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Prima le donne e i bambini

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(22 Febbraio 2009) Enzo Apicella

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(Lotte operaie nella crisi)

Stati Uniti: gli operai dell’auto e l’UAW piegano Ford, General Motors, Stellantis

Evviva! Ma c’è ancora tanto cammino da fare

(6 Novembre 2023)

Labor Notes

Riprendiamo e traduciamo da Labor Notes un articolo di Dan DiMaggio su quella che sembra essere la conclusione dello sciopero dei lavoratori del settore automobilistico negli USA iniziato nel settembre scorso. I pre-accordi – che al momento devono essere ancora ratificati dai lavoratori – paiono di grande rilievo soprattutto per quello che riguarda gli aumenti salariali, che vanno da un minimo del +25% in 4 anni all’immediato raddoppio – in certi casi – del salario; la reintroduzione di un meccanismo di adeguamento del salario all’inflazione; la riduzione dei livelli di paga; la perequazione al rialzo delle condizioni tra i vari stabilimenti dello stesso gruppo; la tutela dei posti di lavoro. Questi risultati, che interrompono e invertono il corso della “concession bargaining” avviata nel 1977, delle concessioni fatte dall’UAW e dai lavoratori ai padroni negli ultimi quattro decenni, sono stati strappati da un’ondata di scioperi contro le Big Three statunitensi del settore Ford, General Motors e Stellantis, ben organizzati secondo un piano volto a massimizzare i danni per le imprese e minimizzare i costi per gli operai, partecipatissimi e sostenuti dalla simpatia di una larga maggioranza della popolazione statunitense. Un’ondata di scioperi veri, determinati, che hanno messo in mostra la forza dirompente della lotta operaia organizzata.

Inoltre è sicuramente inusuale e positivo l’auspicio di Shawn Fain (il leader degli UAW) di arrivare ad un allineamento delle scadenze dei contratti stipulati da altri sindacati così da “iniziare a mostrare i muscoli collettivamente” al padronato, benché il suo ragionamento appaia tuttora imperniato in maniera principale, se non esclusiva, sul settore dell’automobile (“Quando torneremo al tavolo delle trattative nel 2028, non sarà solo con le Big Three. Sarà con le Big Five o Big Six”).

In un clima di grande sfiducia nella lotta, ed in particolare qui in Italia di totale sfiducia nelle capacità di lotta della classe operaia, abbiamo sostenuto controcorrente che la lotta degli operai dell’auto degli Stati Uniti avrebbe lasciato il segno. Non possiamo, quindi, che rallegrarci di questo esito, e del positivo impatto che potrà avere, per un riflesso quasi meccanico, in altri conflitti sindacali. Ma dal momento che non siamo degli immediatisti per i quali il “qui ed ora” è tutto, è il caso di vedere, oltre la speciale forza, anche i limiti di questo primo momento di riscossa della lotta operaia negli Stati Uniti.

Nonostante un rinnovato sostegno agli operai dell’auto in sciopero da parte dell’opinione pubblica, infatti, la sindacalizzazione negli USA è ai minimi storici (intorno al 10% nel complesso della forza-lavoro, sotto il 10% nell’industria), e il coordinamento dell’attività sindacale lungo linee che sappiano trascendere gli angusti limiti dei settori categoriali e, all’interno di ciascun settore, i limiti della singola impresa (anche in questo caso non c’è un accordo che valga per tutti e tre i gruppi, ci sono tre accordi distinti con Ford, GM e Stellantis, sebbene strappati con rivendicazioni unitarie) è lungi dal dirsi anche solo avviata in maniera efficace. Ce n’è di cammino da compiere per far sviluppare e portare a compimento un simile processo! Tanto più perché, come la stessa leadership dell’UAW riconosce, l’obiettivo dell’attacco del padronato (con la complicità della politica istituzionale) resta il sindacato in quanto tale, e non questo o quello specifico settore produttivo. E non ci si può illudere che la sostanziale sconfitta subita dalle Big Three provochi la resa preventiva, o la passività, delle altre mega-imprese mentre l’UAW si prepara in tutta “tranquillità” a porre – tra quattro anni e mezzo (un periodo davvero lungo) – la questione della riduzione dell’orario giornaliero e settimanale, una questione su cui da decenni i capitalisti statunitensi (e di tutto il mondo) fanno le barricate. Al contrario, realismo vuole che, persa questa mano, i managers delle stesse Big 3, per non parlare degli altri, stiano già affilando le armi per un tentativo, almeno, di controffensiva.

