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"Piccoli gruppi anacronistici"

(17 Luglio 2006)

“Nella sinistra italiana piccoli gruppi anacronistici”: ringraziamo il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, antico capocorrente del PCI di cui evidentemente conserva alcuni retaggi di metodologia politica, per aver voluto così chiaramente delimitare l'attualità del quadro politico della sinistra italiana, nel rilasciare la sua intervista alla “Frankfurter Allgemeine”.

Non pensiamo davvero di far rimarcare, come sarebbe costituzionalmente corretto, la pesante ingerenza che il Capo dello Stato compie sulle vicende politiche, nell'immediata vigilia di un voto parlamentare di importanza fondamentale, perché in quella sede si definirà l'atteggiamento del governo italiano di centrosinistra di fronte al tema della pace e della guerra.

Siamo ben consci come, ormai il presidenzialismo non sia più “strisciante”, ma abbia assunto forma compiuta nel modello decisionista ed interventista, di riduzione del rapporto tra società e politica alle forme della governabilità e della personalizzazione.

Nessuno scandalo, quindi, ma un “grazie” sincero, per aver definito, con grande chiarezza, tutto ciò che noi “piccoli gruppi anacronistici” non vogliamo essere: non vogliamo il maggioritario, non vogliamo il dialogo bipartisan, non vogliamo le privatizzazioni, non vogliamo partecipare alle imprese belliche degli USA e della NATO e di qualsiasi altra potenza e/o organizzazione internazionale, non ci piacciono l'evoluzione del New Labour e dell'SPD all'interno della Grosskoalition.

Il Presidente della Repubblica, nella sua intervista, indica i valori fondativi dell'esperienza di governo del centrosinistra presentandoli come l'orizzonte politico cui necessariamente adeguarci.

Noi, invece, ci troviamo all'opposizione proprio di quei valori fondativi in nome di valori opposti cui riteniamo sacrosanto essere coerenti, al fine di indicare una linea di effettiva sinistra alternativa: pensiamo al principio della rappresentanza politica, allo stato sociale universalistico, al ruolo fondamentale dello Stato in economia sul piano della programmazione e della gestione dei settori – chiave, alla necessità di assolvere, nello schema delle relazioni internazionali, ad un compito di pace senza condizioni.

Insomma: l'intervista di Giorgio Napolitano è risultata estremamente utile ad indicare limiti, confini, definizioni possibili per una strategia politica alternativa,capace di non adeguarsi all'esistente.

Numerosi settori della sinistra italiana, sociale e politica, pur con ritardi, contraddizioni, superficialità, stanno cominciando a prendere coscienza di questa esigenza di alternativa.

Sotto questo aspetto va, comunque, chiarito un punto preliminare: non si tratta di fornire rappresentanza ai “movimenti” dopo l'evidente fallimento della strategia “governista” portata avanti da Rifondazione.

Serve una ipotesi complessiva, capace di riproporre concretamente l'idea di una politica come progetto di cambiamento e della soggettività politica, intesa quale strumento di integrazione di massa, di rapporto vero tra progetto complessivo e agire quotidiano.

I tempi stanno stringendo, l'occasione appare preziosa e non può essere sprecata.

Vale proprio la pena di dimostrare, molto semplicemente, che i gruppi, i movimenti, i diversi soggetti della “sinistra coerente” possono anche apparire, oggi come oggi, ridotti sul piano numerico, ma non risultano certo anacronistici, perché interpretano un urgente bisogno di “ritorno alla politica”.

Savona, li 16 Luglio 2006

Franco Astengo

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