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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Per non dimenticare tutte le vittime e gli orrori del nazifascismo

(27 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Per non dimenticare tutte le vittime e gli orrori del nazifascismo

foto: www.dirittidistorti.it

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


Il viaggio non durò che una ventina di minuti. Poi l'autocarro si è fermato, e si è vista una grande porta, e sopra una scritta vivamente illuminata ( il suo ricordo ancora mi percuote nei sogni): ARBEIT MACHT FREI, il lavoro rende liberi.
Siamo scesi, ci hanno fatti entrare in una camera vasta e nuda, debolmente riscaldata.
Che sete abbiamo! Il debole fruscio dell'acqua nei radiatori ci rende feroci: sono quattro giorni che non beviamo.
Eppure c'è un rubinetto: sopra u cartello, che dice che è proibito bere perché l'acqua è inquinata.
Sciocchezze, a me pare ovvio che il cartello è una beffa, "essi" sanno che noi moriamoci sete, e ci mettono in una camera, e c'è un rubinetto, e Wassertrinken verboten.
Io bevo e incito i compagni a farlo; ma devo sputare, l'acqua è tiepida e dolciastra, ha odore di palude.
Questo è l'inferno. Oggi, ai nostri giorni, l'inferno deve essere così, una camera grande e vuota, e noi stanchi di stare in piedi, e c'è un rubinetto che gocciola e non succede niente e continua a non succedere niente. Come pensare? Non si può più pensare, è come essere già morti. Qualcuno si siede per terra. Il tempo passa goccia a goccia.
Non siamo morti; la porta si è aperta ed è entrate una SS, sta fumando.


Primo Levi, “Se questo è un uomo”

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