Di cammino da fare ce n’è ancora di più, in termini di quantità e di qualità, per arrivare a quell’economia che funzioni nell’interesse dei molti, e non a profitto di pochi – il che, se le parole di Fain hanno un senso compiuto, vuol dire per arrivare ad un’economia non capitalistica. Se guardate attentamente la foto di Fain e degli operai esultanti, vedrete sullo sfondo l’insegna “Saving the American Dream“. Come a dire: noi stiamo lottando per salvare il sogno di una società sempre più ricca in cui il benessere non sia limitato ad una ristretta cerchia di individui (come negli ultimi quarant’anni), ma arrivi a coinvolgere anche la classe operaia. Sennonché l’American Dream è stato, per una gran parte degli sfruttati del mondo, un “Amerikan Nightmare” (l’incubo amerikano), ed è proprio da questo incubo che centinaia di milioni di lavoratori aspirano ad uscire in modo definitivo. Non c’è nessuna possibilità che il “sogno americano” venga effettivamente riesumato dalla tomba, epperò per cercare disperatamente di riesumarlo (“Make Amerika Great Again”…) la classe dominante chiederà ai proletari statunitensi ogni tipo di sacrifici, il massimo di subordinazione e di lealismo nei confronti di quella “classe di miliardari” che gli operai dell’auto hanno sfidato sfidando le Big Three. Perciò, nonostante il brillante risultato raggiunto nello scontro con Ford, GM e Stellantis, ai nostri fratelli di classe statunitensi si prospetta una navigazione sindacale e politica quanto mai movimentata. Come per noi, del resto. Buon per loro che la cominciano con il morale alto. (Red.)

Con l’estendersi degli Stand-Up Strikes le Big Three cedono – di Dan Di Maggio

Le tessere del domino sono cadute nel giro di pochi giorni.

Gli Auto Workers (UAW) hanno ora accordi con ciascuna delle Big 3 [Stellantis, Ford e General Motors]. I nuovi contratti segnano una svolta radicale dopo decenni di concessioni.

Gli accordi provvisori vanno al di là di quanto molti ritenevano possibile su questioni che le aziende insistevano fossero fuori discussione. Stellantis ha accettato di riaprire il suo stabilimento di assemblaggio di Belvidere. GM e Stellantis includeranno i nuovi lavoratori degli impianti di produzione di batterie nei loro contratti quadro.

Sebbene i contratti non aboliscano i differenti livelli di benefit, essi si liberano dei numerosi livelli salariali [di base] che le Big 3 avevano creato per ridurre le retribuzioni. Di conseguenza un certo numero di lavoratori vedrà più che raddoppiare il loro salario.

Queste vittorie sono una testimonianza della strategia audace e aggressiva della UAW sotto la sua nuova leadership, che ha intensificato gli scioperi, dapprima lentamente e poi più velocemente finché le aziende non hanno ceduto una dopo l’altra. È stata una lezione magistrale sul potere operaio.

Lunedì [30 ottobre] la UAW ha annunciato di aver raggiunto un accordo provvisorio con la General Motors, l’ultima resistenza [padronale da vincere]. I lavoratori della fabbrica Cadillac di Spring Hill (Tennessee) si erano uniti allo sciopero sabato sera.

Il sindacato ha annunciato la settimana scorsa accordi provvisori con Ford e Stellantis. Gli accordi sono arrivati dopo che i membri della UAW hanno scioperato negli stabilimenti di autocarri più redditizi di ciascuna azienda, l’ultima escalation dello Stand-Up Strike durato sei settimane.

I 146.000 membri della UAW di tutte e tre le case automobilistiche voteranno sui contratti nelle prossime settimane. Intanto 50.000 scioperanti stanno tornando al lavoro.

DETTAGLI DELL’ACCORDO FORD

Domenica sera, il presidente della UAW Shawn Fain e il vicepresidente Chuck Browning hanno illustrato i dettagli dell’accordo Ford per i membri del sindacato in un’apparizione su Facebook Live. (I dettagli completi – incluso il documento dei punti salienti e il “libro bianco” con tutte le modifiche – sono disponibili su uaw.org/ford2023.)

Fain ha affermato che ogni anno dell’accordo vale per i membri più dell’intero contratto del 2019.

