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Siria: al via la tregua, reggerà?

(25 Ottobre 2012)

Sono in pochi a credere che il cessate il fuoco possa reggere anche solo per pochi giorni. Non tutti i ribelli peraltro hanno accettato di abbassare le armi.

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Roma, 25 ottobre 2012, Nena News - Il "via libera" a Lakhdar Brahimi è venuto, guarda un po', da Hillary Clinton. La tregua si può fare, ha fatto sapere ieri il segretario di stato americano a proposito del cessate il fuoco che l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, ha strappato al presidente siriano Bashar Assad in occasione della Festa islamica del sacrificio che comincia domani.

Neanche Brahimi però crede alle possibilità di questo tentativo di interruzione del bagno di sangue, anche solo per quattro giorni, che segue quello fallito lo scorso 15 aprile avviato dal suo predecessore Kofi Annan. L'accordo rappresenta un «piccolo passo» ma non c'è certezza che possa reggere, ha precisato Brahimi parlando ieri al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, in collegamento video dal Cairo. Al termine della lettura del suo rapporto, i membri del CdS hanno approvato all'unanimità l'iniziativa e lanciato un appello affinchè gli attori nella regione esercitino la propria influenza per far sì che la tregua venga rispettata.

Sul successo dell'iniziativa pesano in particolare gli interessi dei paesi della regione apertamente schierati contro Assad - Turchia, Qatar e Arabia saudita - e quelli che, al contrario, aiutano il presidente siriano, a cominciare dall'Iran. In ogni caso l'appello a rispettare il cessate il fuoco riguarda solo il governo siriano ma anche i ribelli. Armati e pagati da Qatar per combattere, terranno le armi basse come sono chiamati a fare i soldati dell'esercito regolare? I dubbi sono forti. Un sì alla tregua è venuto dal generale Mustafa al-Sheikh, capo del consiglio militare dell'Els, la milizia ribelle, che tuttavia ha aggiunto che «il regime ha mentito molte volte nel passato: è impossibile che applichi la tregua, anche se assicura che lo farà».

Gli oppositori parlano di altri 118 morti solo ieri - la maggior parte delle vittime si contano a Damasco e nei suoi sobborghi - e accusano il regime di una nuova strage a Duma, nei pressi della capitale. Accusa che il governo respinge puntando l'indice proprio contro i ribelli.

Secondo l'agenzia governativa Sana, le vittime sono 25, uccise nelle loro abitazioni nei pressi della moschea Hawa sulla Via Sli Bin Taleb. «I terroristi della cosiddetta Brigata dell'Islam guidata dal terrorista Zaher Alloush sono presenti nell'area dove avvenuto il massacro», ha riferito la Sana. Da parte sua il comitato locale dei ribelli, ha affermato che il massacro sarebbe stato compiuto da soldati governativi e ha fornito una lista con i presunti nominativi di 19 uccisi: dieci uomini, sette donne e due bambine.

Intanto, nonostante l'amnistia proclamata da Bashar Assad, la polizia ha arrestato il giovane scrittore e studente Dar Abdallah, attivista di una formazione dell'opposizione la "Corrente per la Costruzione dello Stato Siriano" che vuole una transizione politica non violenta ed è schierata contro le ingerenze straniere e per l'unità del paese. Una formazione fondata da Luay Hussein, un ex detenuto politico pesantemente criticato dai ribelli per il suo tono conciliatorio nei confronti di Assad.

Nena News

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