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(9 Gennaio 2011)
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Roma, 09 gennaio 2011, Nena News – E’ un incendio che non accenna a spegnersi quello che avvolge da giorni il Maghreb. Le fiamme della rivolta popolare contro il carovita e la disoccupazione, specie quella giovanile, sono tornate oggi ad avvolgere la Tunisia da dove il malessere sociale era esploso nelle scorse settimane. E il bilancio è pesante. La polizia ha compiuto una strage oggi. Almeno otto persone sono state uccise nei disordini scoppiati a Tala e a Kasserine, nella regione centro-orientale del Paese. Ma fonti dell'opposizione parlano di «almeno venti morti». Ieri un ambulante si era dato fuoco a Sidi Bouzid e quattro dimostranti erano rimasti feriti in scontri con le forze dell'ordine a Regeb, località a 210 chilometri ad ovest di Tunisi. In Algeria invece il bilancio aggiornato è di cinque morti – quello ufficiale parla di tre vittime – e di 800 feriti. Centinaia sono gli arrestati.
Di fronte al bagno di sangue, oggi uno dei leader storici dell'opposizione tunisina, Ahmed Nejib Chebbi, si è appellato al presidente-dittatore Zine Abidine Ben Ali affinché ordini alla polizia l'ordine di non sparare più per salvare la vita a cittadini innocenti e rispettare il loro diritto a manifestare. Deve «far cessare il fuoco», ha detto il capo del Partito democratico progressista, denunciando che a Tala e a Kasserine i reparti antisommossa «ha sparato sui cortei funebri». Ieri era stato schierato l’esercito a Tala dopo l'assalto a una banca e ad alcuni edifici pubblici e oggi, secondo testimonianze raccolte dall’agenzia francese Afp, la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti. A Kasserine sarebbe stato ucciso un bambino di 12 anni ma la notizia attende ancora una conferma.
In Tunisia la rivolta contro il carovita e la disoccupazione è iniziata il 17 dicembre dopo che un ambulante laureato si era dato fuoco a Sidi Bouzid per protestare contro la polizia che gli aveva sequestrato la merce. L’uomo è morto il 5 gennaio per le ustioni ma nel frattempo la protesta si è allargata al resto del paese. Il 26 dicembre a Regueb e a Souk Jedid durante le proteste scoppiate proprio sull'onda del tentato suicidio dell'ambulante sono stati dati alle fiamme una banca ed edifici pubblici. Ieri un altro venditore ambulante si è dato fuoco ed è in gravi condizioni. La protesta si era allargata alla capitale il 27 dicembre, coinvolgendo anche giovani laureati che chiedono il diritto al lavoro e la fine della corruzione, con una dozzina di feriti e ieri, sempre a Tunisi, si è tenuta una manifestazione indetta dall'Unione Generale dei Lavoratori Tunisini per chiedere «pane e dignità ». Nel corso delle settimane manifestazioni, proteste e tentati suicidi sono stati segnalati anche a Jendouba, nel nord del Paese, a Jbeniana, più a sud vicino a Sfax, e Metlaoui. Nena News
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