">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Prima le donne e i bambini

Prima le donne e i bambini

(22 Febbraio 2009) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Lotte operaie nella crisi)

Lettera aperta alle sinistre siciliane (politiche, sindacali, associative, di movimento)

SIANO I LAVORATORI, GLI STUDENTI, I DISOCCUPATI A PRENDERE IN MANO I FORCONI : CONTRO MONTI, LOMBARDO, CONFINDUSTRIA, BANCHE, MAFIA.PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI IN SICILIA E IN ITALIA.

(6 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.pclavoratori.it

La crisi sociale della Sicilia precipita, sotto il peso della crisi capitalistica, delle politiche dei governi nazionali e locali, dell'offensiva di Confindustria e banche.

Solo una rottura anticapitalistica può dare soluzione alla crisi sociale del popolo dell'isola.

Solo la classe lavoratrice mettendosi alla testa della rabbia popolare può realizzare questa soluzione, istituendo un proprio governo in Sicilia.

Solo una sollevazione popolare può consentire l'istituzione di questo governo.

Solo l'alleanza del proletariato siciliano col proletariato di tutta Italia può difendere quel governo e realizzare il suo programma: dentro una prospettiva rivoluzionaria nazionale.

Questa è, in estrema sintesi, la posizione generale del PCL.

Il movimento dei Forconi non poteva realizzare la “rivoluzione” in Sicilia. Poteva evocarla, non farla.

Noi non contestiamo ai Forconi di aver “bloccato la Sicilia”, come fanno gli ipocriti benpensanti e gli oppressori del popolo siciliano, Confindustria in testa. Contestiamo loro, al contrario, di non aver indicato uno sbocco e una prospettiva reale alle stesse aspirazioni di rivolta raccolte tra i settori oppressi della società siciliana. Sacrificandole a leadership subalterne, trasformiste o reazionarie.

Il movimento dei Forconi ha avuto il merito di denunciare la disperazione di larga parte del popolo siciliano, di portarla alla luce, di darle espressione. Di più: ha avuto il merito di richiamare obiettivamente lo strumento della “forza” come mezzo di soluzione del conflitto sociale. Ma esso si è limitato, essenzialmente, a un movimento di classi piccolo proprietarie, capaci in parte di raccogliere una più vasta speranza di cambiamento, ma incapaci per loro natura di rappresentare, unificare, dirigere l'insieme delle classi oppresse e del popolo. Le sue direzioni sociali sono state in mano agli strati superiori delle classi medie, non ai loro settori più poveri. Le sue direzioni politiche hanno raccolto per lo più personaggi in disgrazia, avvezzi al trasformismo, segnati da interessi e ambizioni particolari, alla ricerca di rivalse e di tribune pre elettorali. L' impostazione reale di queste direzioni, al di là dei proclami “rivoluzionari”, ha ricercato e ricerca la mediazione col potere nazionale e locale in cambio di concessioni per le proprie categorie di riferimento (Ferro). Oppure ha giocato, in alcuni settori, allo scavalco populista, come sponda dei fascisti (Morsello).

In ogni caso quel blocco sociale e le sue direzioni sono finiti in un vicolo cieco. Tutti i fattori dell'oppressione della popolazione siciliana sono rimasti in piedi: partiti dominanti, Confindustria, banche, grande commercio, cosche. I rapporti di forza fondamentali fra le classi sono rimasti immutati. Le classi dirigenti dell'isola e i loro partiti “usano” l' avvenuta rivolta come leva di un proprio negoziato col potere nazionale, nel nome di propri interessi, contro la popolazione siciliana. La generosa ribellione di tanta parte di piccoli contadini, di piccoli autotrasportatori, di pescatori poveri è stata portata dalle direzioni del movimento in una empasse. Le speranze richiamate dalla “rivolta” in alcuni settori proletari e giovanili sono andate, a maggior ragione, deluse.

Tutto questo non rimuove affatto il dramma sociale della popolazione povera della Sicilia. Semplicemente pone su basi nuove e alternative la sua possibile soluzione: in direzione di una prospettiva autentica di rivoluzione, con un'altra direzione sociale e un'altra guida politica. Là dove ha fallito la piccola borghesia, può riuscire la classe lavoratrice di Sicilia: i lavoratori dell'industria, del settore pubblico, delle catene della grande distribuzione, dell'agricoltura, dell'edilizia, del turismo, assieme alla grande massa degli studenti, dei precari, dei disoccupati. Ma può riuscire ad alcune condizioni: di acquisire coscienza del proprio ruolo e potenzialità; di indirizzarsi apertamente contro le classi dirigenti nazionali e locali; di ricondurre le proprie rivendicazioni ad un programma di mobilitazione anticapitalistico; di polarizzare attorno a questo programma il grosso delle masse oppresse, inclusi gli strati inferiori di piccola borghesia impoverita (piccoli contadini, pescatori, artigiani, piccoli commercianti), separandoli dagli strati superiori della classe media.

La definizione di un programma alternativo può diventare essa stessa un primo strumento di mobilitazione e organizzazione popolare. Le sinistre sindacali, le associazioni, i comitati popolari, le realtà di movimento, i partiti della sinistra possono svolgere in questo senso- se lo vogliono- un ruolo decisivo:
-Realizzando un vasto fronte unitario di lotta pienamente autonomo dal PD e dai partiti borghesi dell'isola ( separatisti inclusi).

-Incoraggiando, unificando, generalizzando, tutte le espressioni di resistenza e opposizione di classe e popolare alle politiche dominanti ( a partire dal coordinamento regionale delle vertenze per il lavoro, dei comitati dei disoccupati, delle lotte studentesche, delle vertenze ambientaliste..).

