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Obama e la Tunisia

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Rabih sulle orme di malcom x

"L'angolo del patriota", il blog del giovanissimo italo tunisino Rabih e' stato uno dei più attivi durante la rivoluzione, ma anche ora continua il suo ruolo di informazione e commento di cio' che accade in Tunisia

(29 Agosto 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Rabih sulle orme di malcom x

foto: www.nena-news.com

Tunisi, 29 agosto 2011, Nena News - Nessuno vi può dare la libertà. Nessuno vi può dare l'uguaglianza o la giustizia. Se siete uomini prendetevela. Malcom X.

Si apre con questa citazione il blog “L’angolo del patriota”, gestito dal giovanissimo Rabih, italo tunisino, tra i blogger più attivi durante la rivoluzione, ma anche dopo. “I primi problemi con la censura li ho avuti in dicembre, quando ho messo sul blog le traduzioni in italiano dei tabulati di Wikileaks riguardanti la Tunisia- racconta durante il nostro incontro in una calda serata di fine agosto- ho iniziato ad avere sabotaggi in rete e mi è stato intimato di chiudere il blog pena l’esilio a vita dalla Tunisia”.

Rabih però non si fa intimorire, continua la sua attività di blogger, fino ai giorni di gennaio, quando copra un biglietto aereo per la Tunisia “che però mio padre ha strappato, temeva per la mia incolumità e non posso biasimarlo. Avrei voluto essere in piazza con la mia gente, invece ho seguito la cacciata di Ben Alì dal web”.

Da gennaio Rabih diventa un personaggio a Palermo, per la sua attività di informazione. Ma i problemi con la persona che lo minacciò non diminuiscono, anzi. In Tunisia “ad oggi è cambiato poco perché è logico che non si trasforma un paese in pochi mesi- valuta il ragazzo- occorreranno almeno 6 o 7 anni: nell’amministrazione, così come nel sistema dell’informazione, ci sono ancora le persone implicate con il vecchio regime, è un apparato tentacolare che è difficile da smantellare”. L’aspetto che però il giovane blogger non si aspettava è che anche le istituzioni periferiche siano rimaste ammorbate dalla stessa malattia.

Ancora a maggio, quindi dopo 4 mesi abbondanti dalla cacciata di Ben Alì, riceve nuove minacce da parte di un personaggio interno al consolato tunisino a Palermo, un uomo molto potente che fa paura a molti: “sono stato minacciato di morte anzi, le minacce sono state però fatte tramite mia madre, che si è molto spaventata. Mi è stato detto che dovevo smettere di essere un attivista così come di smettere di organizzare eventi per far conoscere la rivoluzione tunisina. Altrimenti mi avrebbero ucciso”.

Rabih si trova in una situazione difficile, ha paura soprattutto per la sua famiglia ma non vuole lasciare la lotta. Si sente anche un po’ isolato “perché la comunità tunisina di Palermo ha molta paura di questa persona e quindi non mi sta vicina- ammette, ricordando però con affetto- la comunità di Mazara del Vallo, le associazioni della sinistra palermitana, del Forum antirazzista e alcuni singoli personaggi, come Zaher Darwish della Cgil”.

Per il 14 maggio viene organizzata una manifestazione per chiedere al consolato un ricambio del personale, ma Rabih riceve nuove minacce: “mi hanno detto che mi avrebbero segnalato alla digos come potenziale terrorista” . Il ragazzo non partecipa al corteo ma non demorde: tornato in Tunisia e contatta un giornalista del giornale vicino al sindacato Ugtt, che fa uscire la vicenda in prima pagina, ottenendo una buona eco.

Rabih capisce che più si diffonde la notizia più è protetto. Anche per questo continua la sua battaglia per l’informazione libera, anche se ci tiene a sottolineare: “la mia non è una vicenda privata, riguarda tutti i tunisini di Palermo e la pulizia che resta da fare nelle istituzioni, ovunque esse siano. La persona vicina al consolato è ora indagata per corruzione, ha cercato di parlarmi più volte ma io mi rifiuto perché non rappresenta nessuno. Il console da parte sua mi ha detto che non può fare nulla per questa vicenda perché le minacce non sono avvenute all’interno del consolato”.

Rabih ha passato il Ramadan a Tunisi, con la famiglia, ma ora rientra a casa, a Palermo, dove vive e da dove continuerà ad appoggiare il cammino di cambiamento del suo paese, con uno strumento che si è rivelato decisivo in quei giorni di gennaio: la rete. Sul suo blog si trovano molte notizie di prima mano, in italiano e in inglese, frutto delle sue esperienze con i tunisini che sono sbarcati a Lampedusa e dei suoi incontri estivi nei campi profughi al confine con la Libia, da dove ha raccolto storie terribili che fanno capire a quale prezzo viene pagata la libertà.

IRENE PANIGHETTI
Nena News

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