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(2 Giugno 2012)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa
Con la Circolare 14/5/2012 il Ministro della Giustizia ha chiarito le novità introdotte del D.L.6-7-2011 n° 98 con il quale il governo Berlusconi aveva eliminato la gratuità delle cause di lavoro in vigore da oltre quarant’anni introducendo l'obbligo di pagamento di un contributo anche sostanzioso per chi avesse un reddito annuo superiore ai 31.880 euro lordi.
Il governo Monti perfeziona l'attacco al diritto di difesa dei lavoratori precisando che tale limite non si riferirebbe al INDIVIDUALE – come sinora ritenuto e applicato da tutti i Tribunali del Lavoro - BENSI' è quello riferito al NUCLEO FAMILIARE.
IN QUESTO MODO, L'ESENZIONE DAL PAGAMENTO DELLA TASSA PER POTER PROPORRE UNA CAUSA DI LAVORO VIENE ULTERIORMENTE RIDOTTA A POCHI CASI IN CUI IL REDDITO FAMILIARE DIPENDA DA UNA SOLA PERSONA( salvo i casi che i salari dei familiari non siano proprio salari da fame).
In concreto ciò vuol dire che ad esempio per una causa relativa all’impugnazione di un contratto a termine o di un licenziamento il lavoratore dovrà pagare allo stato e per il solo fatto di poter esercitare un suo diritto CIRCA 250 €.
E' EVIDENTE NON SOLO L'INTENTO DEFLATTIVO SUL CONTENZIOSO DEL LAVORO, MA ANCHE IL CHIARO MESSAGGIO DI CLASSE; PERCHE' PER IL DATORE DI LAVORO CHE DEVE AGIRE IN GIUDIZIO SI TRATTA DI PAGARE UNA SOMMA IRRISORIA MENTRE PER IL LAVORATORE SI TRATTA DI UNA SPESA CHE CORRISPONDE AD UNA QUOTA IMPORTANTE DEL PROPRIO SALARIO.
24 maggio 2012
Confederazione Unitaria di Base
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