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Italia, appello per gli imputati della manifestazione pacifista di Firenze del 1999

(29 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Fonte: Peacereporter

Dopo gli scontri davanti all'ambasciata statunitense tredici persone furono condannate a sette anni di carcere. Ora il secondo grado. Un appello in favore dei pacifisti condannati per i disordini di Firenze del 1999 è disponibile on line per esprime la propria solidarietà verso gli imputati. Tra i primi firmatari: Alessandro Santoro, Andrea Satta, Angela Staude Terzani, Enzo Mazzi, Folco Terzani, Luigi Ciotti, Ornella De Zordo, Marco Vichi, Sandro Veronesi, Sergio Staino, Simona Baldanzi, Maso Notarianni e Gino Strada.
Il 13 maggio 1999 un gruppo di manifestanti si ritrovò per le strade di Firenze per protestare contro la guerra in Jugoslavia. Il corteo arrivò fin sotto l'ambasciata statunitense dove la polizia presidiava la zona. Ne seguirono una serie di tafferugli di lieve entità. Dieci anni dopo, il 5 novembre 2010, inizierà il processo di appello per tredici manifestanti ritenuti colpevoli di resistenza aggravata a pubblico ufficiale.
"Nessuno, sul momento, fu fermato o arrestato, ma in seguito vi furono identificazioni e denunce", si legge nell'appello. "Si è arrivati così alle condanne di primo grado, molto pesanti per i 13 imputati: ben sette anni, per le accuse di resistenza aggravata a pubblico ufficiale". Le pene inflitte sembrano sproporzionate alla realtà dei fatti. Alcuni manifestanti rimasero contusi mentre una donna si dovette operare ad un occhio.
"Non intendiamo sindacare le procedure legali, né esprimere giudizi tecnico-giuridici sulla sentenza, ma ci pare che le pene inflitte in primo grado e le loro conseguenze sulla vita delle persone imputate, siano del tutto sproporzionate rispetto alla reale portata dei fatti", si legge ancora. Secondo i promotori la sentenza è soprattutto politica. "Perciò esprimiamo la nostra pubblica preoccupazione in vista del processo d'appello, convinti come siamo che la giustizia non possa mai essere sinonimo di vendetta e nemmeno strumento per mandare messaggi "esemplari" a chicchessia.
L'appello si conclude con una richiesta di sottoscrizione per salvaguardare la democrazia e la giustizia. "Questa non è una storia che riguarda solo 13 persone imputate, ma un passaggio significativo per la vita cittadina e per il senso di parole e concetti che ci sono cari, come democrazia, giustizia, equità."

www.radiocittaperta.it

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