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Padova: documento presentato al Comitato Politico Provinciale del PRC del 6/5/2004

(7 Maggio 2004)

Manifestiamo grande preoccupazione per lo stato del Partito alla vigilia di una impegnativa scadenza elettorale.
Il Partito si presenta diviso politicamente come hanno dimostrato i più recenti voti in Direzione e nel CPN.
Una divisione che va oltre le differenze congressuali.
Causa principale di queste ulteriori divisioni è stata la svolta impressa improvvisamente dal segretario nazionale all’indomani dell’esito del referendum sull’art. 18 con la repentina apertura di credito nei confronti dell’Ulivo; con l’estemporaneo dibattito sulla “non violenza” inteso prevalentemente a chiudere con la storia del movimento comunista internazionale ed italiano; con la decisione frettolosa di promuovere la costituzione di un “nuovo soggetto politico europeo”, prodromo di analoga iniziativa nazionale.
Nel corso di questi mesi, l’immagine di un PRC – partito antagonista- si è andata progressivamente offuscando dentro e fuori il partito, per ottenere in contropartita , ma soltanto in virtù di una rendita di posizione ( i voti elettorali), la cooptazione all’interno di un centro-sinistra dove, però, le forze maggioritarie si stanno allocando su un terreno sempre più centrista e con obiettivi anche contrapposti a quelli del PRC ( ad esempio sulla guerra, le pensioni, il sostegno alle lotte sindacali). E’ significativamente negativo , per esempio, che nella realtà della nostra regione si siano, di fatto, accettate alleanze, innaturali, con liste come la Liga Fronte Veneto senza nemmeno un pronunciamento del CPR. E’ necessario che il CPF e di conseguenza la Segreteria si attivino affinché sia investito del problema il massimo organo politico regionale.
La divisione politica che caratterizza oramai la vita interna del Partito e che si è andata aggravando dall’ultimo congresso sta producendo gravi guasti: sul terreno della pratica democratica, sulla organizzazione del Partito, sulla militanza.
La questione democratica, che significa non soltanto rispetto delle regole statutarie e formali ma anche pratica quotidiana di confronto e di sintesi, se non risolta, rischia, di riprodurre gli effetti del 1998 e la possibile liquidazione dell’esperienza di Rifondazione Comunista.
Gli esiti non positivi del tesseramento degli ultimi anni , la scarsa diffusione di Liberazione, il costante venir meno della militanza, l’uscita dal partito di molti compagni anche autorevoli impegnati nelle istituzioni locali sono la dimostrazione dei reali pericoli che corre l’esistenza del PRC.
Un partito che sembra aver rinunciato a diventare organizzazione di massa dopo aver rinunciato a stare nel movimento per costruire all’interno di esso l’egemonia comunista, per diventare, invece, esso stesso movimento, peraltro con esiti tutt’altro che esaltanti.
I movimenti costituiscono sicuramente soggetti nuovi ed importanti in questa fase storica ma non possono essere l’esclusivo terreno di impegno del PRC. I comunisti devono organizzarsi e svolgere i loro ruolo di comunisti nei sindacati, nelle fabbriche, negli uffici ed in ogni altro luogo dove si lavora e dove esiste lo sfruttamento, nelle scuole, tra gli artigiani, in altri organismi di massa ( dall’agricoltura, allo sport ecc.), fra le donne e nel mondo delle diversità. Nella società capitalistica – di cui ci dichiariamo antagonisti – sta crescendo la fascia di povertà ed il rischio di emarginazione coinvolge non soltanto il tradizionale sottoproletariato ma anche lavoratori dipendenti, sicuramente i tantissimi precari, i migranti, persino aree del c.d. ceto medio.E’per tutti costoro, innanzi tutto , che Rifondazione deve rendersi strumento utile ed efficace. Ma questa idea di partito non è stata portata avanti con la dovuta coerenza.. Forse gli obiettivi sono altri.

La situazione della Federazione di Padova è speculare a quella nazionale.
Anche a Padova si pone la questione democratica, organizzativa e di militanza.
Sul terreno democratico registriamo scarse occasioni per un serio, reale ed approfondito confronto sulle grandi questioni nazionali ed internazionali ed inesistente quello sullo stato del partito.
Il PRC , a Padova, non è radicato sul territorio e la militanza langue. Il turn-over del tesseramento ( assai scarso rispetto alle potenzialità) è preoccupante proprio perché dimostra questo mancato radicamento altrimenti evidenziato anche dalla marginale presenza del Partito nei comuni che vanno al voto ( significativa è l’assenza a Monselice e Selvazzano comuni oltre i 15 mila abitanti). Ci sono circoli importanti che da tempo mancano di gruppi dirigenti come l’APS o le Poste.
Marginale o comunque scarsamente organizzata se non addirittura nulla è la nostra presenza negli organismi di massa o in realtà importanti come l’Università , le strutture ospedaliere e in molte aziende.Le liste presentate per la provincia e il comune di Padova, composte da “bravi” compagni denotano tuttavia il limite di un partito sostanzialmente “chiuso” che ben poco ha ricavato dalla sua presenza nel movimento.
La struttura della Federazione è pressoché inesistente e tutto si concentra nelle mani di una segreteria, a suo tempo eletta senza il concorso di tutta la sua stessa maggioranza congressuale, autoreferente, accentratrice, incapace di fare sintesi politica di quanto viene espresso nel CPF che sostanzialmente viene ridotto a semplice organismo ratificatore di decisioni prese in altra sede.
Anche un buon risultato elettorale a Padova e in provincia, di fronte al presente stato del Partito, rischia di non dare i frutti sperati e relegarlo, invece, ad un ruolo di subalternità e , di fatto, delegando ai rappresentanti istituzionali scelte politiche spettanti invece al Partito stesso.
Manifestiamo inoltre grande preoccupazione per il fatto che le proposte di candidature che vede interessata la metà della segreteria non siano state accompagnate da una riflessione sul futuro del Partito, sul nesso che si deve costruire tra la sua organizzazione e capacità di elaborazione e la sua rappresentanza istituzionale. Riteniamo , peraltro, che l’indicazione dei compagni destinati eventualmente, a rappresentare il Partito a livello di esecutivo del comune di Padova e della provincia, avvenga dopo le elezioni al fine di consentire un utile approfondimento sulla base dei risultati conseguiti e dei compiti che agli stessi saranno affidati per assicurare al Partito la migliore , capace ed autorevole rappresentanza. Oggi l’impegno di tutti noi è quello di lavorare perché il Partito ottenga nelle elezioni europee, provinciali e comunali laddove è presente il migliore risultato possibile.
Tuttavia ribadiamo la necessità che, al di là dei risultati, subito dopo il 13 giugno, si avviino le procedure per un congresso straordinario della nostra Federazione, indipendentemente da quello nazionale, perchè , proprio per le considerazioni fatte , riteniamo essere una necessità non rinviabile..
Il presente documento è aperto alla sottoscrizione di ogni altro compagno che, indipendentemente dalle collocazioni congressuali, ne condividano- anche solo parzialmente - le analisi, ma sicuramente le preoccupazioni e che intende impegnarsi per far crescere il partito ed il suo ruolo nella provincia e nel paese, al servizio dei lavoratori.

Primi firmatari:

i membri del CPF
Gino Bortolozzo
Isabella Cecchi
Lucio Costa
Anna Pisani
Elio Rigon
Aldo Romaro
Enrico Toffanello

i membri del collegio di Garanzia
Giorgio Lorenzato
Nicola Nardiello

il documento è stato respinto con
7 voti a favore (30%)
13 contrari (57%)
3 astenuti (13%)

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