L’accordo prevede aumenti salariali del 25% in quattro anni e mezzo, di cui l’11% immediatamente. Ripristina il meccanismo di aggiustamento del salario al costo della vita [COLA], un obiettivo importante. Nel complesso, ciò porterà la retribuzione massima per i lavoratori della produzione a 42,60 dollari [lordi] entro la fine dell’accordo (prevista per il 2028), rispetto agli attuali 32,05 dollari, mentre i lavoratori qualificati guadagneranno più di 50 dollari l’ora. La paga iniziale aumenterà da 18,05 a 28 dollari.

Molti lavoratori, però, vedranno aumenti molto maggiori. Da ora in poi ci vorranno tre anni per arrivare alla retribuzione massima, anziché otto. I membri che ora sono in progressione riceveranno aumenti immediati dal 20 al 46%.

I lavoratori di due stabilimenti dell’area di Detroit, Sterling Axle e Rawsonville Components, avranno ora la stessa scala salariale degli altri membri della UAW alla Ford, il che significa che i livelli salariali alla Ford saranno eliminati. I salari dei lavoratori di questi due stabilimenti erano dal 2007ad un livello inferiore [rispetto a quelli degli altri stabilimenti], andavano da 16,25 a 22,50 dollari. Vedranno aumenti immediati dal 53 all’88%.

I lavoratori temporanei con più di 90 giorni di servizio avranno immediatamente il passaggio al contratto a tempo indeterminato. I futuri lavoratori temporanei diventeranno dipendenti a tempo indeterminato dopo nove mesi dall’assunzione, che saranno computati ai fini della loro progressione al livello più alto. Negli ultimi due decenni le Big 3 hanno mantenuto per anni i lavoratori temporanei a bassi livelli di paga; se alla fine venivano “riportati” allo status regolare, dovevano aspettare altri otto anni per raggiungere la retribuzione massima.

Per eliminare completamente i livelli sarebbe necessario che i lavoratori di secondo livello, quelli assunti dal 2007 in poi, ricevessero pensioni e assistenza sanitaria per i pensionati, come fanno i lavoratori di primo livello. Ford non ha accettato nessuna di queste proposte, dal momento che esse avrebbero comportato costi molto significativi nel lungo periodo.

Ford metterà invece un ulteriore 10% della retribuzione di ciascun lavoratore nel 401(k) [che è un piano pensionistico], un grande aumento rispetto all’attuale 6,4%. Il sindacato ha anche ottenuto il primo aumento del moltiplicatore delle pensioni dal 2003 (per i lavoratori assunti prima del 2007, che hanno la pensione).

Per la prima volta, a partire dal 2024, i lavoratori temporanei riceveranno alla Ford assegni per la partecipazione agli utili.

I lavoratori avranno anche una maggiore libertà di scegliere quando prendersi le ferie. Ford potrà costringere i lavoratori a utilizzare solo una settimana delle loro ferie nel periodo in cui si svolge l’annuale conversione delle linee di produzione [a scadenza annuale gli impianti vengono fermati per adattare le linee alla produzione di veicoli diversi, N.d.T.].

“Anche se forse non abbiamo ottenuto tutto ciò che volevamo, abbiamo ottenuto più di quanto la maggior parte della gente pensava fosse possibile”, hanno scritto Fain e Browning nella loro introduzione al documento che evidenzia i punti salienti dell’accordo con la Ford.

ANCHE STELLANTIS E GM CEDONO

Sabato [28 ottobre] la UAW e Stellantis hanno raggiunto un accordo. I dettagli completi saranno annunciati il 2 novembre, anche se l’accordo sembra rispecchiare quello stipulato con Ford.

Un grosso problema è stato quello della situazione dello stabilimento di assemblaggio di Belvidere di Stellantis nell’Illinois, che la società ha chiuso all’inizio di quest’anno, costringendo 1.200 lavoratori a disperdersi in altri stabilimenti.

Secondo il sindacato, il nuovo accordo riporterà i posti di lavoro a Belvidere, con l’azienda che si impegna a impiegare due turni per produrre un camion di medie dimensioni. Stellantis aggiungerà anche 1.000 posti di lavoro in un nuovo stabilimento di batterie in loco. “Secondo il nostro contratto, i lavoratori di Belvidere che sono stati dispersi [nei diversi stabilimenti di] questo paese avranno il diritto di tornare a casa”, ha affermato il vicepresidente della UAW, Rich Boyer.

