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Pro mutuo mori

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(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
In un attentato a Kabul, sono colpiti due blindati italiani, uccidendo 6 parà della Folgore

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Contro la guerra

ritiro immediato delle truppe italiane dall’Iraq e dall’Afghanistan

(14 Luglio 2006)

Il 17 luglio alla Camera e il 24 al Senato il governo Prodi chiede di rifinanziare le missioni militari italiane: 488 milioni di euro per tutto il secondo semestre 2006.
Basterebbe solo questo per dire che la guerra è contro i lavoratori, perché, in una situazione come quella odierna italiana, in cui i lavoratori non sono direttamente inviati a morire sui campi di battaglia, comunque sono loro a pagarne il costo. In un’epoca di contenimento dei conti pubblici le risorse per finanziare le missioni militari si reperiscono anche tagliando i servizi sociali, subordinando i salari all’inflazione programmata, bloccando i contratti del Pubblico Impiego. Il ministro Padoa Schioppa ci chiede nuovi sacrifici con il DPEF e la prossima finanziaria, ma intanto il presidente della commissione difesa del Senato ha già promesso di impegnarsi per un aumento delle spese militari fino all’1,5% del PIL.

Ma non è solo un fatto di costi, la missione militare italiana in Iraq appoggia l’occupazione USA del paese, in piena guerra civile: è una spedizione di guerra. Il governo Prodi, dopo le promesse elettorali, vuole ritirare le truppe nei modi e nei tempi già definiti dal governo Berlusconi, anche se continua a dire di non aver mai condiviso la scelta di intervenire in Iraq.

Ma non è solo un fatto di costi, la missione militare italiana in Afghanistan è in appoggio ad un governo fantoccio e, nonostante tutto quello che si vuole far credere sulla sua supposta funzione “umanitaria”, è oggi in sostegno di un’offensiva militare sferrata nel Sud del paese da oltre 10.000 marines. Offensiva di cui i media non parlano, per non “turbare” il dibattito parlamentare e per non rendere evidente che anche la missione in Afghanistan è una spedizione di guerra.

Di fronte alla guerra, davanti ai suoi massacri, ai suoi bombardamenti e al terrorismo di stato seminato da bombe intelligenti e mine antiuomo, i lavoratori possono stare da una parte sola: contro la guerra senza se e senza ma

Il centro sinistra si appresta a rifinanziare le missioni di guerra con l’appoggio del centro destra. Si realizza così una sorta di “continuità” tra i due schieramenti, che sono entrambi –in modo differente e con diversi equilibri sociali- contro i lavoratori, sia sul piano della politica economico sociale, sia su quello della politica internazionale.

Di fronte a questo scenario l’unica opzione possibile è il ritiro immediato delle truppe italiane da tutte le missioni all’estero, tutti i distinguo sulla “discontinuità” che ci sarebbero con la precedente politica del governo Berlusconi sono solo chiacchiere per coprire l’appoggio di fatto alla guerra.
Appoggio alla guerra, grazie al rifinanziamento delle missioni, che non può certo essere nobilitato dalla scelta politica di sostenere il supposto “governo amico” del centro sinistra, per non metterlo in difficoltà col centro destra nel corso delle votazioni parlamentari. Le bombe dei “governi amici” non fanno meno male di quelle dei “governi nemici”.

Lo Slai Cobas appoggia e sostiene tutte le mobilitazioni e le iniziative che, con chiarezza e senza equilibrismi, rivendichino il ritiro immediato di tutte le spedizioni militari italiane all’estero

Slai Cobas
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale

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