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Turchia blocca aereo siriano: "Trasporta armi"

(11 Ottobre 2012)

Ankara costringe aereo passeggeri ad atterrare: "Trasporta armi", l'accusa turca. Gli Usa spostano truppe tra Giordania e Siria. Erdogan muove soldati, jet e artiglieria

Di Emma Mancini

Roma, 11 ottobre 2012, Nena News - Prosegue lo scontro a distanza tra Ankara e Damasco. Ieri notte la Turchia ha confiscato un aereo passeggeri siriano che, secondo fonti dei servizi segreti turchi, avrebbe trasportato armi e componenti militari.

L'aereo, un Airbus A320 delle Syrian Airlines in volo da Mosca a Damasco, è stato intercettato da F16 turchi e costretto ad atterrare all'aeroporto di Ankara. A riportare la notizia è stato lo stesso ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu. A bordo 35 passeggeri e un cargo, all'interno del quale le autorità turche avrebbero trovato 12 o 13 casse contenenti equipaggiamento diretto alle forze militari siriane: secondo i quotidiani turchi, a bordo dell'aereo c'erano armi, componenti per missili e strumenti per la comunicazione. La tv di Stato TRT ha riportato nel proprio sito web che sopra le casse contenenti materiale per la comunicazione era scritto il destinatario: il Ministero della Difesa siriano.

Questa mattina l'Airbus è stato autorizzato a ripartire. Non sono mancate le proteste da parte di Mosca che ha chiesto spiegazioni ufficiali in merito all'incidente: il governo russo ha fatto sapere che metà dei passeggeri a bordo erano propri cittadini e che le autorità turche hanno perquisito l'aereo per ore senza trovare nulla.

"Siamo determinati a controllare il passaggio di armi verso il regime siriano, che sta massacrando senza pietà il proprio popolo - ha commentato il ministro Davutoglu - È inaccettabile che si usi lo spazio aereo turco per tali commerci". Pare che l'informazione del passaggio di un aereo passeggeri con armi a bordo sia stata girata al governo di Ankara dall'intelligence statunitense.

Un episodio che non fa che crescere la tensione già bollente tra Siria e Turchia. Dopo l'uccisione di cinque civili turchi da parte di un missile siriano lo scorso 3 ottobre, il parlamento di Ankara ha dato il via libera al premier Erdogan a compiere manovre e operazioni militari oltre il confine turco per ragioni di sicurezza. Un atto che segue decisioni diplomatiche -le sanzioni commerciali e finanziarie contro Damasco - e che molti hanno interpretato come un atto di guerra, ma che Ankara si è affrettata a definire uno strumento deterrente.

Da alleati di lunga data ad acerrimi nemici. In pochi anni i rapporti tra Turchia e Siria si sono capovolti. Ed il premier Erdogan ha saputo ben approfittare della crisi del regime di Bashar al-Assad per spodestare la Siria dalla poltrona di leader mediorientale. Non è un segreto l'ambizione turca di diventare punto di riferimento politico e strategico all'interno della regione araba, un ruolo che da decenni è svolto da Damasco.

Per questo da mesi la Turchia ha occupato il palcoscenico, ospitando non solo 100mila rifugiati siriani, ma nascondendo anche molti membri dell'Esercito Libero Siriano, uno dei principali gruppi di opposizione anti-Assad. E ieri il capo dell'esercito turco, il generale Necdet Ozel, ha annunciato che risponderà con maggiore forza a qualsiasi ulteriore lancio di missili dal territorio siriano. Intanto le truppe turche si stanno allineando da giorni lungo il confine tra i due Paesi - una striscia di terra lunga 910 chilometri -, i jet militari stanno riempiendo le basi aeree e il confine viene rafforzato con l'artiglieria pesante.

Uno schieramento di forze militari che si aggiunge alle truppe statunitensi che, secondo ufficiali Usa, sono stati spostate in Giordania a meno di 35 miglia dal confine con la Siria, in una base a Nord di Amman. Il loro compito, aiutare il governo di Amman a gestire il flusso di rifugiati siriani in fuga dal Paese. Ma allo stesso tempo si starebbero preparando per mettere in sicurezza le armi chimiche siriane, nel caso Assad cada e ne perda il controllo.

Intanto il New York Times riporta la notizia di una possibile zona cuscinetto nel Sud della Siria, realizzabile dall'esercito giordano con il supporto logistico americano.

Nena News

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