Fain e Boyer hanno affermato che Stellantis creerà altri 5.000 posti di lavoro entro la fine dell’accordo, una svolta rispetto alle minacce dell’azienda di tagli in questo senso nell’ordine di grandezza delle migliaia paventati all’avvio delle trattative. Il sindacato ha ottenuto il diritto di sciopero sulle decisioni concernenti prodotti e investimenti, nonché sulla chiusura degli stabilimenti. “Ciò significa che se la società dovesse rimangiarsi la parola data su uno qualsiasi di questi temi, potremmo farli a pezzi”, ha detto Fain.

Il nuovo contratto elimina il salario più basso per la divisione ricambi Mopar di Stellantis, portando quei lavoratori agli stessi livelli salariali degli altri lavoratori di Stellantis.

Alla GM, l’ultimo delle Big 3 a cedere, l’UAW ha ottenuto un’altra grande vittoria contro il sistema dei livelli. GM ha accettato di portare i lavoratori nei suoi depositi di ricambi aftermarket (CCA), nei suoi stabilimenti di componenti (GMCH) e nel suo impianto di batterie di Brownstown (Michigan) al livello degli addetti alla produzione.

I lavoratori della GM Subsystems, che attualmente lavorano con un contratto separato e con un trattamento inferiore, saranno ora soggetti al contratto quadro GM. Negli ultimi anni l’azienda ha spostato i lavori di magazzino e di movimentazione dei materiali in diversi stabilimenti GM Subsystems dove i salari sono più bassi, e il sindacato temeva che avrebbe utilizzato la transizione ai veicoli elettrici per spostare ancora più mansioni nella sussidiaria. L’accordo dovrebbe mettere fine a questa corsa al ribasso.

I dettagli completi dell’accordo GM saranno condivisi dalla UAW il 3 novembre.

PRIMO MAGGIO 2028


I nuovi contratti proposti scadranno tutti il 30 aprile 2028. Con una durata di quattro anni e mezzo, sono più lunghi degli accordi quadriennali tipici dei recenti contratti delle Big 3.

Fain ha affermato che l’UAW vuole dare tempo agli altri sindacati per allineare le scadenze contrattuali con l’UAW e scioperare insieme il 1° maggio 2028, Giornata internazionale dei lavoratori. “Se vogliamo veramente affrontare la classe dei miliardari e ricostruire l’economia in modo che inizi a lavorare a beneficio dei molti e non di pochi”, ha detto Fain, “allora è importante non solo scioperare, ma anche scioperare insieme”.

Fain ha lasciato intendere che la lotta per una giornata lavorativa o una settimana lavorativa più brevi potrebbe far parte della campagna contrattuale della UAW nei prossimi quattro anni e mezzo. Una delle richieste pubbliche del sindacato in questo ciclo di contrattazioni era quella di 32 ore settimanali con 40 ore di retribuzione. I lavoratori del settore automobilistico si lamentano spesso di essere costretti a fare straordinari obbligatori, comprese le settimane di 60 ore (sei giornate da 10 ore).

“Il Primo Maggio è nato da un’intensa lotta dei lavoratori negli Stati Uniti per ottenere la giornata lavorativa di otto ore”, ha detto Fain. “Questa è una lotta che è rilevante oggi quanto lo era nel 1889”.

Fain ha affermato che l’altra ragione per un contratto più lungo è che la UAW sta pianificando un’attività per organizzare le numerose case automobilistiche non sindacalizzate: Tesla, Toyota, Volkswagen, Mercedes, BMW, Honda, Nissan e altre. “Quando torneremo al tavolo delle trattative nel 2028, non sarà solo con le Big 3, ma con le Big 5 o le Big 6”, ha affermato.

Il giorno successivo Labor Notes ha ricevuto un messaggio da un lavoratore della Toyota in Alabama, in cui si informava che la direzione aveva convocato una riunione di emergenza. La Toyota, chiaramente spaventata, stava aumentando la paga massima a 32 dollari, ha dichiarato, e stava accorciando il tempo per arrivarci da otto a quattro anni. Un altro lavoratore di uno stabilimento Toyota nel Kentucky ha affermato che anche lì l’azienda sta aumentando i salari e dimezzando il passaggio alla tariffa massima. La nuova paga massima aumenterà da 2,94 a 34,80 dollari per gli addetti alla produzione e da 3,70 a 43,20 dollari per i lavoratori qualificati.

