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Egitto: basta legge d'emergenza

Tra i cinquantamila egiziani ieri in piazza Tahrir c'era anche l'attore Sean Penn a dire basta allo stato d'emergenza e a chiedere emendamenti alla legge elettorale.

(2 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: basta legge d'emergenza

foto: www.nena-news.com

Roma, 01 ottobre 2011, Nena News - C'era anche Sean Penn ieri tra le circa 50mila persone scese in piazza Tahrir e nelle strade del centro del Cairo per chiedere emendamenti alla nuova legge elettorale e la fine dello stato d'emergenza. «Il mondo è ispirato dall'appello alla libertà della coraggiosa rivoluzione dell'Egitto», ha detto la star americana, maglietta e occhiali scuri, notando che non si tratta di «un processo che si conclude in 24 ore, ci sono ancora ostacoli davanti, ci sono questioni costituzionali, c'è la transizione del potere dall'esercito al popolo». «Siamo qui in segno di solidarietà e per sostenere la libertà dei nostri fratelli egiziani», ha aggiunto Penn accompagnato in piazza Tahrir dal noto attore egiziano Khaled El Nabawy. La presenza di Penn ha contribuito a dare risalto a questo nuovo venerdì di proteste nella piazza simbolo della rivolta contro l'ex presidente Hosny Mubarak e divenuta ora il palcoscenico della delusione e della frustrazione di chi ha dato tutto per cambiare l'Egitto e rifiuta la «normalizzazione» desiderata dai militari al potere.

Al Cairo e in altre città ieri si è manifestato non solo per chiedere la revoca definitiva dello stato d'emergenza, eredità dei trent'anni di potere di Mubarak, prima delle elezioni legislative del 28 novembre.

La protesta ha riguardato anche la legge elettorale emendata dai militari che, ha spiegato ieri un dimostrante, «indebolisce il futuro Parlamento e risulta promettente solo per gli uomini del vecchio regime». Un terzo degli eletti infatti dovrà esserlo su base individuale e ciò favorisce le candidature tribali (specie nell'Alto Egitto), punto di forza in passato degli uomini del Partito nazionale democratico (Pnd) di Mubarak. Il rischio concreto è che rientrino dalla finestra i flul, personalità e deputati del vecchio regime costretti a lasciare il Parlamento dopo la caduta dell'ex raìs. Questo e altri punti della controversa legge elettorale hanno fatto scattare l'allarme tra le forze politiche. Un'alleanza composta da 95 partiti, tra cui «Libertà e Giustizia» dei Fratelli Musulmani, minaccia di boicottare il voto. Ma questo fronte del rifiuto non è unito e prevalgono gli interessi di parte. I Fratelli Musulmani e i principali partiti salafiti, certo non per caso, non hanno aderito alla manifestazione di ieri. Una assenza che ha limitato le presenze in piazza Tahrir. Secondo il noto avvocato islamista Muntazer Zayyat, intervistato dalla televisione Rotana Masreya, i Fratelli musulmani non hanno interesse ad alimentare nuove proteste popolari e causare un rinvio delle elezioni. Zayyat sostiene che il principale movimento islamista egiziano, forte di un patto segreto con il partito di destra Wafd e di intese in alcune città-chiave, come Alessandria, con i principali partiti salafiti, sa di poter conquistare almeno il 50% dei seggi del futuro Parlamento. I Fratelli musulmani si battono contro le candidature individuali perché limitano le potenzialità delle liste di partito e, di conseguenza, anche il loro possibile successo elettorale.

La road map tracciata dai generali del Consiglio delle Forze armate, suscita inquietudine anche in sei aspiranti candidati alle presidenziali egiziane, tra i quali l'ex segretario generale della Lega Araba Amr Moussa. In una lettera pubblica i sei sottolineano che le presidenziali dovrebbero tenersi prima della fine del 2012. «Il periodo di transizione - si legge - deve essere accorciato per consentire lo svolgimento delle elezioni parlamentari e raggiungere gli obiettivi della nazione, ovvero il trasferimento pacifico dei poteri a un'amministrazione civile eletta prima del marzo 2012». Nel testo si parla anche della necessità di «emendamenti» legislativi che consentano «elezioni libere» e garantiscano «l'indipendenza della magistratura dal potere esecutivo».

A sorpresa non ha firmato il documento un altro candidato alle presidenziali: l'ex numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Mohammed El Baradei. Secondo il quotidiano liberal al-Masry al-Youm, El Baradei non sarebbe d'accordo con gli altri riguardo alle priorità della transizione e continua a chiedere che la nuova Costituzione prima venga riscritta prima del voto. (mi.gio.) Nena News

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