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Tunisia: sinistra protagonista della rivolta

Il Partito Comunista degli Operai rinnova l'invito a convocare un’assemblea nazionale dell'opposizione tunisina che consolidare la lotta per il lavoro e contro la tirannia

(12 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Tunisia: sinistra protagonista della rivolta

foto: www.nena-news.com

La Tunisia vive dal 17 dicembre 2010 una rivolta popolare contro la disoccupazione, l’emarginazione, la povertà, il caro vita, l’osceno sfruttamento, la corruzione, l’ingiustizia e la tirannia. Questa protesta popolare è partita dalla città Sidi Bouzid per allargarsi a tutte le regioni del paese. La povertà e la tirannia subite nella città, sono un fenomeno generale che colpisce tutta la popolazione tunisina. La rabbia e l’indignazione è la stessa in tutto il paese.

Il regime poliziesco e dittatoriale del presidente Ben Ali ha affrontato la rivolta con il suo solito stile. Basandosi sulla disinformazione, l’inganno, le menzogne e la repressione brutale della polizia che ha sparato alla disarmata massa popolare, uccidendo dei manifestanti disarmati. Tutto ciò con l’intenzione di reprimere le proteste in modo rapido e impedire il suo allargamento al resto del paese. Questo metodo non è riuscito questa volta, ha alimentato la protesta e ha ampliato il suo raggio e ha spinto i manifestanti a trasformare le loro richieste di rivendicazioni sociali alle esigenze politiche d’interesse per le libertà. Anche quando il discorso di Ben Ali nel dodicesimo giorno della rivolta per rilanciare false promesse e giuramenti a diminuire la repressione, nessuno gli ha creduto e le masse hanno risposto che la protesta deve continuare.

I manifesti e gli slogan proposti dalla massa in rivolta dal sud al nord sono un chiaro segnale dell’accumulo nella coscienza dei tunisini nel corso degli ultimi 20 anni del regno di Ben Ali. Slogan tipo: ” il lavoro è un diritto banda dei ladri”, ”levate le mani dal paese banda di corrotti”, ”lavoro, libertà, dignità”, ”libertà, libertà non presidenza tutta la vita”, ” abbasso il partito della costituzione, abbasso i torturatori del popolo”, ” Ben Ali il vigliacco, il popolo non va offeso”, ” non, e non ai ladri della finanziaria”…

Finalmente le masse popolari hanno capito che sono governate ma non rappresentate e che il sistema rappresenta "una banda di ladri ", una manciata di famiglie che hanno saccheggiato le risorse del paese, venduto al capitale straniero, che priva le persone della loro libertà e i loro diritti, usando la forza brutale dell'apparato statale, trasformato in un "Stato di famiglie ", peri umiliare e soggiogare e intimidire il popolo e dissuaderlo dalla lotta. Rendendo la Tunisia, una grande prigione e la tortura una regola e metodo di governo.

La popolazione chiede il cambiamento con la convinzione che le aspirazioni alla libertà, la democrazia e la giustizia sociale non possono essere realizzate sotto il regime di Ben Ali. Le masse popolari proprio attraverso la lotta, attraverso l'Intifada, non vogliono più la dittatura, e questo è un nuovo processo che si apre in Tunisia.

Il popolo tunisino ha bisogno di un nuovo governo democratico, nazionale e popolare che nasce dalla volontà e dalla rappresentanza dei propri interessi. E un tale sistema non può avvenire da quello attuale e delle sue istituzioni o la sua costituzione o le sue leggi, ma dalle sulle rovine attraverso un’assemblea costituente eletta dal popolo in condizioni di libertà e trasparenza, dopo aver messo fine alla tirannia. Il compito di un Consiglio popolare è la stesura di una nuova Costituzione che pone le basi per la Repubblica democratica e le sue istituzioni e le sue leggi.

Le proteste popolari sono ancora in corso, nessuno può prevedere né la durata né lo sviluppo. In tutti i casi, la Tunisia sta entrando in una nuova fase della sua storia caratterizzata dalla crescita del popolo e la voglia di ripristinare la libertà, i diritti e la dignità.

Questa situazione pone la responsabilità dell'opposizione, in particolare la sua parte più radicale di trovare nuove soluzioni politiche che mettano al centro le esigenze del popolo tunisino per la programmazione di un piano di cambiamento generale della Tunisia.

L'opposizione con tutte le forze politiche e non, è invitata a consolidare le fila in vista del cambiamento democratico, per formare l'alternativa alla tirannia e alla dittatura.

Il Partito Comunista degli Operai rinnova l'invito a convocare un’assemblea nazionale dell'opposizione tunisina che affronterà la questione il più rapidamente possibile.

Si rinnova anche l'invito per il coordinamento quotidiano a livello nazionale e locale per sostenere i movimenti popolari, e diretto verso le richieste concrete e specifiche in modo da non porre fine al movimento. Tra le richieste più importanti e immediate:stop alle campagne di oppressione, la liberazione di tutti i detenuti e presentare il conto ai responsabili della repressione, della tortura, del saccheggio dei beni e delle uccisioni mirate dei cittadini e cittadine, la revoca di tutte le restrizioni di sicurezza, di libertà giuridiche e pratiche, di espressione, di organizzazione e manifestazione.

L'adozione di misure immediate per il lavoro, della garanzia del reddito, della salute e l’immediata riconoscimento del sindacalismo di base e indipendente dei precari e disoccupati.

Il Partito Comunista degli Operai rimarrà, come sempre è stato dalla parte dei lavoratori, dei deboli e dei poveri in prima linea per un nuovo ordine in Tunisia per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale.

(da un comunicato diffuso dal Partito Comunista degli Operai della Tunisia)

http://www.albadil.org

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