">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Il bestiario

Il bestiario

(12 Agosto 2013) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Palestina occupata)

Prigionieri esiliati in qatar, turchia e siria

Netanyahu si preparerebbe a liberare anche 81 prigionieri egiziani scambiandoli con due israeliani: Ilan Grapel, accusato di spionaggio, e Oda Tarabin. Prosegue lo sciopero della fame dei prigionieri palestinesi che rimarranno in carcere

(17 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Prigionieri esiliati in qatar, turchia e siria

manifestazione di solidarietà a favore dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane - foto: nena-news.globalist.it

EMMA MANCINI
Beit Sahour (Cisgiordania), 17 ottobre 2011, Nena News (nella foto, manifestazione di solidarietà a favore dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane) – A ventiquattro ore dallo scambio di prigionieri che prevede la liberazione del soldato Gilad Shalit e di un primo blocco di 477 detenuti politici palestinesi, in Israele divampano le polemiche, mentre Hamas si prepara ad accogliere al Cairo i quaranta prigionieri che verranno mandati in esilio all’estero. Israele si preparerebbe inoltre a liberare 81 prigionieri egiziani scambiandoli con due israeliani: Ilan Grapel, accusato di spionaggio, e Oda Tarabin. La notizia è stata data dal quotidiano Al Ahram. La maggior parte degli egiziani sono beduini e detenuti per reati comuni. Secondo l'agenzia egiziana MENA, la liberazione dei due israeliani rientrerebbe in uno sforzo complessivo per allentare le tensioni tra il Cairo e Tel Aviv. Il passo successivo potrebbe essere il ritorno dell' ambasciatore israeliano al Cairo dopo un'assenza di circa un mese, in seguito all'assalto all'ambasciata israeliana da parte di manifestanti egiziani.

Questa mattina il vicepresidente dell’Ufficio Politico del partito islamico, Mousa Abu Marzouk, è volato nella capitale egiziana insieme ad una delegazione di Hamas. Abu Marzouk ha detto in un’intervista che tre Paesi hanno acconsentito ad accogliere i prigionieri esiliati: Qatar, Turchia e Siria le destinazioni. Il portavoce del braccio militare di Hamas, Abu Obadiah, ha aggiunto che Israele e Egitto si incontreranno una volta all’anno per rivedere lo status dei prigionieri deportati all’estero.

Sul fronte israeliano, fonti dell’esercito hanno confermato che la liberazione del caporale Shalit avverrà domani, al confine di Rafah, dove ieri sono stati inviati centinaia di soldati israeliani. Dall’Egitto Shalit sarà poi trasferito in Israele, dopo la liberazione della prima “tranche” di prigionieri palestinesi. I successivi 550 saranno liberati nei successivi due mesi, ma ancora nessuna lista di nomi è stata resa nota.

Ma non mancano le polemiche. A sollevarle i familiari delle vittime degli attentati che si sono rivolti oggi all’Alta Corte di Giustizia per bloccare lo scambio. Mentre i genitori di Shalit (presenti oggi in aula) chiedono al tribunale con sede a Gerusalemme di rigettare subito il ricorso che impedirebbe il ritorno del figlio, i familiari delle vittime criticano duramente la scelta di inserire nella lista dei 1.027 prigionieri palestinesi anche i responsabili di attentati.

Tra loro, Ahlam Tamimi, complice di un attentatore suicida in una pizzeria israeliana di Gerusalemme; Amneh Muna, mente del rapimento e dell'uccisione di un 16enne nel 2001; Walid Anajas responsabile dell'organizzazione dell'attentato che colpi' il Moment Cafè di Gerusalemme, e Husam Badran organizzatore dell’attentato del 2001 contro il delfinario di Tel Aviv.

Non si ferma intanto lo sciopero della fame in atto nelle carceri israeliane e cominciato il 27 settembre dai detenuti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Al ventunesimo giorno di protesta, stanno seriamente peggiorando le condizioni di salute di numerosi prigionieri, tra cui quelle del segretario generale del PFLP, Ahmad Saadat. A comunicarlo questa mattina alla Voice of Palestine Radio il ministro palestinese per i Prigionieri, Essa Qaraqe’: a causa del serio peggioramento delle sue condizioni, le autorità israeliane hanno deciso ieri sera di trasferirlo dalla sua cella di isolamento all’ospedale della prigione di Ramla.

I circa 2000 prigionieri palestinesi impegnati nello sciopero della fame comunque non cedono. Lo stesso Saadat ha fatto sapere in una lettera alla stampa che “lo sciopero continuerà, fino alla morte o alla dignità”. I detenuti chiedono alle autorità israeliane la fine delle pratiche che violano le Convenzioni di Ginevra e la legge internazionale. E qualcosa pare muoversi: sabato funzionari dell’IPS, l’amministrazione israeliana per le carceri, ha fatto sapere che Israele potrebbe porre fine alla politica dell’isolamento, in cui sono costretti oltre venti detenuti palestinesi.

Prigionieri esiliati in qatar, turchia e siria

Tenda di solidarietà ai prigionieri palestinesi a Gaza (foto: Silvia Todeschini)

Non si ferma nemmeno la rete di solidarietà nata intorno alla protesta dei prigionieri. Le tende piazzate nelle città della Cisgiordania sono diventate punto di incontro e confronto tra ex detenuti, familiari dei prigionieri e attivisti palestinesi e internazionali. “Sono stata con i famigliari e persone solidali nella tenda situata della Croce Rossa di Gerusalemme e alla tenda di Ramallah – racconta Luisa Morgantini – Sentimenti molto misti, dall’esultanza per la liberazione di un proprio figlio, alla tristezza per l’altro non ancora libero, alla preoccupazione per come andrà lo sciopero della fame dei prigionieri. C’è molta discussione anche tra i prigionieri stessi, da una parte vorrebbero continuare ma fino a quando ? Fino alla morte? Dall’altra alcuni pensano che visto che lo sciopero si mescola con lo scambio dei prigionieri, meglio smetterla per poi ricominciare per dare più forza e continuità”.

Solidarietà anche a Gaza, dove l’italiana Silvia Todeschini, attivista dell’International Solidarity Movement, ha da qualche giorno aderito allo sciopero della fame. “Ieri sera, giusto prima di tornare a casa – racconta Silvia – mi hanno fermato alcuni degli anziani alla tenda. Volevano sapere cosa ne pensassi di un certo fatto: mi hanno spiegato che la richiesta principale dei prigionieri - quella che riguardava la pratica dell’isolamento - era stata ‘quasi’ del tutto accolta, che però lo sciopero continuava fino a che non fosse stata completamente soddisfatta. Ma è il significato di questo ‘quasi’ che mi ha fatto percepire cosa significhi ‘unità’. Nelle carceri hanno aderito ufficialmente allo sciopero tutti i partiti tranne Hamas e Fatah, qui alla tenda c’è qualche rappresentante di Fatah, ma nessuno di Hamas”. Nena News

Nena News

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Palestina occupata»

Ultime notizie dell'autore «Nena News»

1589