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(23 Aprile 2011) Enzo Apicella

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Contro l'interventismo militarista in Libia e i suoi apologeti.

Per l’autodeterminazione dei popoli magrebini.

(9 Marzo 2011)

Valter Veltroni si straccia le vesti a favore di una mobilitazione contro il regime di Gheddafi, chiedendo a gran voce di scendere in piazza al fianco di non meglio precisati “patrioti libici”. Lo fa accusando coloro che si mobilitarono contro l’aggressione all’Iraq di tacere di fronte a ciò che succede in Libia in questi giorni.

Ricordiamo a mr. Veltroni che mentre lui sosteneva apertamente le guerre di aggressione contro l’Iraq, l’ex Jugoslavia e l’Afghanistan milioni di uomini e donne scendevano in piazza per chiedere la fine di massacri costati la vita - in venti anni di “missioni di pace” - a centinaia di migliaia di civili innocenti.

I numeri del movimento pacifista e contro la guerra si sono drasticamente ridotti in questi anni grazie anche alle politiche guerrafondaie del centro – sinistra, appoggiate durante l’ultimo governo Prodi financo dalla cosiddetta ex sinistra “radicale”. Non a caso oggi sia il primo (Veltroni) che le ultime cercano affannosamente un nuovo posizionamento politico dopo essere stati defenestrati dagli elettori.

Il movimento contro la guerra in questi giorni si è mobilitato al fianco delle comunità magrebine, scese in piazza per sostenere le salutari rivolte che stanno sconvolgendo il Maghreb e molti altri paesi africani.

La solidarietà nostra va ai popoli in lotta contro tutti i regimi messi in discussione dai moti popolari, senza cadere nei tranelli costruiti ad arte per giustificare nuove ingerenze o invasioni imperialiste, così come sta avvenendo in questi giorni nel caso libico.

In Libia, a differenza di tutti gli altri paesi, siamo di fronte ad una rottura interna al gruppo dirigente della “Jamahiriya”, il sistema tribale con il quale Muhammar Gheddafi governa da oltre quaranta anni quel paese. Sappiamo da fonti dirette di una spaccatura tra grandi tribù (composte di centinaia di migliaia di componenti ciascuna) che oggi si fronteggiano armi alla mano in una dolorosa guerra civile, che formalizza la fine ad un’esperienza nata come anticolonialista (il golpe di Gheddafi defenestrò un fantoccio della corona inglese, l’allora re Idris), ma da molto tempo corrottasi dall’interno, a causa di scelte neoliberiste e compromessi vergognosi con i governi occidentali.

Veltroni sceglie oggi di divenire la punta di diamante della “mobilitazione contro Gheddafi” mentre le navi militari italiane rientrano nei porti libici e le portaerei statunitensi presidiano minacciosamente le coste della Tripolitania e della Cirenaica. Evidentemente ha bisogno di accreditarsi di fronte a padrini in grado di risollevarlo dalla miriade di débâcle politiche che costellano la sua carriera. Padrini potenti, come ENI, Finmeccanica, FIAT, Unicredit , tutti in attesa di rientrare in Libia sul carro dei vincitori, per spartirsi un succulento “bottino di guerra” fatto di petrolio, gas, crediti esigibili, mano d’opera a basso costo.

Il movimento contro la guerra è vaccinato da tempo dalla propaganda filo – imperialista che prepara il terreno alle aggressioni neo colonialiste, e non sarà certo un Veltroni di turno a confondergli le idee.

Dal primo giorno siamo stati al fianco dei giovani maghrebini che lottano per libertà e diritti sociali. Saremo di nuovo in piazza se i venti di aggressione esterna, che spirano forte sui cieli di Libia, dovessero superare i livelli di guardia. Per l’autodeterminazione del popolo libico e di tutti i popoli in lotta in Nord Africa, non certo per assecondare la tristemente nota “pax occidentale”, alla quale in queste ore stanno alacremente lavorando le diplomazie euro/ statunitensi e i loro tirapiedi.

La Rete nazionale Disarmiamoli!

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