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(27 Novembre 2013)
Ci sono morti che pesano più di una montagna ed altre che sono più leggere di una piuma. Così avevo cominciato a comprendere quale fosse la differenza tra chi lottava per la libertà e la dignità di tutti e chi, invece, campava e lucrava sulla pelle dei tanti. Era il 1977 ed in tanti e tante riempivamo le strade, le piazze, le aule della nostra Università. Sì, era davvero nostra l’università La Sapienza. Ed allora, per farci uscire, chi governava decideva di mandare i tank, i cingolati, per farci la festa. Ma bastava un attimo, un giorno, un’altra notte ed eravamo noi a rifargli la festa: di nuovo là a riprenderci le nostre aule, le facoltà, l’aula magna, gli ampi viali e giardini. E riempendo di colori, scritte e risate i muri bianchi della sapiente Minerva. Qui, in tutto quel gran casino, quella voglia di giocarsi la vita in prima persona e di essere onesti per poter chiedere l’impossibile, qui ho conosciuto Roberto e il suo rassicurante sorriso, immerso sempre in due occhi sempre attenti ad ogni parola, battuta e ragionamento. Così voglio ricordarlo, insieme a tante e tanti altri compagni che hanno avuto la fortuna di conoscerlo come compagno, amico e fratello. Ciao Compagno, che la terra sia per Te davvero lieve.
Claudio Ortale
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