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Congresso Cgil, la strana strategia di "Lavoro e Società"

Dopo la decisione del gruppo dirigente di sciogliersi nella maggioranza, presa senza discutere, ci sono le condizioni per la nascita di una nuova sinistra sindacale. A partire dal sostegno alle due tesi alternative presentate da Rinaldini

(12 Agosto 2005)

Ci riferiamo all'intervista ad Antonio Lareno ed all'articolo congiunto (a firma di Nicolosi, Bardi e Turudda) apparsi nei giorni scorsi su Liberazione. L'intento di questi dirigenti di "Lavoro e Società" mira a dimostrare la bontà della scelta di un documento unitario al prossimo congresso Cgil in risposta alle critiche che, anche dall'interno dell'area, sono state sollevate. La loro posizione, da noi non condivisa, sarebbe per lo meno legittima se "Lavoro e Società" fosse arrivata a tale conclusione attraverso una vera discussione e consultazione della sua base congressuale. In realtà ci troviamo di fronte ad una scelta (quella di confluire nella maggioranza della Cgil) presa a priori ed esclusivamente nella ristretta cerchia degli apparati dell'area. E' significativo che l'unica assemblea nazionale dell'area sia stata convocata solo per il prossimo settembre, quindi a giochi ed a accordi ormai fatti.

Il loro ragionamento poggia sull'idea che la Cgil avrebbe ormai abbandonato ogni tentazione e deriva concertativa. Ci permettiamo di non condividere questa posizione semplicemente citando alcuni capitoli spinosi della recente esperienza, quali i limiti evidenti nella recente tornata contrattuale (turismo, chimici, poste, commercio, ecc.), le posizioni sul trasferimento del Tfr ai fondi pensione e lo scivolone sulla normativa europea in materia di orario. Tanto basterebbe per rendere evidente l'enorme lavoro che ancora compete ad una sinistra sindacale che volesse veramente portare la Cgil ad una svolta. Ma anche le tesi congressuali, presentate da "Lavoro e Società" come "la svolta", seppur presentano passaggi importanti dal punto di vista dei principi generali non rispondono ancora alla questione principale di fronte alla quale si trova il congresso, e cioè la questione salariale, il modello contrattuale ed il nuovo patto sociale.

Su questi temi soprattutto, le tesi sono o ambigue o non condivisibili poiché tengono aperte quelle posizioni, oggi poste con forza dalla Cisl e dalla Uil, che puntano a una nuova trattativa di scambio con la Confindustria sul sistema contrattuale
E' facile ed ovvio affermare che va difeso il contratto nazionale ma se non si dice che questo deve realizzarsi con il superamento di ogni predeterminazione e con la lotta per una definitiva emancipazione dell'autonomia contrattuale dai vincoli macroeconomici e di mercato, non si dice nulla di concreto. Certo, si può affermare come fatto importante che la Cgil dichiari la sua assoluta indisponibilità a firmare accordi con questo Governo, ma non si spiega cosa firmerebbe con un Governo di centro sinistra, e quindi tutta la partita rimane indefinita. D'altronde sono di questi giorni le dichiarazioni della segreteria Cgil che, in merito alla discussione aperta sulla verifica dei modelli contrattuali, ripropone una difesa strenua della precedente esperienza concertativa.

Anche sulla democrazia non si può dire che manchino passaggi importanti nelle tesi congressuali, ma manca la scelta cruciale, ossia quella del diritto dei lavoratori a ricorrere al referendum. Tutto è quindi mantenuto nell'ambito della discrezionalità delle organizzazioni, a scapito del protagonismo diretto ed esigibile dei lavoratori a conferire mandati a trattare od a respingere accordi non condivisi.

Sulla Fiom è infine necessario essere chiari. Gli interventi dei responsabili di "Lavoro e Società" sembrano aprire a Rinaldini, ma non spiegano perché questi hanno presentato una tesi sulla democrazia che non prevede l'esigibilità del referendum (al contrario di quanto ha fatto Rinaldini) né tanto meno spiegano perché "Lavoro e Società" non condivide la scelta di Rinaldini di presentare una tesi alternativa che ponga la questione di un esplicito abbandono della linea concertativa. Ancora più gravemente costoro non spiegano perché hanno votato contro (nell'ultimo direttivo Cgil del 18 luglio) alla richiesta di Rinaldini ed altri di collegare alle eventuali tesi alternative l'elezione dei delegati al congresso.

A nostro parere la questione è presto spiegata. In realtà, l'accordo vero il gruppo dirigente di "Lavoro e Società" lo ha fatto con la maggioranza della Cgil, con la quale ha pure stipulato un Patto (vedi la lettera di intenti allegata al regolamento congressuale) che in cambio dello scioglimento dell'area congressuale (che il patto prevede debba avvenire immediatamente dopo il congresso) garantisce a "Lavoro e Società" di avere la stessa base congressuale e gli stessi posti nelle segreterie, compromettendo così lo stesso principio congressuale (e lo statuto della Cgil) per cui ogni iscritto ha il diritto di essere elettore ed eleggibile. Di questo non parlano, eppure rappresenta la più evidente e pericolosa rottura con l'esperienza della sinistra sindacale in Cgil. Non solo concordano a priori con la maggioranza i criteri di formazione dei gruppi dirigenti a prescindere da quello che sarà il voto degli iscritti, ma, assieme alla maggioranza, hanno votato (nell'ultimo direttivo nazionale) per impedire a qualsiasi altro pluralismo di poter concorrere alla determinazione del risultato congressuale. L'accordo tra la maggioranza e "Lavoro e Società" si prefigura così come un accordo tra due correnti per impedire ad altri di condizionare il congresso.

Gli articoli sopraccitati appaiono perciò per quello che sono. Semplici giri di parole e giustificazioni per coprire l'indisponibilità degli apparati di "Lavoro e Società" a fare un congresso vero i cui risultati dipendano dall'espressione di voto degli iscritti e non dagli accordi di apparato.

Rimane invece tutto aperto il merito del confronto congressuale. Certo, parliamo di un congresso strano (che qualcuno lavora per predeterminare a favore di un'accordo tra le diverse burocrazie sindacali) che lascia però aperti spazi di manovra importanti, a cominciare dal sostegno alle due tesi alternative presentate da Rinaldini. Parliamo soprattutto di un congresso che dovrà determinare le condizioni per la nascita di una nuova sinistra sindacale che non solo riempia il vuoto prodotto dalla inversione di rotta creata dalle scelte fatte dal gruppo dirigente di "Lavoro e Società" (ormai scioltosi nella maggioranza), ma che permetta il nascere di una forte capacità critica per gli appuntamenti che ci aspettano anche dopo il congresso.

Carlo Carelli (segreteria Cgil di Lodi)
Sergio Bellavita (segr. Fiom E. Romagna)

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