">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

No TAV

No TAV

(29 Gennaio 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Storie di ordinaria repressione)

  • Senza Censura
    antimperialismo, repressione, controrivoluzione, lotta di classe, ristrutturazione, controllo

RIVOLTA CARCERE DI MODENA: UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

(10 Marzo 2020)

simbolo potere al popolo

Sette morti sono una tragedia, soprattutto se avvenuti a causa di una rivolta il cui innesco è stato provocato dalla paura per i coronavirus, dal non essere curati come gli altri e dal blocco delle visite dei parenti. Mai come in questi ultimi anni il sistema carcerario del nostro paese, come quello di tutti i paesi imperialisti, è finalizzato alla repressione e oppressione sociale, non certo al recupero e al reinserimento nella società di disperati ed emarginati. Non a caso le carceri infatti, sono ricolme, ben oltre il limite legalmente consentito, da persone che hanno commesso reati minori come piccoli furti, spaccio di droghe leggere, risse, ecc.

Noi non difendiamo acriticamente chi commette reati ma, vogliamo evidenziare il fallimento del metodo con cui viene gestito il problema della delinquenza comune e soprattutto, della differenza di trattamento nell'applicazione delle legge e delle pene, attuata tra ricchi e poveri di questa nazione.

Le carceri italiane sono sovraffollate non perché molti sono i delinquenti che mettono in pericolo questo sistema basato sul consumo e l'accumulazione ma perché la miseria materiale, culturale e morale che questo sistema genera è tale che migliaia di persone sono costrette ad arrangiarsi per sopravvivere. Questo non significa che non vi siano persone che ne approfittano della situazione e commettono reati anche se non disperati, ma ciò non toglie che ogni individuo merita di essere trattato con dignità. Indipendentemente dall'errore commesso. Non si può invece che constatare che le condizioni di abbrutimento e di oppressione delle nostre carceri sono per lo più riservate ai disperati arrestati che non ai ricchi delinquenti.

Nelle nostre carceri non troverete ammassati come polli bancari e truffatori in camicia e cravatta che hanno commesso stragi a norma di legge, come Benetton per il crollo del ponte Morandi, o padroni, come quelli della Thyssen-Krupp, che considerano la vita dei lavoratori sacrificabile sull'altare del profitto. Non troverete politici mafiosi che hanno rubato soldi alla comunità, favorito e coperto imbroglioni, truffatori o avvelenato territori e vite umane. No, nelle nostre carceri, ammassati come polli troverete solo proletari e sottoproletari che ricevono come rieducazione, solo ulteriore abbrutimento. Popolo di quartieri e zone di cui vorremmo negare l'esistenza e a cui non è riconosciuto nemmeno il diritto di avere un altra opportunità. La negazione di un sogno che potrebbe portarli in un altro luogo diverso da quello che hanno sino a quel momento conosciuto. Un mondo che non avranno avuto l'opportunità di abbandonare e che sarà inesorabilmente lo stesso di quando sono entrati in carcere.

Purtroppo anche dopo sette morti, in questa città non si registrano voci in difesa delle condizioni di vita e di salute dei detenuti e si accettano la scomparsa di questi esseri umani, come normale soluzione a una ribellione su cui speriamo la magistratura faccia piena luce.

Purtroppo questa città non vuole considerare esseri umani, quegli uomini e donne reclusi, in perfetta sintonia con il clima di repressione di cancellazione di ogni anelito di civiltà giuridica che i recenti Decreti Sicurezza hanno raccolto. Quando questi disperati chiedono il diritto di essere trattati come esseri umani, la risposta che ricevono non sono diritti ma repressione, spesso fino alla morte.

La legge Fini-Giovanardi, introdotta con la scusa di migliore la situazione carceraria, va cancellata, perchè non ha fatto altro che peggiorare la situazione: carceri ancor più sovraffollate e condizioni di vita impossibili dentro di esse.

Su quanto sta accadendo, il nostro pensiero non può che andare a Nicoletta Dosio e ad un quantomai necessario indulto, per lei e per tutti quei detenuti che hanno commesso il reato di essersi opposti a un sistema che in nome del profitto di pochi, chiama Progresso la distruzione di un territorio e Sviluppo, il disequilibrio sociale di una valle.

Le rivolte delle carceri e questi morti, evidenziano e denunciano in modo diretto che la questione della gestione e del governo del sistema penitenziario del nostro paese oggi presenta tutti i suoi limiti; lo stato di abbandono e la lontananza del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dagli istituti penitenziari e anche da tutte le figure professionali e volontarie che vi lavorano.

E' necessario che l'umanità torni tra quelle mura e che s'intervenga al più presto, potenziando ad esempio le pene alternative per i reati minori, per una riforma del sistema penitenziario ormai non più rinviabile.

9 marzo 2020

Potere al Popolo Modena

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Storie di ordinaria repressione»

Ultime notizie dell'autore «Potere al Popolo»

6121