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Cgil, al congresso 2006 occorre un avanzamento reale

(12 Agosto 2005)

C'è una contraddizione evidente tra la corretta cronaca quotidiana delle posizioni e delle battaglie della CGIL e la descrizione dell'apertura congressuale come ritorno al passato, come tentativo burocratico-normalizzatore, cui si presterebbe la quasi totalità del gruppo dirigente.

E' una lettura francamente distorta. Innanzitutto, tenere il congresso alla scadenza naturale è una chiara scelta di autonomia dalla politica. Non fu così, con la sinistra sindacale contro, nel congresso scorso, quando la maggioranza cofferatiana rinviò il congresso a dopo le elezioni (scelta che gli attuali oppositori, oggi avrebbero preferito).

Oggi la CGIL getta il peso della sua proposta programmatica nello scontro politico del paese, per condizionare l'auspicabile esperienza di governo del centro sinistra. In continuità con un quadriennio in cui la CGIL ha costituito un punto di riferimento irrinunciabile di una grande stagione di lotte e mobilitazioni.

Le tesi che il Direttivo della CGIL ha varato sono un programma di radicale cambiamento della politica sociale ed economica: abrogazione della legge 30, della Moratti, della Bossi Fini, senza tornare alla riproposizione delle inefficaci, quando non fallimentari, politiche del precedente centro sinistra.

Sulla globalizzazione come processo che amplifica le disuguaglianze planetarie, sul rifiuto della guerra e il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, sulla necessità del rilancio - con un radicale cambiamento - del processo costituente europeo, con un reale modello sociale, sulla necessità di politiche economiche di redistribuzione dei redditi per il lavoro dipendente e le pensioni, sulla difesa e l'ampliamento del welfare a partire dalla rimessa in discussione della controriforma pensionistica e dal superamento dei "limiti" della Dini, sulla intangibilità dei beni comuni, sul ruolo pubblico in economia, superando le pratiche di privatizzazione, le tesi congressuali dicono parole chiare

E' sulla base di queste convergenze programmatiche che la sinistra sindacale di Lavoro Società si impegna a un congresso unitario e a un patto di gestione con la ex maggioranza che consenta a tutte le compagne e i compagni di misurarsi nel dibattito congressuale con pari dignità.

Il giudizio complessivamente positivo sulle tesi congressuali non impedisce né parziali differenziazioni (una tesi alternativa è stata depositata da Lavoro Società sulla democrazia sindacale, lo stesso ha annunciato il segretario della FIOM, ovviamente abbiamo la disponibilità a convenire su un unico testo, sarebbero incomprensibili due tesi alternative simili sullo stesso argomento), né la massima attenzione per i problemi che si affacceranno durante e dopo la fase congressuale.

Non a caso abbiamo voluto il mantenimento dell'area programmatica come parte della dialettica e del pluralismo interno.

E si tratterà di un congresso vero: prendere a riferimento i pesi congressuali in essere non significa, evidentemente, eleggere gli stessi delegati del congresso scorso.

Non abbiamo dato giudizi sempre positivi sulla concreta pratica contrattuale e democratica della CGIL e delle sue categorie.
Dunque, la prima verifica degli avanzamenti fatti nelle tesi sta proprio nella pratica: nel sostegno alla lotta dei metalmeccanici per il contratto, come indicato dalla FIOM; nella risposta alle pressioni di Confindustria, CISL e UIL sugli assetti contrattuali.

In questo giudizio, non si può prescindere dagli atti compiuti: di fronte alla proposta di un arretramento, la CGIL ha abbandonato il tavolo con Confindustria, il 14 luglio dello scorso anno e ha continuato a ribadire che le priorità sono altre; ha chiarito a CISL e UIL che qualsiasi proposta deve essere validata dal voto dei lavoratori e che le piattaforme in essere vanno chiuse con le regole vigenti.

Ha detto che non c'è alcuna possibilità di accordi generali con questo governo. Le tesi rafforzano l'impianto contrattuale della conclusione del congresso di Rimini: maggior ruolo del contratto nazionale attraverso il recupero dell'inflazione effettiva e di una quota della maggior ricchezza prodotta nel paese, con l'obiettivo di invertire, dopo un decennio, la tendenza alla riduzione dei salari reali. L'accordo del 23 luglio è dunque superato.

Quello che si apre è un congresso importante. Il fatto che, per la prima volta da 15 anni a questa parte, probabilmente, non si confrontino documenti complessivamente alternativi, ma si sviluppi il dibattito e la pluralità di posizioni sulle 10 tesi non riduce la ricchezza e il pluralismo della CGIL.

Nelle varie anime della sinistra sindacale si sono evidenziate posizioni diverse: da altre analisi sulla fase, con l'ipotesi di un documento globalmente alternativo; a diverse altre sensibilità politiche, categoriali, culturali. Sono posizioni con cui confrontarsi, la dialettica è sempre utile, nel rispetto delle posizioni di ciascuno.

Non va poi sottovalutato che in CGIL ci sono anche posizioni molto più moderate che oggi hanno scelto di non uscire allo scoperto. Il dibattito partecipato e democratico dei milioni di iscritti alla CGIL costituirà la migliore garanzia di una forte e condivisa piattaforma sindacale per affermare l'autonomia della CGIL e del suo programma anche di fronte ad un nuovo, auspicabile quadro politico.

Vittorio Bardi, Nicola Nicolosi, Giuseppe Turudda
Direttivo nazionale CGIL

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