-Promuovendo ovunque, in ogni territorio e settore, assemblee popolari per censire le urgenze sociali e le domande di svolta dei settori sfruttati della società ( su lavoro, sanità, scuola, trasporti, ambiente, prezzi, tariffe, credito..), raccogliendole e organizzandole in una piattaforma rivendicativa complessiva. -Dando a queste assemblee un carattere organizzato e permanente, quali espressioni democratiche auto organizzate.

-Lavorando ad una assemblea popolare siciliana dei lavoratori e delle sinistre che unifichi le strutture assembleari locali in una struttura regionale di contropotere: un “Parlamento” popolare “a buon mercato” di delegati eletti, apertamente contrapposto allo sfarzoso Parlamento Regionale di papaveri privilegiati e corrotti.

L'organizzazione democratica del movimento di classe e popolare va combinata con un programma di rottura anticapitalista. L'unico che può recidere le basi materiali dell'oppressione della popolazione povera della Sicilia. L'unico che può unificare classe lavoratrice, disoccupati e piccolo lavoro autonomo attorno ad una reale prospettiva di svolta.

Non si tratta di ignorare le rivendicazioni immediate dei lavoratori e della popolazione povera: lavoro, servizi sociali, riduzione del prezzo della benzina, controllo sui prezzi alimentari, accesso al credito, abbattimento dei mutui. Sono tutte istanze centrali e prioritarie. Ma tutte queste istanze- se perseguite con coerenza- conducono, di fatto, alla messa in discussione del sistema capitalista.

-La difesa del lavoro richiede l'occupazione delle aziende che licenziano per la loro nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori: l'unica azione di lotta che può imporre il blocco dei licenziamenti.

-Un piano di nuovo lavoro in servizi sociali e opere sociali richiede una patrimoniale progressiva sulle grandi ricchezze e l'annullamento del debito pubblico verso le banche usuraie.

-L'abbattimento dei prezzi dei generi di prima necessità (benzina, gasolio, alimentari) richiede l'esproprio della industria petrolifera e della grande filiera alimentare, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto controllo dei lavoratori e dei consumatori.

-La liberazione dai debiti di tanti lavoratori e piccoli produttori richiede la nazionalizzazione delle banche con la contestuale cancellazione dei debiti contratti con esse dai ceti popolari.

-L'accesso al credito agevolato per tanti lavoratori autonomi richiede l'unificazione del credito in un'unica banca pubblica sotto controllo sociale.

Peraltro solo l'insieme di queste misure può stroncare la mafia, l'usura, la criminalità organizzata, inseparabili dal capitalismo e persino ingrassate dalla sua crisi.

Solo un governo dei lavoratori in Sicilia- basato sulla forza, la mobilitazione, l'organizzazione democratica della popolazione povera dell'isola- può avviare la realizzazione di questo programma di svolta. Ma il suo pieno compimento implica, per sua natura, il rovesciamento nazionale della borghesia italiana e l'avvento di un governo dei lavoratori in Italia. La natura integrata- nazionale e internazionale- del sistema produttivo, bancario, assicurativo, energetico, mina alla radice ogni illusione separatista siciliana. Il “socialismo in un solo Paese”, come dimostra la storia, è un'utopia. A maggior ragione lo è in una sola isola. Peraltro una seria mobilitazione dei lavoratori siciliani per un proprio governo si porrebbe in collisione con lo Stato italiano e il suo apparato repressivo, così come potrebbe incoraggiare una sollevazione popolare su scala nazionale, a partire dal Sud e dalla Sardegna. Da tutti i punti di vista una rivoluzione siciliana è inseparabile dalla dinamica più complessiva della lotta di classe in Italia. Così come una rivoluzione sociale in Italia sarebbe inseparabile dalla dinamica della lotta di classe in Europa. Tutto questo non deve comportare chiusura di dialogo verso espressioni popolari di indipendentismo siciliano che riflettessero una pulsione progressiva di ribellione, e non interessi conservatori o reazionari. Ma queste istanze vanno sussunte dentro una politica di rottura con la borghesia siciliana, incluso l'indipendentismo borghese dei Ferro e dei Morsello. Solo la rottura con i partiti borghesi siciliani può consentire l'unità con la classe operaia italiana. Solo l'unità con la classe operaia italiana, per una comune alternativa di potere, può dare l'emancipazione alle masse popolari siciliane.

Il PCL vuole porre queste considerazioni generali all'attenzione dei lavoratori e della popolazione povera della Sicilia, nonché di tutte le loro formazioni e organizzazioni ( politiche, sindacali, associative, di movimento). In questo senso, proponiamo alle forze organizzate una rete di incontri pubblici a livello provinciale, aperti a tutti i soggetti interessati. E successivamente, se ne esisteranno le condizioni, un incontro pubblico regionale con analoghe caratteristiche.

Per sgomberare il campo da ogni possibile equivoco, questa proposta non ha alcuna connessione con la sfera elettorale, né mette in discussione l'autonomia politica di ogni soggetto. Il nostro scopo è sviluppare un fronte unico d'azione sul terreno della mobilitazione, che superi barriere e autorecinzioni, nell'interesse comune della classe lavoratrice e della sua prospettiva. E' ora che siano i lavoratori, gli studenti, i disoccupati, a prendere in mano i forconi, per dare la propria soluzione alla drammatica crisi sociale della Sicilia: questo è l'assunto che poniamo alla base della proposta di fronte unico e del confronto più aperto.

Coordinamento Regionale Sicilia – Partito Comunista dei Lavoratori

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Lotte operaie nella crisi»

Ultime notizie dell'autore «Partito Comunista dei Lavoratori»

2809