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Libia. Il silenzio della voce del padrone

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(5 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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(Imperialismo e guerra)

Opponiamoci e mobilitiamoci contro l’intervento imperialista in Libia!

(17 Febbraio 2015)

Nel 2011 una brutale aggressione imperialista, capeggiata da Francia, Inghilterra e USA, con la partecipazione diretta dell’imperialismo italiano, dopo aver devastato la Libia e massacrato decine di migliaia di civile, impose un governo fantoccio e concluse le operazioni con l’assassinio di Gheddafi per mano dei “rivoltosi” che conducevano una guerra civile reazionaria.
Dietro il logoro slogan sulla “difesa della libertà e della democrazia” l’obiettivo era chiaro: impadronirsi completamente del petrolio e delle altre ricchezze del paese nordafricano e procedere a una nuova spartizione fra briganti imperialisti.
Il regime accondiscendente e reazionario impiantato dall’imperialismo occidentale, privo di una vera base sociale, si è preso sfaldato, trasformando la Libia in un paese allo sbando.
Prosegue infatti la guerra civile fra le milizie delle varie fazioni e clan rivali per mettere le mani sui pozzi petroliferi, le strutture essenziali, etc. Tra di essi i fondamentalisti islamici, che hanno guadagnato terreno e controllano città chiave.
Se nel 2011 fu il governo Berlusconi a entrare in guerra contro la Libia, calpestando la Costituzione, ora il governo Renzi si prepara a seguirne le orme, dichiarandosi pronto a una nuova aggressione imperialista e neocolonialista per riguadagnare le posizioni perse, con il pretesto del contrasto all’ISIS (notoriamente finanziato e addestrato dagli USA e dai suoi alleati) e sotto la foglia di fico dell’ONU.
Allo stesso tempo, il governo Renzi prosegue col finanziamento delle missioni all’estero e come vassallo della NATO partecipa alle manovre di accerchiamento della Russia nell’est europeo.
La politica di guerra del declinante imperialismo italiano, in funzione della quale si drammatizza la situazione e si avvelena l’opinione pubblica, creando i presupposti di una “santa alleanza” bellicista, si trasformerà nell’ennesimo fallimento, peggiorerà la situazione e ci porterà alla rovina.
A pagare le spese di questa disastrosa e criminale politica saranno come al solito gli operai, i disoccupati, i giovani, le donne degli strati popolari. Per gli sfruttati e gli oppressi le missioni militari imperialiste si traducono sempre in maggiori sacrifici e privazioni: riduzione dei salari, altri tagli alle spese sociali e previdenziali, aumento delle tasse antipopolari, etc.
La guerra di rapina condotta dalla borghesia determina la soppressione graduale delle libertà e dei diritti democratici, implica la militarizzazione della vita sociale, favorisce le forze scioviniste e fasciste, e ci espone a grandi pericoli.
Perciò dobbiamo gridare uniti: basta alle aggressioni imperialiste e ai sacrifici!
I nemici non sono i migranti che sbarcano sulle nostre coste per sfuggire alle guerre e alla miseria imposte dall’imperialismo e dalle sue cricche locali; il nemico è dentro casa, è la borghesia e i suoi governi!
Esigiamo la fine della politica di guerra, il ritiro immediato di tutte le missioni militari all’estero, della chiusura delle basi USA/NATO, l’uscita dell’Italia da ogni alleanza guerrafondaia, la drastica riduzione delle spese militari e l’aumento di quelle sociali.
Lottiamo per cacciare dal potere i responsabili della guerra, per far pagare crisi e debiti ai capitalisti, ai ricchi e ai parassiti, per una politica di pace e solidarietà fra i popoli, per la loro liberazione nazionale e sociale.
E’ su queste fondamentali questioni che va sviluppato il dibattito e rilanciata la mobilitazione, favorendo la costituzione di un’ampia coalizione popolare, di sinistra, antimperialista e antifascista, più che mai necessaria per sviluppare la mobilitazione rivoluzionaria di massa contro le minacce di guerra, l’offensiva capitalista e la reazione politica.
17 febbraio 2015

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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