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(23 Agosto 2013) Enzo Apicella
Dopo la condanna di Bradley Manning a 35 anni di carcere, i media danno grande risalto alla sua decisione di cambiare sesso

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Comunicato del movimento contro la guerra

(13 Luglio 2005)

Con gli attentati di Londra la guerra è di nuovo entrata drammaticamente nella vita quotidiana e nelle case delle popolazioni di quegli Stati che partecipano alla guerra preventiva, all'occupazione e all'oppressione di altri popoli. Dopo gli attentati dell'11 marzo, a Madrid la gente scese in piazza con uno striscione coraggioso e chiaro: "Nostri sono i morti, vostra è la guerra". Quella parola d'ordine è stata la lapide di un governo reazionario e filo USA come quello Aznar che aveva voluto essere parte a tutti i costi della coalizione politico-militare che aveva invaso illegalmente l'Iraq in contrasto con la volontà della maggioranza della popolazione spagnola.

E' tempo che anche il governo Berlusconi sia costretto a prendere questa decisione. La maggioranza sociale del nostro paese vuole che le truppe italiane in Iraq vengano ritirate e che l'Italia venga sottratta alla guerra e alle sue conseguenze. Il governo - al contrario - continua a far finta di niente, tentando di gestire il coinvolgimento dell'Italia nella guerra e nell'occupazione di Iraq e Afganistan come normale amministrazione. Fino ad oggi ha potuto contare sulla riluttanza della gran parte dell'opposizione ad ingaggiare una seria battaglia per il ritiro delle truppe. Gli attentati di Londra dimostrano al governo e al centro-sinistra che non c'è più molto tempo per prendere la decisione giusta: ritirare le truppe dall'Iraq e mettere fine alla complicità dell'Italia con la guerra. L’unica exit strategy possibile dal pantano irakeno è il ritiro immediato di tutte le truppe straniere, senza rinvii o escamotage come ad esempio quelli prefigurati da chi pensa ad una copertura da parte dell’Onu.

Le conseguenze delle scelte sbagliate dei governi guerrafondai sono state estremamente drammatiche per i cittadini iracheni, oltre che per quelli di Madrid e Londra. Ma domani potrebbero diventarle anche per i cittadini italiani.

Occorre agire subito, prima che l’Italia divenga il bersaglio del terrore e prima che in nome della “sicurezza” e della lotta al terrorismo vengano ulteriormente ristretti gli spazi di libertà e di agibilità democratica attraverso leggi speciali che prima o dopo si rivelano sempre liberticide.

Per questo proponiamo a tutte le forze che si oppongono alla guerra e all’occupazione dell’Iraq di mobilitarsi martedì 19 luglio, in concomitanza con la discussione in Parlamento del decreto di rifinanziamento della missioni militari italiane all’estero. Proponiamo per la mattina un incontro con i capigruppo del centrosinistra per ribadire le richieste del movimento contro la guerra, e una manifestazione sit-in sotto la Camera dei Deputati nel pomeriggio (ulteriori dettagli sull’orario del sit-in verranno forniti non appena sarà reso pubblico il calendario parlamentare)

per adesioni:
cpiano@tiscali.it
viadalliraqora@libero.it


Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq, Federazione Nazionale delle Rappresentanze Sindacali di Base – CUB, Confederazione Cobas, Radio Città Aperta, Rete dei Comunisti, “Essere comunisti” – Partito della Rifondazione Comunista, Red Link, Action, Forum contro la guerra.

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