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Algeria: il regime spara, salgono a cinque i morti

"La chiusura di ogni spazio d'espressione non lascia che la rivolta come mezzo di contestazione - ha denunciato il principale partito d'opposizione, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia - Davanti ad una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo e la repressione"

(9 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Algeria: il regime spara, salgono a cinque i morti

foto: www.nena-news.com

"La chiusura di ogni spazio d'espressione non lascia che la rivolta come mezzo di contestazione - ha denunciato il principale partito d'opposizione, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia - Davanti ad una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo e la repressione" servizio della redazione con fonti di varie agenzie e del quotidiano Il Manifesto

Roma, 09 gennaio 2011, Nena News (foto AP dal sito msnbc.msn.com) - Proseguono le proteste in diverse regioni dell'Algeria dove da giorni migliaia di manifestanti, in gran parte giovani, protestano contro il carovita, la disoccupazione e la mancanza di alloggi per le famiglie piu' povere. Nuove dimostrazioni sono scoppiate in Cabilia ma anche ad Annaba e Tipaza, piu' calma la situazione ad Algeri. Il regime ha ordinato alla polizia di aprire il fuoco e sino ad ora quattro, forse cinque, manifestanti sono morti e 800 persone sono rimaste ferite. Il principale quotidiano francofono algerino, El Watan, riferiva ieri di un quarto manifestante ucciso. La quinta vittima sarebbe un uomo morto durante l'assalto al suo negozio. Ieri a morire negli scontri erano stati un giovane di 18 anni, ad Ain Lahdjel, 200 km ad est della capitale, e un ragazzo rimasto carbonizzato all'interno di un hotel incendiato dai manifestanti nei pressi di Boumerdes. Un uomo di 32 anni era morto invece a Bou Smail perche' colpito alla testa da un proiettile, altre fonti parlano di un lacrimogeno esploso sul volto. Ed è proprio a Bou Smail, porticciolo vicino a Tipaza, che nelle ultime ore decine di giovani sono scesi in strada e hanno affrontato le forze di sicurezza con particolare violenza, alimentata anche dalla notizia dell'uomo ucciso. A ferro e fuoco pure la berbera Cabilia, da sempre in contrasto con il potere centrale. Diverse strade della regione, tra cui la principale via di collegamento con la capitale, sono state bloccate dai manifestanti. Nel centro di Tizi Ouzou, gruppi di giovani hanno eretto barricate dando vita ad una fitta guerriglia con gli agenti in tenuta antisommossa. La protesta si è allargata ad altri villaggi della zona ma anche nei pressi di Boumerdes e Bejaia. Annaba, profondamente segnata dalle proteste dei giorni scorsi, ha vissuto questo pomeriggio nuovi momenti di tensione.

Protagonisti della protesta sono statiancora una volta giovani e giovanissimi che hanno sfogato la loro rabbia e frustrazione. "La chiusura di ogni spazio d'espressione non lascia che la rivolta e la strada come mezzo di contestazione - ha denunciato il principale partito d'opposizione algerino, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd) - Davanti ad una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo, la repressione o la corruzione». Quale che sia il risultato di queste proteste, avranno comunque contribuito al rafforzamento della resistenza cittadina e al discredito del sistema in vigore". Il ministro dell'interno ha annunciato il pugno duro contro gli autori delle violenze. "I tribunali saranno aperti e sono già stati coinvolti nei casi di giovani presi in flagrante reato di vandalismo o furto", ha detto senza precisare il numero degli arresti effettuati fino a questo momento. Secondo alcuni osservatori, proprio l'arresto di alcuni giovani anche nella capitale, potrebbe gettare benzina sul fuoco e far ripartire la protesta.

