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Influenza aviaria: c'è bisogno di un rafforzamento delle strutture sanitarie

e non di iniziative di marketing

(22 Ottobre 2005)

Inviamo, per conoscenza e diffusione, l'interrogazione a risposta scritta al Ministro della Salute dell'On. Valpiana su "iniziative per contrastare eventuale influenza aviaria"
Grazie per l'attenzione e distinti saluti

VALPIANA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è in corso una colossale campagna mediatica, messa in atto utilizzando le strategie di quel «marketing della paura» su cui sono concentrati ormai quasi tutti gli sforzi dell'industria farmaceutica, circa la possibile epidemia di influenza aviaria;

invece di potenziare i servizi che dovrebbero gestire l'eventuale pandemia, come consigliano gli esperti di tutto il mondo, il governo italiano è in procinto di destinare ingenti risorse per l'acquisto di vaccini ancora da sintetizzare (sono necessari fra gli 8 e i 12 mesi per mettere a punto un vaccino sicuro e per organizzare la distribuzione), e di farmaci antivirali (tamiflu prodotto dalla Roche), dimostrando ancora una volta che la presunta collaborazione tra «pubblico e privato» sia basata sulla totale subalternità del pubblico agli interessi del privato e continuando a consegnare la ricerca nelle mani dei privati che orienteranno le produzioni sulla base dei propri interessi;

in particolare il Ministro della Salute ha ottenuto l'autorizzazione a comprare antivirali per il 10 per cento della popolazione italiana, in aggiunta ai 5 milioni di euro stanziati per i vaccini;

per la casa farmaceutica che produce il farmaco antivirale la paura globale, alimentata con ogni mezzo mediatico, si sta trasformando in un affare colossale (nel 2004 la vendita del Tamiflu ha raggiunto la cifra di 280 milioni di euro e si prevede che nel 2005 sarà destinate a raddoppiare); anche se l'efficacia sugli umani non è stata ancora provata: non si è ancora passati alla lunga e costosissima fase dei test clinici sugli esseri umani che servono a dimostrare il grado di efficacia;

l'unica cosa certa di questo farmaco, messo in commercio nel 1999 in forma di pastiglie per curare l'influenza, sono invece gli effetti collaterali, vomito e nausea, che insieme all'alto costo per un farmaco da banco, stavano per causarne il ritiro dal commercio dopo soli due anni;

se la pandemia è un rischio concreto, a giudizio dell'interrogante, non avrebbe alcun senso lanciare una campagna di vaccinazione di massa che potrebbe addirittura essere dannosa; secondo molti scienziati, in caso di allarme pre-pandemico o di pandemia dichiarata, l'immuno-profilassi attiva è inutile se non pericolosa perché, una volta effettuato il salto di specie, il virus tende a mutare ulteriormente e sono necessari fra gli 8 e i 12 mesi per mettere a punto un vaccino sicuro e per organizzarne la distribuzione;

secondo gli epidemiologi se c'è un'annata in cui il vaccino non andrebbe consigliato sarebbe proprio quella di una possibile pandemia;
una vera difesa non può essere basata su «cure miracolose», ma per difendersi è necessaria una rete sanitaria efficiente e ramificata, in grado di contenere e di gestire l'eventuale emergenza -:

se, per contenere l'epidemia e dare il tempo al virus di evolversi in una forma meno letale, secondo il percorso naturale dei patogeni, ritenga di destinare le risorse già stanziate per acquistare farmaci e vaccini e per gli spot pubblicitari per far vaccinare le categorie a rischio, per allestire corsie preferenziali per i cittadini che presentassero sintomi sospetti, per istituire centri regionali di specializzazione dotati di laboratori con massimo livello di bio-sicurezza per isolare e studiare il virus e per reperire sufficiente personale medico e paramedico addestrato.

Tiziana Valpiana

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