">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Democracy

Democracy

(2 Novembre 2011) Enzo Apicella
L'Unesco, l'Organizzazione ONU per Educazione, Scienza e Cultura, riconosce la Palestina. Gli USA minacciano di non finanziare più l'Organizzazione

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Palestina occupata)

Dipendenti anp senza salario dopo blocco israele dei fondi palestinesi

Il governo Netanyahu congela il trasferimento delle tasse nelle casse dell’AP e il premier dell'Anp Fayyad annuncia di non essere in grado di pagare stipendi e pensioni ad oltre un milione di palestinesi. Israele vuole impedire la nascita di un governo di unità nazionale con Hamas.

(28 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Dipendenti anp senza salario dopo blocco israele dei fondi palestinesi

foto: nena-news.globalist.it

EMMA MANCINI

Beit Sahour (Cisgiordania), 28 novembre 2011, Nena News (nella foto, il premier palestinese Salam Fayyad) – Il primo ministro palestinese Salam Fayyad ha annunciato ieri il primo concreto effetto del blocco del trasferimento delle tasse nelle casse dell’Autorità Palestinese da parte delle autorità israeliane: nel mese di dicembre l’AP non sarà in grado di pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni di anzianità e di invalidità.

La sanzione economica era stata messa in piedi da Tel Aviv oltre un mese fa per punire la recente adesione della Palestina all’UNESCO e per ostacolare il cammino dell’AP verso il seggio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una sanzione spesso usata dallo Stato di Israele per fare pressioni su Ramallah: il congelamento del trasferimento di circa 100 milioni di dollari che mensilmente le autorità israeliane girano a quelle palestinesi e derivanti dalle tasse pagate dai residenti nei Territori Occupati (tra cui i dazi doganali, l’IVA sulle importazioni dei prodotti palestinesi e le ritenute nelle buste paga dei palestinesi della Cisgiordania che lavorano nello Stato di Israele).

Oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che il governo di Tel Aviv sta riconsiderando il congelamento: le tasse palestinesi potrebbero a breve tornare a fluire nelle casse dell’AP. La ragione di un eventuale ripensamento? Il nulla di fatto del meeting al Cairo tra Hamas e Fatah dei giorni scorsi. “L’incontro tra Hamas e Fatah è solo una mossa tattica, simbolica, senza soluzioni concrete”, ha detto oggi Netanyahu di fronte alla Commissione Affari Esteri e Difesa, sottolineando che Israele non ha alcun interesse a portare l’AP al collasso.

Ma mentre Israele ci pensa su, Fayyad è costretto ad un intervento simile a quello dell’estate scorsa: stop a salari pubblici e pensioni a dicembre. A subirne le dirette conseguenze oltre un milione di palestinesi, un terzo dell’intera popolazione dei TPO.

Ma non solo: a risentirne la già debole e instabile economia palestinese, quasi totalmente dipendente da quella dell’occupante israeliano: la sospensione del trasferimento delle tasse, ha detto il premier Fayyad, “ha sia un immediato impatto sulle vite dei di tutti i dipendenti sia un effetto indiretto devastante sull’intera economia”. Soprattutto se si tiene conto del congelamento dei finanziamenti che alcuni Stati esteri girano costantemente all’Autorità Palestinese, fondi che si aggirano sul miliardo di dollari l’anno: dopo l’iniziativa del 23 settembre alle Nazioni Unite, la Palestina ha perso centinaia di migliaia di dollari.

Attualmente il bilancio di spesa previsto da Ramallah per il 2011 è di 3,2 miliardi di dollari, valore che comprende anche gli 1,7 miliardi necessari a coprire il debito pubblico del governo palestinese. Il ministro dell’Economia, Hassan Abu Libdeh, ha spiegato all’agenzia di stampa Associated Press che il governo ha già raggiunto il limite di 1,2 miliardi di dollari di debito e non è in grado di chiedere ulteriori finanziamenti alle banche.

“Una tale sanzione avrà un impatto molto pericoloso – ha detto Abu Libdeh – perché non permette all’Autorità Palestinese di funzionare. La comunità internazionale dovrebbe prestare attenzione ad una sanzione che è solo contro produttiva”. Nelle scorse settimane, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton avevano ripetutamente chiesto a Tel Aviv di scongelare il trasferimento delle tasse, denaro necessario non solo a pagare i salari ma anche a garantire i servizi pubblici essenziali.

Dipendenti anp senza salario dopo blocco israele dei fondi palestinesi

Il presidente dell'AP Abbas e il capo dell'ufficio politico di Hamas Meshaal, dopo l'incontro al Cairo - foto: nena-news.globalist.it

Un modo per indebolire l’Autorità Palestinese e mettere in guardia il presidente Mahmoud Abbas. Non solo dal proseguire nel tentativo di ingresso all’ONU ma anche dal formare un governo di unità nazionale con Hamas, considerato da Israele un movimento terrorista. Ma le tasse non sono state sbloccate nemmeno a seguito dell’incontro del 24 novembre al Cairo tra Abu Mazen e il capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, incontro volto a riprendere la via della pacificazione nazionale ma che si è concluso con poco più di un nulla di fatto: le due fazioni non hanno stabilito né la data delle elezioni né la formazione di un nuovo esecutivo.

Ma tant’è, Israele prosegue con le sanzioni economiche nell’idea di costringere Abbas a tornare al tavolo dei negoziati invece di continuare a bypassarlo. Dopo il discorso del presidente palestinese alle Nazioni Unite, il premier israeliano Netanyahu si era detto pronto a riprendere in mano il processo di pace. Una proposta rispedita al mittente dall’AP che chiede come pre-condizione il blocco dell’espansione del progetto coloniale in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

“Israele ha capito che per controllare le mosse dell’Autorità Palestinese non ha bisogno di azioni militari – spiega a Nena News Nassar Ibrahim, scrittore e analista politico palestinese – Il più efficace strumento politico è l’economia. Tel Aviv utilizza il Protocollo di Parigi del 1990 per mantenere uno stretto controllo sull’AP. L’obiettivo di Israele in questo momento è fermare la formazione di un governo di unità nazionale tra Hamas e Fatah e lo fa attraverso la dipendenza dell’economia palestinese da quella israeliana”.

Un governo che avrebbe un alto profilo politico e che sarebbe in grado di superare, almeno parzialmente, le debolezze intrinseche alle due fazioni palestinesi. “Israele è solito giocare con le contraddizioni che separano Hamas e Fatah – prosegue Ibrahim – e non è certo la prima volta. È successo durante la Seconda Intifada, quando Hamas ha preso il potere a Gaza, e quest’estate prima della richiesta di adesione all’ONU. Il potere economico israeliano viene utilizzato a fini politici, sono in grado di farlo”.

“Per questo sono convinto non ci saranno reazioni da parte del popolo palestinese – conclude Nassar Ibrahim – Contro chi dovrebbe sollevarsi? Contro Israele? Contro la debolezza dell’AP? Il popolo sa che questo è il prezzo da pagare per continuare la resistenza contro l’occupante. Sa che se vuole proseguire la lotta deve affrontare simili pressioni”. Nena News

Nena News

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Palestina occupata»

Ultime notizie dell'autore «Nena News»

1973