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(16 Febbraio 2015)
Con l'annuncio di un intervento militare in Libia il governo trasformista di Matteo Renzi ritorna sulle orme del governo trasformista di Giolitti.
Allora la guerra di Libia fu presentata come “missione democratica e civilizzatrice”.
Oggi il “blocco dell'immigrazione”, la “sicurezza delle risorse energetiche”, il “contrasto dell'ISIS” sono e saranno le bandiere “popolari” con cui giustificare l'intervento. Ma sotto la confezione propagandistica si celano altri scopi. Renzi cerca in Libia una medaglia da esibire in Europa, nelle relazioni negoziali con la UE. Cerca la via per scalzare definitivamente le ambizioni concorrenti della Francia in Nord Africa in funzione del primato italiano. Cerca di consolidare le relazioni privilegiate dell'Italia col regime militare egiziano, anch'esso interessato alla “pacificazione” della Libia. Cerca un posto al sole nella diplomazia internazionale e nella Nato con cui compensare la freddezza italiana sulla partita ucraina. Cerca infine sul fronte interno una leva di “unità nazionale” con cui cementare il partito della Nazione.
E' necessaria una campagna di demistificazione dell'interventismo italiano in Libia.
Siamo nemici irriducibili del fascismo islamico dell'ISIS. Ma lo siamo dal versante dei combattenti kurdi, dei diritti palestinesi, dell'emancipazione della nazione araba contro l'imperialismo e il sionismo. Non certo dal versante imperialista delle vecchie potenze coloniali, oltretutto prime responsabili, dirette e indirette, dell' ascesa dell'ISIS in Medio Oriente.
Facciamo appello a tutte le sinistre per una mobilitazione unitaria contro l'intervento imperialista dell'Italia in Libia, che sia esso coperto o meno dall'ipocrisia dell'ONU.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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