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Il patto sociale che uccide la speranza

(8 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Lunedì 08 Novembre 2010 12:34
di Giorgio Cremaschi [articolo pubblicato ieri, 7 novembre 2010 su "Liberazione"]
Leggendo i giornali, con il cambio di segretario generale la Cgil sembra avere accelerato la corsa verso il patto sociale con la Confindustria, anche se in queste settimane tre accordi hanno già spinto decisamente in quella direzione.
Il primo è stato l'accordo all'Unicredit. In un settore che ha ricominciato a macinare profitti, come quello bancario, si è accettato il taglio di migliaia di posti di lavoro e 3mila licenziamenti veri e propri. I lavoratori espulsi sono stati sostituiti, almeno in parte, da giovani assunti con salario e condizioni normative peggiori. A coronamento del tutto, evidentemente per evitare proteste e dissensi, si è concordato che i nuovi assunti siano prima di tutto scelti tra i figli dei dipendenti. Un accordo subalterno e corporativo, firmato anche dalla Cgil evidentemente senza ricordare gli interventi di Bruno Trentin contro intese dello stesso segno, ma assai meno gravi. Dopo questo accordo si è aperta la campagna sul patto sociale. (...)

L'ha lanciata la Confindustria nella sua conferenza di Genova e tutta la grande stampa e i principali partiti di governo e opposizione hanno esaltato la possibilità di un ritorno a casa della Cgil. Pochi giorni dopo gli incontri di Genova la Federmeccanica ha sottoscritto con Fim e Uilm un accordo separato che distrugge con le deroghe il contratto nazionale e che prepara l'estensione a tutti i metalmeccanici dei diktat di Marchionne a Pomigliano. Nello stesso giorno il Parlamento licenziava definitivamente il "collegato lavoro" che impone ai nuovi assunti l'accettazione dell'arbitrato al posto del ricorso alla magistratura. Così, mentre si proclamava la necessità del patto sociale anche con la Cgil si proseguiva a rendere operativo l'accordo separato sul sistema contrattuale e sui diritti firmato da governo Confindustria, Cisl e Uil nel 2009. A maggior chiarimento che la Cgil viene chiamata a sedere a un tavolo già imbandito da altri, il vice presidente della Confindustria Bombassei ha specificato che sulle regole e sul sistema contrattuale si tratta solo di effettuare un "tagliando" rispetto agli accordi già operativi. Nonostante questo il tavolo del patto sociale si è avviato con la presenza della Cgil e con l'assenza del governo. Il che ha suscitato gli entusiasmi della grande stampa e di gran parte dell'opposizione che ha affidato a quella sede il compito di scalzare dal suo potere Silvio Berlusconi. Si sono così siglati due accordi interconfederali. Il primo è stato quello su cassaintegrazione e fisco. Benignamente gli industriali, senza assumere nessun impegno sull'occupazione, hanno concesso di chiedere assieme ai sindacati più cassaintegrazione, compresa quella in deroga che Marchionne vuole applicare abusivamente in Fiat.

Giorgio Cremaschi

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