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Bentornata età della pietra

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(27 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Dopo l'Algeria e la Tunisia, anche l'Egitto in rivolta

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Libia, seif al islam minaccia ma regime vacilla

Seif al Islam, figlio di Gheddafi, prova ad intimidire i libici annunciando una repressione durissima ma l'insurrezione non cessa. Bengasi sarebbe stata "liberata", scontri a Tripoli. Reparti dell'esercito si schierano con la rivolta. I morti sono circa 300.

(21 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

 Seif al Islam Gheddafi

nella foto Seif al Islam Gheddafi durante il discorso televisivo che ha rivolto ieri sera alla nazione

Roma, 21 febbraio 2011, Nena News (nella foto Seif al Islam Gheddafi durante il discorso televisivo che ha rivolto ieri sera alla nazione) - Ha promesso riforme e una nuova Costituzione Seif al Islam Gheddafi, il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, che ieri sera in diretta tv si è rivolto alla nazione mentre nelle strade, non più solo di Bengasi e di altre città della Libia orientale ma della stessa capitale Tripoli, proseguivano gli scontri tra forze di sicurezza e rivoltosi che da quattro giorni insanguinano il paese. «Siamo a un bivio: o stiamo uniti e facciamo le riforme insieme o per decenni avremmo la guerra in casa», ha avvertito Seif al Islam Gheddafi con tono minaccioso e non mancando di agitare ripetutamente l'indice della mano destra a scopo intimidatorio.

Il figlio di Gheddafi ha ripetuto la tesi scontata fornita in questi giorni dal regime. La Libia, ha detto, è vittima di un complotto esterno, corre il rischio di perdere il petrolio e di tornare preda del colonialismo. Come se la politica del padre non avesse riconsegnato a prezzo stracciato parte delle risorse del paese a quelle che un tempo erano le potenze coloniali che occupavano Africa e Vicino Oriente, a cominciare dall'Italia.

Torna ancora una volta la teoria della "congiura di paesi nemici" già espressa dai presidenti ora deposti di Tunisia ed Egitto, Ben Ali e Mubarak. Anche Seif al Islam, che pure passa per un riformista, un "illuminato", ha mancato di riconoscere che l’assenza di democrazia e libertà e il potere assoluto detenuto da leader come suo padre (al potere da 40 anni), sono alla base delle rivolte popolari che infiammano da settimane il mondo arabo.

Il figlio di Gheddafi ha anche ridimensionato il bilancio di morti, che invece sarebbero almeno 233 per Human Rights Watch (300 per altre fonti), e, infine, ha "avvertito" la popolazione che l’Esercito ha il compito di riportare l'ordine con ogni mezzo, sottolineando che in Libia i militari non sono come in Tunisia ed Egitto, paesi nei quali le Forze Armate si sono schierate con le popolazioni. Dichiarazioni che contrastano con le notizie di reparti dell'esercito (e anche della polizia) passati dalla parte dei rivoltosi soprattutto a Bengasi. La stampa araba punta molto oggi sulle defezioni nell'Esercito libico che nella parte orientale del paese non sarebbe piu' agli ordini del regime.

In ogni caso le minacce non fermano l’insurrezione. Oggi e' prevista una nuova manifestazione antigovernativa a Bengasi, la seconda citta' della Libia, che sarebbe nelle mani dei rivoltosi. Cosi' come Bedia sarebbe sotto il controllo di movimenti islamici. Siti indipendenti riferiscono di migliaia di rivoltosi armati che sarebbero giunti alle porte di Tripoli. Il sito B.R.Q News Network riferisce di 10mila manifestanti in strada contro Gheddafi a Zletin e di scontri violenti sono in corso a Bab Al-Aziziyya (Tripoli) tra migliaia di dimostranti e mercenari al servizio del regime. Sembra massiccio, sulla base di informazioni giunte in queste ultime ore, l'utilizzo di mercenari stranieri. Si tratta di migliaia di uomini ben pagati da Gheddafi provenienti non solo da vari Paesi africani ma anche dall'Europa, pare dalla Serbia.

Sembrano infondate intanto le voci di una fuga dal paese di Muammar Gheddafi, dato ieri sera in volo per Caracas. Il despota libico si troverebbe ancora a Tripoli.

Nena News

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