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NESSUN VOTO PROLETARIO ALLA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA

DELEGITTIMARE I CANDIDATI DELLA BORGHESIA

(19 Febbraio 2013)

E’ in corso una farsa elettorale senza precedenti. Cinque poli borghesi e piccolo-borghesi si contendono gli scranni parlamentari svolgendo una propaganda lontana anni luce dai problemi reali della classe operaia e delle masse popolari. Le loro promesse si concretizzeranno in altre bastonate sulla testa degli sfruttati e ulteriori regali ai capitalisti.

Ne sono una riprova i discorsi a favore della salvezza della controriforma Fornero, la più importante conquista neoliberista del governo Monti e il silenzio di tomba sulla partecipazione italiana nelle missioni neocoloniali in Africa.

Qualsiasi sarà il risultato delle elezioni, sappiamo già che il prossimo governo proseguirà nella politica di austerità e di guerra, con la benedizione di Confindustria, dei banchieri, del Vaticano e degli USA.

Perciò il nostro obiettivo è quello di far nascere il più debole possibile, con meno consenso e legittimità popolare possibile il nuovo comitato di affari dell’oligarchia finanziaria che dovremo affrontare nelle fabbriche e nelle piazze.

Dobbiamo negare il voto all’asse monopoli-liberisti-riformisti, che ha spadroneggiato per lunghi anni, prima con Prodi, poi con Berlusconi e infine con Monti.

Un asse che è di nuovo pronto a manifestarsi in una nuova grande coalizione antioperaia e che perciò va indebolito e sconfitto anche nelle urne, facendo in modo che raccolga il minor numero di voti possibile fra la classe operaia e le masse popolari.

Dalle schede annullate, dall’astensione popolare attiva, dal voto di protesta espresso a diversi livelli di coscienza, dal voto ai comunisti laddove presenti, esca la ribellione operaia e popolare contro un sistema affamatore, oppressore e profondamente ingiusto!

Ogni voto non dato ai poli borghesi è un voto utile contro la politica di austerità e la concertazione antioperaia, la dittatura dell’oligarchia finanziaria e l’UE dei monopoli, la politica di guerra della NATO, la repressione.

Allo stesso tempo è una decisa proposta di cambiamento rivoluzionario ed una tattica per aprire spazi alle prossime lotte.

La nostra posizione non fa parte del non voto apolitico, ma è il suo esatto contrario. E’ un’effettiva scelta politica, parte integrante della lotta e della protesta di classe contro i borghesi e i venduti di sempre.

E’ un’arma per esprimere il dissenso verso un barbaro sistema economico e sociale, un ceto politico di corrotti e di mangiapane a tradimento, incapaci di rispondere alle esigenze reali delle masse lavoratrici, dei giovani.

Sia chiaro, noi comunisti non siamo astensionisti per principio, così come non cadiamo nel cretinismo parlamentare.

Nei mesi scorsi abbiamo proposto la costruzione di liste elettorali di fronte popolare, sulla base di alcuni punti di programma anticapitalista.

Purtroppo le forze opportuniste hanno boicottato questa prospettiva e sono salite su un carrozzone legalitario, capeggiato da un “uomo dello Stato”, pronto a collaborare con i social-liberisti del PD, per cercare di salvare qualche poltrona.

Le ragioni della costruzione di un fronte popolare rivoluzionario restano però in piedi e nei prossimi mesi si riproporranno con ancora più forza, in connessione allo sviluppo dell’opposizione di classe e sociale al nuovo esecutivo borghese che porterà avanti la politica di saccheggio sociale.

Il problema cruciale sarà offrire prospettiva rivoluzionaria alle lotte.

Nel contesto di una crisi che si aggrava e si approfondisce, l’alternativa che sempre più va affermata è quella di un Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che sorga dal movimento di lotta delle masse e sia sostenuto dai loro organismi.

Un governo che esprima la direzione politica del proletariato in alleanza con le masse lavoratrici della città e della campagna, che soddisfi le loro rivendicazioni politiche ed economiche e prenda misure risolute contro la borghesia, socializzando i mezzi di produzione e di scambio.

Che sia deciso ad uscire dalla crisi uscendo dal capitalismo e marciando verso il socialismo.

Questa deve diventare la parola d’ordine del proletariato rivoluzionario!

Da “Scintilla”, febbraio 2013 – organo di Piattaforma Comunista

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