">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Obama e la Tunisia

Obama e la Tunisia

(16 Gennaio 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Ora tremano anche i regnanti sauditi

Cerca di manovrare le rivolte popolari scoppiate in Nordafrica e Medio Oriente ma anche la famiglia Saud, stretta alleata dell’Occidente, deve fare i conti con chi chiede libertà e diritti. Nell’Est del paese si ribellano gli sciiti.

(25 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Ora tremano anche i regnanti sauditi

foto: nena-news.globalist.it

MICHELE GIORGIO

Roma, 25 novembre 2011, Nena News - «Criminali», «Non manifestanti ma agenti sul libro paga di potenze straniere». Aveva il disprezzo dipinto sul volto il portavoce del ministero degli interni saudita, generale Mansour al Turki, ieri mentre riferiva dell'uccisione di quattro manifestanti e del ferimento di altri nove (tra i quali una donna) a Qatif, Awamiyah e altre piccole località nell'Est dell'Arabia saudita popolato dalla minoranza sciita. Al Turki non ha fatto nomi ma senza dubbio si è riferito al «nemico iraniano», chiamato in causa dalla monarchia saudita tutte le volte che nel Golfo scoppia la rabbia delle popolazioni contro le discriminazioni e la negazione di diritti fondamentali. Più esplicito del portavoce è stato qualche ora dopo il capo della diplomazia, Said al Faisal, che ha apertamente accusato Tehran di provocare tensioni e instabilità nella regione.

Eppure a Qatif la gente è scesa in strada dopo l'uccisione lunedì scorso, da parte delle forze di sicurezza, di Ali al-Felfel, un giovane di 24 anni, e di una bambina di nove anni. La reazione dei reparti speciali dell'esercito e della polizia è stata durissima, per non lasciare alcun dubbio sull'intenzione della famiglia Saud e dell'alleato clero wahabita di spegnere subito nel sangue proteste simili a quelle in Egitto e in altri paesi arabi. Anzi, Riyadh svolge da mesi una intesa attività dietro le quinte per indirizzare la cosiddetta «primavera araba», che attraversa Nordafrica e Medioriente, nella direzione favorevole ai suoi interessi e a quelli degli alleati americani.

Proprio ieri Amnesty International ha denunciato la condanna a lunghe pene detentive (da 5 a 30 anni) per 16 cittadini sauditi arrestati nel 2007 e accusati di voler fondare una associazione per la tutela dei diritti umani (in Arabia saudita sono vietati i partiti politici e le associazioni). I condannati, descritti dai giudici come un «pericolo per la sicurezza nazionale», sono stati accusati anche di aver «incitato» alla rivolta contro re Abdallah. Stando alle organizzazioni internazionali per i diritti umani, la maggior parte dei detenuti per ragioni politiche (tra 12mila e e 30mila) sono in carcere senza aver affrontato un regolare processo e sono stati arrestati in base a meri sospetti. Il quadro potrebbe farsi persino più preoccupante in futuro, se si tiene conto che con re Abdallah ammalato da tempo, l'Arabia saudita è governata di fatto dal neo principe ereditario Nayef (che ha preso il posto del principe Sultan, deceduto il mese scorso), noto come un ultraconservatore, fautore della linea dura contro ogni forma di dissenso. Pare che lo scorso marzo sia stato proprio Nayef, quando era ministro dell'interno, a ordinare di schiacciare nel sangue la rivolta esplosa nel vicino Bahrain contro la monarchia sunnita al potere.

Non è detto tuttavia che la repressione sul nascere di qualsiasi protesta organizzata riesca a contenere ancora a lungo il desiderio di rivolta e di libertà che provano sempre più sudditi a cominciare dagli sciiti, circa il 10% dei 26 milioni di abitanti, che vivono nelle aree più ricche di giacimenti petroliferi. La parte orientale dell'Arabia Saudita è stata teatro, negli ultimi mesi, di manifestazioni di protesta contro il governo di Riyadh, con richieste di riforme a favore dei diritti umani, tutela della libertà di espressione e rilascio dei detenuti politici. Stando alle organizzazioni per i diritti umani, la maggior parte dei detenuti per ragioni politiche è in carcere senza aver affrontato un regolare processo ed è stata arrestata sulla base di meri sospetti. Nulla è cambiato in Arabia saudita nonostante le promesse di riforme fatte dalla monarchia in questi ultimi anni. Si attende peraltro l'approvazione di nuove leggi che consentiranno alle autorità di sbattere in carcere tutti coloro che «mettono in pericolo l'unità nazionale» o «diffamano lo Stato». Rischierà una condanna fino a 10 anni chi metterà in dubbio «l'integrità» del re e del principe ereditario. Nena News

Nena News

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il Mondo Arabo in fiamme»

Ultime notizie dell'autore «Nena News»

4468