ORGANIZZAZIONE NEL SETTORE DELL’AUTO ELETTRICA


Alla Ford, il sindacato aveva voluto l’impegno che tutti gli stabilimenti di veicoli elettrici, comprese le joint venture, sarebbero rientrati nell’accordo quadro. Ha ottenuto dalla Ford l’impegno a riconoscere il sindacato in due stabilimenti attualmente in costruzione, il Tennessee Electric Vehicle Center e il Marshall Battery Plant nel Michigan, se la maggioranza dei lavoratori firmerà la tessera sindacale (quello che gli organizzatori sindacali chiamano “card check”). Questo dovrebbe essere facile per l’UAW.

Ford sta progettando altri tre stabilimenti di batterie nel Tennessee e nel Kentucky, di proprietà congiunta con la sudcoreana SK On e che dovrebbero iniziare a produrre nel 2025. Lì, sembra che il sindacato dovrà organizzarsi alla vecchia maniera.

Presso GM e Stellantis i guadagni sul versante dei veicoli elettrici sono stati maggiori. In entrambi i casi si è accettato di inserire i lavoratori negli stabilimenti di batterie della joint venture nell’ambito dei propri contratti quadro. “Ci hanno detto per anni che la transizione ai veicoli elettrici era una condanna a morte per i buoni posti di lavoro nel settore automobilistico in questo paese”, ha detto Fain. “Con questo accordo dimostriamo che si sbagliavano tutti”.

ROTTURA CON LA TRADIZIONE


Fain è stato eletto quest’anno nelle prime elezioni “una testa, un voto” della UAW, dopo che uno scandalo di corruzione ha visto condannati al carcere due dei più recenti presidenti del sindacato. La sua vittoria ha messo fine a ottant’anni di governo monopartitico nel sindacato.

Fain si è candidato come parte della lista dei Members United su una piattaforma che dichiarava “Nessuna corruzione, nessuna concessione, nessun livello”. Ha battuto l’uscente Ray Curry per soli 500 voti ed è entrato in carica meno di sei mesi prima della scadenza dei contratti dei Big 3.

In qualità di presidente, Fain ha finalmente riportato il sindacato all’offensiva. “Per decenni abbiamo combattuto con una mano legata dietro la schiena”, ha detto annunciando l’accordo con Stellantis. “E a dire il vero, a volte sembrava che fosse legate dietro la schiena entrambe le mani.” Fain è un veterano di Stellantis, essendosi fatto le ossa come elettricista a Kokomo, nell’Indiana.

Al fine di simboleggiare la nuova direzione del sindacato, Fain ha rifiutato di avviare la contrattazione con la tradizionale stretta di mano con i dirigenti dell’azienda. Invece, lui e altri nuovi leader della UAW hanno inaugurato quella che sperano possa diventare una nuova tradizione, la “stretta di mano dei membri”, ovvero il saluto ai lavoratori ai cancelli degli stabilimenti per lanciare una campagna di contratti molto pubblica.

Fain ha anche abbandonato la strategia a lungo termine della UAW di scegliere un’unica azienda leader tra le Big 3 con cui negoziare per prima e ottenere un accordo per stabilire il modello. Invece questa volta il sindacato ha negoziato e colpito tutte e tre le società contemporaneamente.

Fain ha trasmesso pubblicamente gli aggiornamenti sulla contrattazione tramite Facebook Live, rompendo con la precedente prassi del sindacato di non condividere informazioni prima che fosse raggiunto un accordo provvisorio. Questa trasparenza e l’audacia hanno conquistato gli iscritti: i video di Fain hanno regolarmente dai 40.000 ai 50.000 spettatori in diretta su Facebook e altri ancora su piattaforme diverse.

E non ha mai esitato ad aumentare le aspettative degli iscritti, presentando richieste per un aumento salariale del 40%, una settimana di 32 ore e il ripristino delle pensioni e dell’assistenza sanitaria per i pensionati a tutti i membri della UAW nei Big 3.

I lavoratori decideranno se i guadagni saranno sufficienti a soddisfare le loro accresciute aspettative. Ma la UAW è in una posizione molto diversa rispetto a sei mesi fa: è all’offensiva, e inquadra le proprie battaglie come lotte per l’intera classe operaia, mettendo in mostra il proprio peso come non faceva da molti anni.

Il pungolo rosso

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