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Hebron, una cooperativa di donne contro le discriminazioni

La cooperativa “Women in Hebron” è una delle scommesse dell’economia palestinese, afflitta non solo dalle limitazioni e dalle privazioni dovuti all’occupazione militare israeliana , ma anche dalla struttura maschilista della società.

(26 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Hebron, una cooperativa di donne contro le discriminazioni

foto: nena-news.globalist.it

EMMA MANCINI

Hebron (Cisgiordania), 26 novembre 2011, Nena News - Nawal Slemiah lavora da otto anni nel cuore più tradizionale di Hebron, la Città Vecchia. Vende prodotti artigianali, borse, portafogli, sciarpe, cuscini nati dalle mani e la sapienza di 120 donne dei villaggi nelle South Hebron Hills. La sua è la prima e unica cooperativa di sole donne nell’area.

La cooperativa “Women in Hebron” è una delle scommesse dell’economia palestinese, afflitta non solo dalle limitazioni e dalle privazioni dovuti ad un’occupazione militare quarantennale, ma anche dalla struttura maschilista della società. “Non è facile per una donna lavorare da sola nel suq di Hebron – spiega all’Alternative Information Center Leihla Slemiah, sorella della fondatrice Nawal – Per la gente è strano e difficilmente accettabile vedere una donna che gestisce da sola un negozio in Città Vecchia. Inaccettabile per gli uomini e per le donne”.

Ma le 120 donne provenienti da otto diversi villaggi a Sud di Hebron non sembrano soffrirne. Le difficoltà e gli ostacoli dovuti al rigetto sociale da parte degli altri venditori e negoziati dell’area vengono superati dalla notorietà che in poco tempo la cooperativa si è guadagnata: numerosi i gruppi e le organizzazioni di internazionali che vengono qui a fare scorta di souvenir.

“Tutto è nato otto anni fa – racconta Leihla – quando il marito di mia sorella si è ritrovato senza lo stipendio pubblico dell’Autorità Palestinese. Nawal ha iniziato a produrre piccoli oggetti di artigianato, borse, sciarpe e a venderle all’ingresso della Moschea di Abramo nella Città Vecchia di Hebron. Poco tempo dopo, è stata la stessa polizia palestinese ad offrirle un piccolo negozio dove poter vendere i suoi prodotti. Il primo giorno ha guadagnato 100 shekel, le sembrava un sogno”.

Da allora la cooperativa si è ingrandita diventando non solo un’occasione di guadagno per le donne coinvolte, ma prima di tutto un’occasione di emancipazione: “L’obiettivo della nostra cooperativa è quello di spingere le donne fuori di casa, offrire loro un lavoro, un’attività, che le renda indipendenti dal salario dei mariti”. Con il doppio obiettivo di risvegliare la coscienza femminile e combattere i pregiudizi e i retaggi di una società troppo maschilista.

E gli effetti di tali retaggi si riflettono nei numeri. Secondo il Palestinian Central Bureau of Statistic, nel 2010 solo il 14,9% delle donne palestinesi nei Territori Occupati è attivamente parte del mercato del lavoro legale, il valore più basso dell’intero mondo arabo. Il tasso di occupazione è alle stelle: 25% in Cisgiordania (nel 2010 era pari al 22,4%) e 49,7% nella Striscia di Gaza.

Ad avere le maggiori difficoltà ad accedere nel mondo del lavoro sono le giovani palestinesi: il tasso di disoccupazione tra i 20 e i 24 anni d’età è del 46%. Ciò non si traduce in un’assenza quasi totale: il 60% delle donne lavora illegalmente, per lo più in agricoltura.

La ragione del gap tra uomini e donne è rintracciabile nelle discriminazioni pratiche che le donne subiscono quotidianamente in diversi settori della società. A partire dall’educazione: se la maggioranza degli studenti universitari è femminile, ciò non si traduce in una loro maggiore presenza in settori lavorativi più elevati.

“Molte donne lavorano come insegnanti o come segretarie – spiega all’AIC Amira Zuheir Mustafa, coordinatrice delle relazioni esterne dell’associazione Democracy & Workers’ Rights Center – Sono spinte a scegliere simili lavori, nel settore educativo soprattutto, perché possono avere a disposizione più tempo per i figli. Il problema è dove lasciare i figli: il costo mensile per un asilo è di circa 300 shekel, quando il salario medio di una donna si aggira sui 1.500 shekel”. Nena News

questo articolo e' stato pubblicato originariamente dal sito www.alternativenews.org/italiano al link seguente: http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/11-aic-projects/3284-hebron-una-cooperativa-di-donne-contro-le-discriminazioni

Nena News

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