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Il dilemma dei generali

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(23 Giugno 2012) Enzo Apicella

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Siria: continua la rivolta. e la repressione.

Ormai e’ ufficiale: sommovimenti e rivolte sono in corso anche in Siria. “No more fear!” gridano i manifestanti. Truppe e posti di blocco in vigore da ieri nella città di Daraa, nel sud del paese. Dure le condanne di Human Rights Watch, contro la violenza usata dal governo.

(23 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria: continua la rivolta. e la repressione.

foto: www.nena-news.com

Damasco, 22 Marzo 2011, Nena News (foto Al Jazeera) - L’epicentro della protesta si trova a Daraa, cittadina nel sud del paese al confine con la Giordania dove lunedì per il quarto giorno consecutivo, si sono tenute manifestazioni contro le autorità governative, dopo che venerdì la repressione della polizia aveva causato almeno 4 vittime. Lunedì le vittime sono salite a 6, in seguito alla morte di un bambino di 11 anni, Mundhit Masalmi, deceduto in seguito alle inalazioni di gas lacrimogeni, sparati sulla folla, insieme a munizioni, la scorsa domenica dalle forze di polizia.

Lunedì il governo siriano ha pertanto deciso di dispiegare le truppe dell’esercito nei punti di accesso della città e ha messo in vigore posti di blocco per l’identificazione in entrata e uscita dei residenti. Le autorità hanno anche inviato nella città una delegazione di ufficiali per calmare le tensioni in atto e rilasciato 15 minorenni, detenuti per aver disegnato lo scorso venerdì, sui muri, graffiti con messaggi pro-democrazia.

Le proteste di domenica a Daraa sono state particolarmente partecipate (almeno 10.000 persone, riportano le agenzie), e i manifestanti hanno dato fuoco agli uffici del Partito Baath e a quelli della compagni di telecomunicazioni Syriatel, di cui è comproprietario il cugino di Assad. Secondo le agenzie, domenica sono scesi in strada almeno diecimila partecipanti, la polizia e’ intervenuta uccidendo un manifestante, e causando centinaia di feriti.

Si tratta dell’episodio piu’ grave da quando, martedi’ 15, dopo che il gruppo Fecebook “Syrian revolution 2011”, con 56,000 iscritti, aveva convocato una giornata di mobilitazione per richiedere riforme democratiche e la fine della legge di emergenza sulla scia dei moti tunisini ed egiziani, piccoli manifestazioni di dissenso si erano tenute a Damasco e nelle principali città del paese, subito duramente represse dalle forze di sicurezza.

Venerdi’ era stata convocata una giornata di mobilitazione: il “giorno della dignità”. Come mostrato dai video circolati su youtube e face book, le forze dell’ordine hanno utilizzato cannoni con potenti getti di acqua per disperdere i manifestanti. La città e’ stata isolata, permettendo alla popolazione solo di uscire ma non di entrare, e le comunicazioni sospese. Le forze dell’ordine sono atterrate con elicotteri nello stadio della città.

Sabato a Daraa si sono tenuti i funerali di due dei manifestanti uccisi, a cui hanno partecipato migliaia di persone, sfilando e cantando slogan che chiedono una rivoluzione e la fine della corruzione, circondate da una massiccia presenza di forze dell’ordine, che avrebbe utilizzato lacrimogeni per disperdere la folla ed ha poi proceduto ad arresti. Il presidente Bashar Al Assad ed il governo hanno subito adottato delle contromosse e fatto delle incredibili concessioni per evitare un’escalation della protesta.

Il governo ha annunciato la formazione di una commissione d’inchiesta sugli incidenti e sulle morti di venerdì a Daraa, affermando che gli ufficiali responsabili sarebbero stati perseguiti, “qualunque sia il loro grado”.

L’escalation della mobilitazione di domenica a Daraa sembra dimostrare però che le contromosse e le concessioni di Bashar- al -Asad e del regime siriano per calmare e circoscrivere la protesta sono inutili.

Le richieste dei cittadini di Daraa includono il rilascio dei prigionieri politici, la chiusura degli uffici dei servizi segreti (la temibile mohabarat) a Daraa, le dimissioni del governatore, un processo pubblico per i responsabili delle uccisioni e l’eliminazione dell’autorizzazione dei servizi segreti per la compravendita di proprietà.

Da venerdì un gruppo di 10 donne arrestate lo scorso 16 marzo durante una protesta davanti al ministero dell’interno, e’ entrata in sciopero della fame, unendosi così alla sciopero della fame di altri 12 prigionieri, esponenti delle opposizioni.

I filmati su youtube delle manifestazioni dei giorni scorsi mostrano i partecipanti che gridano “Dio, Siria, liberta’”, (parafrasando lo slogan del partito Baath “Dio, Siria, Bashar) e “il popolo siriano non vuole essere oppresso”, “il popolo vuole la fine della corruzione”, senza però citare esplicitamente la caduta regime, segnale anche della larga volontà di parte della popolazione che sia il presidente ad effettuare le riforme democratiche.

Hatem Al- Maleh, avvocato, figura di spicco dell’opposizione, uscito di prigione due settimane in occasione di un’amnistia di Bashar, ha dichiarato che l’oligarchia dominante si dimostra incapace di mettere in atto le riforme necessarie per evitare la crisi. “Tutte le province si rivolteranno. C’e’ un consenso generale tra la popolazione che il regime e’ insostenibile. La corruzione ha mangiato il sistema fino all’osso e vige l’impunita’ per le forze di sicurezza”. “La rivoluzione e’ alle porte ed il regime sta ancora flirtando con il cambiamento” ha dichiarato in un’intervista alla BBC lunedì.

Secondo il sito “all4syria”, espressione di un gruppo di opposizione con sede a Dubai, se Bashar ed il regime non risponderanno prontamente alle richieste della popolazione, introducendo vere riforme democratiche, queste continueranno.

I dimostranti e l’opposizione chiedono la fine dello stato d’emergenza (in vigore da quando il Baath ha preso il potere nel 1963), la liberazione dei prigionieri politici, la fine del regime del partito unico e libere elezioni multipartitiche, libertà di stampa e di espressione, miglioramento delle condizioni economiche, lo smantellamento del pervasivo sistema di sicurezza.

A Damasco, riferiscono gli inviati di Nena News, “il regime di paura della popolazione, quasi tangibile, continua a rimanere solido, e infatti sono pochissime le persone che si “azzardano” ad esprimere opinioni sugli avvenimenti di questi giorni o quando lo fanno, abbassano la voce”. “Molti siriani sembrano autenticamente credere che il presidente Bashar sia un riformatore che potrebbe portare ad un cambiamento democratico nel paese e molti esprimono la paura che la caduta del regime secolare potrebbe portare a conflitti interetnici ed interreligiosi.”

Ma gli eventi di questi giorni e la rivolta a Daraa sembrano dimostrare che anche in Siria il silenzio e la paura sono state squarciate.

Nena News

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