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(10 Novembre 2010)
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Roma, 10 novembre 2010, Nena News – Re Abdallah è riuscito ad ottenere un altro Parlamento alleato della monarchia. La legge elettorale, che mantiene elevate le rappresentanze nelle zone rurali, poco popolate e dove vivono le tribù beduine storicamente alleate del re, ha penalizzato la capitale Amman e le città più grandi, come Irbid e Zarqa, dove si concentrano gli abitanti di origine palestinese (circa il 60% della popolazione secondo dati non ufficiali) e dove si registra un largo sostegno al Fronte di Azione Islamica (Fai), braccio politico dei Fratelli Musulmani. Dal voto sono perciò usciti vincitori i candidati nel nord e nel sud del paese, roccaforti del sostegno alla monarchia e dove si è registrata una elevata affluenza ai seggi elettorali. Ad Amman e nelle città più importanti invece la partecipazione al voto è stata molto bassa e la televisione di stato stamani ha riferito che, in totale, i votanti sono stati il 53% dei 2,5 milioni di elettori.
Nessuna sorpresa di rilievo è emersa dalle elezioni di ieri, segnate comunque da episodi di violenza a Irbid, Jerash e Salt, che hanno fatto un morto e quattro feriti. Martedì una donna era stata uccisa a Kerak nel corso di una rissa tra sostenitori di opposte fazioni.
Al voto non ha partecipato gran parte dell’opposizione, a cominciare dal Fai, il Fronte di Azione Islamico, che secondo analisti locali avrebbe il consenso di larga parte dei giordani. Il Fai ha scelto di rimanere in disparte in segno di protesta contro la legge elettorale La televisione statale tuttavia ha riferito che un candidato islamista, Ahmad Qudah, che non aveva rispettato il boicottaggio proclamato dal Fai, è stato eletto nella circoscrizione di Ajloun, nel nord del paese. Da segnalare che tra i 120 deputati della Camera bassa ci saranno 13 donne, una in più delle 12 previste dalla «quota rosa». A farsi eleggere (ad Amman) oltre il numero di seggi riservato alle donne è stata Reem Badran, economista e figlia di un ex primo ministro. Il nuovo Parlamento – formato dalla Camera bassa e dal Senato (60 membri nominati dal re) – si riunirà il 28 novembre.
La campagna elettorale ha toccato soprattutto le relazioni tra Giordania e Israele e la questione palestinese. I nazionalisti premono su Re Abdallah affinché respinga il «piano» di Tel Aviv volto a deportare i palestinesi dai Territori occupati e a fare della Giordania il futuro Stato di Palestina. Hanno avuto ampio spazio anche i temi economici. Gli aiuti internazionali e i 600 milioni di dollari donati dagli Stati Uniti nell’ultimo anno, non hanno sostenuto a sufficienza l’economia giordana (cresciuta quasi del 7% nel 2007 ma solo del 2,9% nel 2009). Il deficit di bilancio ha raggiunto i 2 miliardi di dollari e la disoccupazione tocca il 13% secondo i dati ufficiali (in realtà sfiorerebbe il 30%). Per tamponare il deficit l’esecutivo ha tagliato (e ridurrà ulteriormente) sussidi e pensioni e ha attuato un programma di privatizzazioni colpendo la classe media, formata in prevalenza da dipendenti pubblici. Una scelta che ha generato malumore e proteste nella maggioranza della popolazione che fa i conti con un costo della vita mediamente più alto rispetto ad altri paesi arabi della regione. La legge elettorale ha però impedito che il malessere che serpeggia tra i giordani potesse sfociare nella elezione di una Camera bassa in opposizione alla linea della monarchia. Nena News
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