Che la tensione sia altissima lo testimonia l'annullamento di tutte le partite del campionato di calcio in programma nei giorni scorsi. Dall'inizio dell'anno in Algeria si registrano scontri dovuti al forte rincaro dei prezzi dei generi di prima necessità e ai problemi legati alla mancanza e precarietà di case, ma anche a più generali rimostranze di tipo politico e sociale - come l'alto tasso di disoccupazione, ufficialmente all'11% ma intorno al 25% -, che covano sotto la cenere. Gli incidenti sporadici di prima si sono andati intensificando a partire da mercoledì scorso e ieri si sono ripetuti, come ci si aspettava, dopo la preghiera del venerdì nonostante un forte dispiegamento di forze anti-sommossa di fonte alle mochee. Gente comune, giovani e giovanissimi anche di 10-12 anni (in Algeria il 75% degli abitanti ha meno di 30 anni) sono scesi in strada attaccando i negozi e bruciando copertoni e cassonetti dell'immondiazia, lanciando pietre contro i poliziotti che hanno risposto con i gas lagrimogeni.

Scontri e incidenti sono stati segnalati anche a Costantina, Orano, Bejaja, Annaba, Tizi Ouzou, Tipaza, Djelfa, Ouargla, Blida, Tabessa (al confine con la Tunisia), oltre che in diversi quartieri di Algeri , fra cui anche quello emblematico e popolare di Bab el-Oued, l'epicentro del movimento di protesta del 1988 - «la guerra del cous cous» - che poi sfociò nella micidiale e sanguinosa insorgenza islamista degli anni '90. Scene di rivolta e di guerriglia urbana. Il governo non ha fornito dati ufficiali, ma arresti e feriti sono molti.

Il governo del presidente Bouteflika e dell'Fln - la cui politica autocratica d'élite è uno degli obiettivi della frustrazione e della rabbia popolari - sta cercando di contenere l'ondata di protesta e ha convocato un consiglio dei ministri per oggi nel tentativo di correre ai ripari e frenare il forte aumento dei prezzi di principali prodotti alimentari. Dall'inizio dell'anno i prezzi di zucchero, olio, farina e cereali sono aumentati fra il 20 e il 30%. Il ministro del commercio, Mustafa Benbada, ha annunciato che abolirà la tassa introdotta su quei generi alimentari nella speranza di riportare i prezzi ai livelli precedenti. Il ministro della gioventù Hachemi Djiar, ha lanciato un appello ai giovani «a dialogare in modo pacifico» e a resistere ai «tentativi di manipolazione». Incombe lo spettro dell'insurrezione islamista degli anni '90 e del radicamento del ramo maghrebino di al Qaeda, come pure delle recenti rivolte nella vicina Tunisia dell'immarcescibile presidente a vita Zine al Abidine Ben Alì (un idolo dell'occidente e degli organismi finanziari).

Un sintomo è l'arresto del n.2 del disciolto «Fronte islamico per la salvezza» (Fis), Ali Benhadj. Secondo i media algerini, Benhadj, avrebbe avvicinato i giovani manifestanti tentando di cavalcare la protesta come avvenne nelle rivolte popolari dell'ottobre '88. Il leader islamico, noto alla fine degli anni '80 per le sue prediche infuocate nelle moschee, era stato arrestato nel 1992, dopo lo scioglimento del Fis, e aveva scontato 12 anni prima e poi un altro anno. Graziato dal presidente Abdelaziz Bouteflika, ha il divieto di rilasciare dichiarazioni politiche e partecipare a manifestazioni pubbliche. Il figlio, Abdelkader, si è arruolato in al Qaeda per il Maghreb islamico e, secondo alcune voci, sarebbe stato ucciso durante l'ultima operazione anti-terrorismo in dicembre nella Cabilia.

Nel Maghreb l'incendio si sta estendendo dalla Tunisia all'Algeria. A Tunisi il 17 dicembre sono cominciati gli incidenti e almeno 3 persone sono state uccise, giovedì è stato arrestato un popolare rapper, Hamada Ben-Amor, autore di una canzone critica con Ben Alì, e sono segnalati cyber-attacchi a sostegno della protesta. In Tunisia fra l'83 e l'84 scoppiò «la guerra del pane» che portò alla caduta del vecchio Bourghiba e aprì la strada al golpe di palazzo di Ben Alì nell'87. Dopo più di 20 anni di «pace sociale» (leggi repressione) e di «forte dinamismo economico», anche in Tunisia sembra che la rivolta cominci a divampare. Nena News

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Nena News

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