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Beduini in libano: ne’ nomadi ne’ cittadini

Invisibili come i profughi palestinesi, oltre 100.000 beduini vivono nel Libano orientale, soprattutto nella Bekaa. Senza alcun diritto. In villaggi che non esistono sulle mappe, senza elettricità, acqua, accesso ai servizi sanitari.

(3 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Beduini in libano: ne’ nomadi ne’ cittadini

foto: www.nena-news.com

Beirut, 3 dicembre 2010 red Nena News , (Photo by Farfahinne- October 2009) - “Puzzano”. Basta una parola a spiegare le ragioni di una ginecologa libanese per non occuparsi, o lasciare per ultime in coda, le donne beduine, quando vengono a farsi visitare in un centro sanitario della valle della Bekaa. E a spiegare anche il livello di discriminazione che queste comunità, in Libano come in altri paesi del Medio Oriente, sono costrette a subire. Alcuni villaggi beduini non esistono sulle mappe libanesi, e i pochi fortunati che ottennero la cittadinanza nell’ultimo censimento degli anni Trenta, dovrebbero godere degli stessi diritti al pari di un cittadino libanese, subendo invece ancora oggi forti discriminazioni in termini di accesso ai più elementari diritti, e di possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita.

La maggior parte di loro lottano contro il governo libanese per essere riconosciuti cittadini: circa 100.000 beduini arabi secondo i dati, assolutamente approssimativi, vivono nel Libano orientale. Badu, o Beduini, sono coloro che originariamente vivevano nella badia, il deserto; comunità nomadi appunto che, con la definizione degli “stati nazione” e l’individuazione di confini precisi in Medio Oriente, hanno abbandonato “la migrazione”. Ma è difficile dire quanti beduini vi siano esattamente in Libano oggi, dato che non figurano nelle statistiche demografiche: secondo Faysal Kak, professore alla Scuola di Scienze Sociali dell’Università Americana di Beirut, sarebbero tra i 50.000 e i 200.000 e la maggior parte insediati nella Valle della Bekaa.

Come molte altri gruppi nomadi, vedi i beduini in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, da comunità migranti, hanno abbandonato a metà del XX secolo quello stile di vita, per diventare comunità stanziali, nella parte orientale del Libano, dove a tutt’oggi vivono, nonostante il completo disinteresse dello stato e un apparato discrimatorio simile a quello applicato ai profughi palestinesi (l’11% della popolazione libanese), confinati nei dodici campi del paese dei Cedri, senza acqua né elettricità né fognature.

“Una crisi umanitaria” l’ha definita l’antropologa Hiba Morcos, che sta portando avanti una ricerca sul diritto di cittadinanza della comunità beduina libanese per la sua tesi di dottorato presso l’Università British Columbia di Vancouver. Negare la cittadinanza, significa come nel caso dei profughi palestinesi, negare l’accesso alla partecipazione politica del paese, allo spazio pubblico, all’educazione e al sistema sanitario, ai più elementari diritti che un paese democratico dovrebbe assicurare, quali il diritto al lavoro e all’istruzione ma anche la libertà di associazione.

L’unica legge che regola la nazionalità e il diritto di cittadinanza in Libano, è datata 1925, e garantisce la cittadinanza a tutti gli uomini e le donne che vivevano nel 1914, sotto l’Impero Ottamo, sul territorio rappresentato oggi dal Libano: nati ovviamente da “padre libanese”. Nessuna possibilità invece per chi nel paese dei Cedri vi risiede, da decenni.

La mancanza di dati statistici ufficiali rende poi le analisi demografiche della società libanese difficili se non impossibili: sotto il mandato francese, venne condotto l’ultimo censimento ufficiale, nel 1932; in quel caso anche alcuni beduini si registrarono, ottenendo così la cittadinanza ma non tutti intrapresero questo processo dal momento che, come spiega l’antropologa Morcos, “a quei tempi, i beduini che erano di fatto pastori, sentivano un forte legame con la terra e non con il concetto moderno di “stato nazione”, specialmente dato che si trattava di un provvedimento che avveniva sotto la legge francese”.

Nel 1994, un decreto presidenziale, fortemente contestato, ha concesso la cittadinanza a circa duemila persone; ma le lungaggini burocratiche, la disorganizzazione mostrata dal governo, la negligenza delle autorità politiche e locali fece si che pochi beduini potessero usufruire del decreto e alcune famiglie sono state lasciate in situazioni a dir poco surreali, con alcuni membri che risultano effettivamente cittadini libanesi e altri sprovvisti di cittadinanza, “sans papiers” a tutti gli effetti e quindi perseguibili dalla legge. Una legge contro la quale continuano giornalmente a lottare, perché sia riconosciuto loro il diritto ad un’esistenza dignitosa. Nena News

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