzioni”. In base a questa assurda interpretazione dei fatti si giustifica la pena inflitta ai manifestanti che anche all’allora sindaco di Firenze era subito apparsa ingiustificata e sproporzionata, conferma l’avvocato. Una sentenza, spiega ancora il legale, costruita tutta a partire dalle testimonianze degli operatori delle forze di Polizia e degli agenti della Digos in particolare, mentre invece le numerose testimonianze portate in aula dalla difesa che smentivano la fantasiosa ricostruizione dei fatti operata dall’accusa non sono state minimamente prese in considerazione. Forse perché i 14 testimoni, a detta del Tribunale, erano poco credibili seppur in buona fede essendo ideologicamente orientari, in quanto attivisti di quei sindacati di base che, insieme a qualche centro sociale e collettivo studentesco e politico, promossero la manifestazione in questione.
“Quando in primo grado il tribunale condannò i 13 imputati a sette anni di reclusione dissi una cosa che torno a confermare: si è trattato di un processo politico.”
Com’è possibile per qualche banalissimo tafferuglio, di quelli che vediamo ogni giorno nelle manifestazioni promosse ovunque a partire dalle più variegate rivendicazioni, delle persone possano andare in carcere per sette anni? “Gli agenti condannati per la morte del diciannovenne Federico Aldrovandi sono stati condannati a pene molto minori” accusa Maurizio de Zordo, un attivista fiorentino del movimento contro la guerra ed esponente della lista ‘Per un’altra città’. “A Firenze, invece, non è morto nessuno, e nessuno tra i poliziotti si è fatto male. Al contrario molti sono stati i feriti e i contusi tra i manifestanti a cause delle violente cariche: una ragazza rischiò di perdere un occhio a causa delle botte della polizia, ci sono filmati amatoriali che mostrano i Carabinieri mentre picchiano i giovani con i calci dei loro fucili..Non era la prima volta che una manifestazione veniva caricata con violenza e che ci siamo fatti male, ma mai avremmo immaginato che 45 cittadini sarebbero stati denunciati per reati gravissimi”. Col tempo, le posizioni di molti dei 45 denunciati sono state archiviate, perché si trattava di personaggi con incarichi politici o istituzionali o di altro tipo che agli occhi della magistratura li rendevano evidentemente troppo protetti dall’accanimento che si è quindi concentrato su 13 di loro.
“Abbiamo lanciato l’appello, che ha ormai raggiunto quota 1700 firme, per cercare di rompere il muro di silenzio che circonda questa vicenda che in molti vorrebbero gestire come se fosse ‘normale amministrazione’ mentre non lo è affatto per la gravità delle conseguenze che avrà sulla vita degli imputati e sulla agibilità dei movimenti sociali e contro la guerra di questo paese” spiega De Zordo ancora ai microfoni di Radio Città Aperta.

Radio Città Aperta - Roma

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